L’ITALIA COLLABORA AL NUOVO REATTORE NUCLEARE GIAPPONESE
IL PIU’ GRANDE REATTORE A FUSIONE NUCLEARE DEL MONDO
Il 1° dicembre è stato inaugurato a Naka, in Giappone, il nuovo reattore sperimentale a fusione nucleare più grande al mondo, chiamato JT-60SA, una costruzione alta come un edificio a sei piani collocata in un hangar a nord di Tokyo.
Sarà dedicato allo studio teorico e pratico della fusione nucleare, per comprendere come sfruttare la fusione per produrre energia pulita su larga scala, e fa da apripista all’ITER (International Thermonuclear Experimental Reactor), attualmente in costruzione in Francia e che sarà il più potente device di fusione al mondo.
Entrambi i progetti hanno lo scopo di far fondere i nuclei di idrogeno in un elemento più pesante, l’elio, raccogliendo un plasma vorticoso riscaldato a 200 milioni di gradi Celsius e rilasciando energia sotto forma di luce e calore. Questa reazione è identica a quella che avviene all’interno delle Sole e delle stelle e potrebbe fornire energia su larga scala senza produrre anidride carbonica o scorie radioattive.
I leader di tutto il mondo hanno ormai riconosciuto che l’energia nucleare – sicura e rispettosa dell’ambiente – sarà fondamentale per raggiungere l’azzeramento delle emissioni di gas serra entro la metà del secolo: il 2050 è infatti la deadline entro cui le emissioni dovranno essere tagliate.
LA COLLABORAZIONE DELL’ITALIA
L’Unione Europea ha siglato l’accordo Broader Approach con il Giappone, cosa che ha reso possibile la realizzazione del JT-60SA. I lavori sul rattore giapponese sono iniziati nel 2007 e si sono conclusi nel 2020, per un costo di costruzione pari a 560 milioni di euro, ripartiti tra Europa e Giappone.
L’Italia ha contributo in maniera sostanziale a questo progetto (così come han fatto anche Belgio, Francia, Germania, Spagna) attraverso l’ENEA, il consorzio RFX, il CNR, il Governo, che ha stanziato 70 milioni di euro e diverse industrie italiane hanno fornito componenti cruciali, come cavi superconduttori per magneti, bobine toroidali superconduttrici con le relative casse di contenimento, etc.
Questo è dunque un successo anche italiano: possiamo essere orgogliosi per la buona riuscita di questa collaborazione internazionale, per l’efficiente gestione e per l’esecuzione esemplare dell’opera.
Proprio di recente, inoltre, l’Italia non ha firmato l’accordo internazionale per triplicare la produzione di energia elettrica attraverso la fissione, scegliendo di puntare invece direttamente alla fusione.
Sarà una grande sfida e i risultati si vedranno probabilmente solo tra parecchio tempo, ma il nostro Paese pensa in grande.
Tutto il settore della scienza è convinto che la fusione nucleare sarà la soluzione ai nostri problemi energetici.
Ormai non è più una questione di “se” ma di “quando” riusciremo ad utilizzare l’energia delle stelle.