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L’impatto ambientale delle IA: non ci sono solo i “contro”


Torniamo a parlare di IA, indagando questa volta su un tema che viene spesso trascurato: il suo impatto ambientale.
L’IA ormai è entrata nel nostro quotidiano, semplificando – spesso gratuitamente – operazioni lavorative e quotidiane e offrendo anche divertimento.
Tuttavia, accanto ai numerosi vantaggi, emergono anche preoccupazioni, come le questioni legate al copyright, alla privacy degli utenti, e ai costi energetici dei complessi calcoli che questi modelli devono eseguire per essere addestrati o per rispondere alle nostre richieste.

ENERGIA ELETTRICA e CO2

Le intelligenze artificiali funzionano in cloud, passando quindi attraverso grandi server, che sono infrastrutture che richiedono energia e acqua.
Produrre l’energia elettrica necessaria comporta la produzione di gas come la CO2, a causa del fatto che la maggior parte dei Paesi produce energia elettrica partendo da combustibili fossili (tra cui gli USA, dove si trova la gran parte delle startup AI).

La Carnegie Mellon University ha calcolato che la generazione di una singola immagine con l’IA consuma la stessa energia necessaria per caricare uno smartphone. Elaborare 1.000 foto provoca la produzione della stessa quantità di CO2 emessa da una piccola auto per percorrere 6,6 km.
Se moltiplichiamo l’operazione per decine di migliaia di foto, le cifre salgono in modo allarmante. La cosa non è da sottovalutare, se consideriamo che solo ChatGPT è utilizzato da 10 milioni di persone al giorno, e che in generale i modelli di IA generativa sono sempre più popolari e vengono interpellati miliardi di volte al giorno.

La generazione di un testo consuma invece l’84% in meno di elettricità rispetto a una foto. Ad ogni modo scrivere un’email di 100 parole con GPT-4 richiedere circa 0,14 kWh, che equivale a tenere accese 14 lampadine LED per un’ora. Non solo l’utilizzo delle IA da parte degli utenti provoca emissioni: anzi, la fase più energivora è quella di creazione e addestramento di un modello: l’intero processo “pesa” circa 3oo tonnellate di CO2.
Per es: l’energia usata per creare ChatGPT-3 è stata pari a quella consumata dal ciclo-vita di 5 automobili, dalla produzione alla rottamazione e con 200.000 km di percorrenza.

IL CONSUMO DI ACQUA

Per quanto riguarda il consumo idrico, i server necessitano di essere raffreddati per funzionare in modo sicuro ed efficiente. Il loro calore viene ceduto all’acqua tramite torri di raffreddamento. L’acqua utilizzata in parte evapora e in parte viene riciclata 3-10 volte prima di essere scaricata in fogna.
Si stima che una mail di 100 parole scritta da ChatGPT-4 consumi mezzo litro d’acqua, mentre l’addestramento di ChatGP3 ne avrebbe richiesti 3,5 milioni di litri.
Teniamo ben presente che se l’energia elettrica può essere prodotta da fonti rinnovabili, l’acqua è invece una risorsa limitata e scarsa in molte aree del mondo.

NON CI SONO SOLO I “CONTRO”

Confrontando l’energia consumata dalle IA e quella necessaria ad un essere umano per portare a termine uno stesso compito, il risultato potrebbe comunque essere a favore dell’AI: i modelli IA hanno grandi picchi di consumo ma rispondono in tempi brevissimi, mentre un artista o uno scrittore impiegherebbe diverse ore per terminare un lavoro ed utilizzerebbe comunque elettricità (produzione di cibo, riscaldamento, altre necessità).
Anche gli anni di studi per poter produrre lavori di qualità implicano investimenti di tempo ed energie: così come formare modelli AI è un processo energivoro, anche la nostra formazione è costosa.

Per eseguire compiti che prevedono il trattamento di enormi quantità di dati, l’IA è più veloce ed efficace e ciò permette di abbattere i tempi e di conseguenza anche il consumo di energia.
Bisogna quindi chiedersi sempre quanto sarebbe costato fare “dal vero” una operazione.
Per esempio, l’impatto ambientale per creare “dal vero” una fotografia pubblicitaria di un’automobile, che necessiterebbe di luci, dello spostamento di persone (che arriverebbero sul set magari in aereo), di catering, etc, sarebbe molto superiore rispetto a quello derivante dalla generazione di quella stessa immagine con l’IA.

Se l’IA viene usata per generare contenuto inutile allora il suo impatto ecologico non è giustificato, diversamente potrebbe anzi ridurlo.
Inoltre nel futuro l’IA consumerà sempre meno, grazie allo sviluppo di modelli più maturi ed efficienti, e poi il costo maggiore che è quello iniziale di addestramento, viene ammortizzato con l’utilizzo.


LE SOLUZIONI

In vista della crescente domanda di servizi basati sull’IA occorrerà trovare soluzioni per ridurne il pesante costo ambientale.
Servirà investire nelle energie rinnovabili, cosa che sempre più aziende che operano nell’IA stanno facendo, e nella ricerca di modelli più efficienti, che richiedano meno dati e consumino meno risorse. Posizionare i data center in luoghi con climi freschi aiuterebbe a ridurre il consumo idrico.

Infine occorrerà il contributo degli utenti, che dovranno utilizzare questi strumenti in modo consapevole, limitandone l’uso non necessario.
Come sempre capita, a volte il problema non è la tecnologia in sé, ma l’utilizzo che ne facciamo.




Sospeso il divieto di TikTok negli USA, ma il suo futuro è incerto


Un tema caldissimo di questa settimana è stato l’oscuramento di TikTok negli USA.

LE FASI DELLA VICENDA

2017: l’azienda cinese ByteDance acquisisce Musical.ly (app di lip sync popolarissima tra i giovani) e la integra in TikTok, piattaforma di condivisione di video, che diventa una delle app più popolari del web

2019: TikTok viene multata per la violazione di leggi statunitensi sulla privacy dei minori. Si teme anche che censuri contenuti sensibili per il governo cinese.

2020: Trump vorrebbe vietare TikTok in USA per evitare che i dati degli utenti venissero trasferiti a entità politiche cinesi e per impedire la disinformazione sulle origini del Covid, ma la cosa non va in porto.

2021: TikTok raggiunge oltre 1 miliardo di utenti mensili attivi. Diventa punto di riferimento di tendenze e fenomeni culturali delle nuove generazioni.

2024: Biden firma una legge (il Protecting Americans from Foreign Adversary Controlled Applications Act) che vieta TikTok negli Stati Uniti, a meno che la società madre, ByteDance non venda l’app entro il 19/01/2025.

2025: la Corte Suprema deli Stati Uniti conferma il divieto e TikTok va offline il 18 gennaio. L’oscuramento tuttavia dura solo poche ore grazie all’intervento del nuovo presidente Trump che, nel giorno del suo insediamento, sospende il divieto con un ordine esecutivo, concedendo altri 75 giorni a ByteDance per trovare un acquirente.


UNA MINACCIA PER LA SICUREZZA NAZIONALE?

Per gli Stati Uniti l’enorme quantità di dati che raccoglie TikTok dai suoi utenti (preferenze, interessi personali, geolocalizzazioni…) potrebbe essere usata per spionaggio o per creare disinformazione.
TikTok però nega di subire influenze dal governo Cinese e per rassicurare il pubblico ha sposato i dati degli tenti americani su server gestiti da Oracle (statunitense).
Tuttavia la scrittura del codice dell’app e i suoi algoritmi si sviluppano in Cina, cosa che gli USA non accettano.

Non in secondo piano rimane la competizione tra queste due superpotenze su chi dominerà nel settore tech.
Per la prima volta l’app più scaricata al mondo non è americana, ma cinese.
Ricordiamo che è il primato tecnologico che ha permesso fin’ora agli USA di guidare l’innovazione. L’americana Meta ha da sempre influenzato il mondo, con Facebook, ma ora ha perso il primato.

TikTok oggi è importantissima per gli americani: influenza la cultura popolare, dà reddito ad aziende/persone anche emergenti (non si concentra solo su personaggi già famosi) e ha anche ridefinito il modo in cui gli utenti si informano, perchè l’algoritmo propone sia intrattenimento che informazione tra i suoi contenuti.


COSA ACCADRA’?

Trump, che per primo aveva proposto di vietare TikTok, ora la difende, essendosi reso conto che è grazie a lei se ha ottenuto i voti dei giovani americani, permettendogli di tornare alla Casa Bianca.
La mossa di Trump comunque non dà una soluzione definitiva: permette solo all’app di guadagnare tempo rimanendo disponibile negli USA per altri 75 giorni, durante i quali si valuteranno le soluzioni che le consentano di sopravvivere al divieto.
Trump comunque spera nella creazione di una Joint Venture in cui almeno il 50% della proprietà sia in mano a soggetti americani.
Per ora sono due le offerte di acquisto: una viene da Perplexity AI e una da parte del miliardario Kevin O’Leary.
È innegabile l’importanza di questa vicenda, dato che coinvolge le due maggiori economie mondiali.




COLPO DI SCENA SOCIAL: i sistemi di Fact-Checking su FB, X e Instagram verranno aboliti



CAMBIAMENTI IN ARRIVO PER LA MODERAZIONE DEI CONTENUTI SUI SOCIAL MEDIA

Il Fact-checking è il processo di moderazione dei contenuti, di controllo e verifica delle notizie che circolano sui social media come Facebook, Instagram e X (ex Twitter).
Ebbene, le piattaforme social hanno da poco annunciato grandi cambiamenti sul modo in cui gestiranno la verifica delle informazioni.

Meta, la società che controlla Facebook e Instagram, aveva introdotto nel 2016 il suo programma di Fact-Checking per limitare la diffusione di notizie false e contenuti offensivi sui propri social network.
Pochi giorni fa, però, Zuckerber ha informato il mondo che farà un passo indietro, e non si avvarrà più di organizzazioni giornalistiche e fact checker indipendenti, che valutavano i post falsi o fuorvianti, come aveva fatto negli ultimi 8 anni.
Al loro posto, Meta implementerà un sistema di “Community Notes“, simile a quello già in uso su X di Elon Musk, basato sul contributo degli utenti. In pratica, saranno gli utenti stessi a segnalare, correggere e contestualizzare le informazioni potenzialmente false o fuorvianti, condivise da qualcun altro.

Tra i motivi di questa scelta (che strizza l’occhio al nuovo presidente Trump) c’è quello di tutelare la libertà d’espressione, evitando la censura ed il politicamente corretto.
Questa iniziativa è un «compromesso» che ridurrà anche il numero di post che vengono eliminati erroneamente.
Al contempo Meta si libererà di un programma molto dispendioso (tra i costosi algoritmi IA e i tantissimi moderatori sparsi in tutto il mondo) e che non era mai stato del tutto soddisfacente: il fatto che società private avessero il diritto di decidere cosa si può dire e cosa no non è mai piaciuto a nessuno.

Le nuove politiche entreranno in vigore nei prossimi mesi ma inizialmente solo negli Stati Uniti, visto che in Europa vigono leggi più restrittive (il DSA) che impongono alle società di Big Tech di assumere maggiore responsabilità per i loro contenuti.

LE CONSEGUENZE PER GLI UTENTI

Questa svolta rischia di spalancare nuovamente le porte alla disinformazione. Torneranno a circolare sulla piattaforma più contenuti dannosi, come teorie del complotto, commenti dei cosiddetti Troll che portano odio in rete… ma Zuckerber è disposto ad accettare ciò, in quanto questo è il prezzo da pagare per il “free speech”.
Bisogna anche ricordare che i contenuti estremi “fanno comodo” alle piattaforme perchè generano engagement (like, commenti, condivisioni) e sono quindi più monetizzabili.

E’ interessante notare che negli ultimi giorni, dopo questo annuncio fatto da Zuckerberg, sono aumentate ad dismisura le ricerche su come cancellare i propri account Facebook e Instagram.

Ad ogni modo, questi cambiamenti implicano una maggiore responsabilità per gli utenti. Sarà fondamentale sviluppare un pensiero critico e imparare a riconoscere le fonti affidabili, diventando consumatori di informazione più consapevoli. La capacità di distinguere notizie accurate da quelle false o imprecise diventerà sempre più cruciale nel mondo digitale.




USA: Google dovrà vendere Chrome (e forse Android)

Il Dipartimento di Giustizia americano ha iniziato una causa antitrust presso un giudice federale contro Google (Alphabet), per ottenere una sentenza che imponga al colosso dei motori di ricerca la vendita forzata del suo browser Chrome ad un acquirente approvato dalla Corte.
Non solo: le sarà anche impedito il rilascio di altri browser per almeno 5 anni.


Il motivo alla base di queste richieste è porre fine al suo monopolio nelle ricerche su internet e ristabilire la corretta concorrenza nel mercato pubblicitario online.
Secondo il Governo USA, in sostanza, se Google ha il monopolio delle ricerche, ha anche il dominio sulla pubblicità che compare nei risultati, e ciò grazie al fatto che Google è il motore di ricerca predefinito di Chrome.
In effetti questo è quanto l’Europa dice già da anni riguardo le big tech: sono sistemi chiusi, che impediscono l’accesso ai rivali nel mercato della pubblicità e delle I.A.

Se Google dovesse rinunciare al ramo centrale del suo business, entrerebbero nelle sue casse fino 20 miliardi di dollari, tale è il valore di Chrome.

Inoltre anche il sistema operativo per smartphone, Android, contribuisce al successo di Google, essendone il motore di ricerca predefinito: se si cerca qualcosa dalla home del cellulare, la si cerca con Google.
Quindi probabilmente verrà chiesto di vendere anche Android o di far sì che non sia l’opzione di default.

Da Mountain View, tali richieste sono state definite estreme ed avanzerà controproposte più moderate, contando anche sul fatto che il procedimento terminerà sotto un governo diverso, quello di Trump, più liberista di quello Biden.
L’azienda ha poi dichiarato che ricorrerà in appello, avanzando obiezioni e perplessità perchè da un’operazione del genere avrebbero un danno consumatori, sviluppatori e l’intera leadership americana.

Si attende la sentenza entro agosto 2025.
Ma siamo sicuri che sia questo che gli utenti vogliono?

L’ombra dell’IA nel mondo delle voci: lo scontento di doppiatori e conduttori

L’avvento dell’intelligenza artificiale sta rivoluzionando numerosi settori, compreso quello dell’audiovisivo. Se da un lato l’IA offre nuovi strumenti e possibilità creative, dall’altro solleva preoccupazioni, soprattutto per l’impatto sul lavoro umano.
Negli ultimi mesi, due eventi hanno messo in luce questa complessa realtà: l’esperimento di una radio polacca che ha sostituito i suoi conduttori con voci generate dall’IA e le proteste dei doppiatori giapponesi, preoccupati per la crescente minaccia rappresentata dall’intelligenza artificiale.



LA RADIO CON DOPPIATORI ARTIFICIALI

Il 22-10-2024 la radio polacca OFF Radio Krakow ha fatto parlare di sé a livello internazionale dopo aver trasmesso un’intervista alla vincitrice del Premio Nobel per la letteratura del 1996, la poetessa Wislawa Szymborska.
Peccato che la Szymborska sia morta nel 2012 l’intervistatrice Emilia non esista.
A dialogare erano due voci sintetiche, una delle quali replicava la voce e interpretava i pensieri del Premio Nobel, basandosi su sue interviste rilasciate quando era in vita.
La radio ha infatti affidato la conduzione dei suoi programmi a tre avatar virtuali creati dall’IA.
Questa scelta, motivata dalla volontà di esplorare le potenzialità dell’intelligenza artificiale e di raggiungere un pubblico più giovane, ha però portato al licenziamento di diversi giornalisti.
Molte sono state le polemiche. E’ chiaro che l’introduzione di conduttori artificiali fosse un modo per tagliare i costi: questi non vanno in malattia, non possono scioperare, né esprimere critiche ai loro editori o dimettersi e, soprattutto, lavorano gratis.
A seguito delle proteste e di una petizione che ha raccolto 23.000 firme, il direttore dell’emittente ha spiegato che si è trattato solo di un esperimento che già in partenza doveva durare solo 3 mesi ed ha interrotto il progetto il 29/10/2024, dopo una sola settimana. Tuttavia, nessun reintegro è previsto: la radio ora trasmette soltanto musica, senza programmi affidati a conduttori.



I DOPPIATORI “ALZANO LA VOCE”

In Giappone, i doppiatori stanno manifestando il loro disappunto per l’utilizzo sempre più frequente delle voci sintetiche nell’industria audiovisiva. Temono che l’IA possa sostituirli completamente, privandoli del loro lavoro e svalutando l’arte del doppiaggio.
Una performance generata artificialmente non potrà mai equivalere a quella di un essere umano: toglie l’anima e la spontaneità da un’esibizione” affermano.
Si sentono “derubati” della loro voce. Spesso, infatti, viene chiesto loro di firmare contratti che consentano alle aziende di creare una versione sintetica della loro voce da utilizzare successivamente, senza il loro coinvolgimento e senza chiarire se otterrebbero compensi aggiuntivi per l’uso della loro voce riprodotta.
Un’altra preoccupazione riguarda la possibilità che gli strumenti di sintesi vocale facciano pronunciare loro affermazioni gravi e diffamatorie senza il loro consenso.
Vi sono poi questioni etiche più profonde come l’uso postumo delle voci: cosa accadrà alla voce di un doppiatore scomparso? Chi avrà il diritto di utilizzarla?
Purtroppo attualmente i doppiatori non godono di un’adeguata protezione legale: al contrario di un volto o di un’opera, la voce non è ancora riconosciuta come proprietà intellettuale.




L’intelligenza artificiale fa passi da gigante e ad una velocità incredibile. Resta da capire se sarà più un’opportunità o una minaccia per media, radio e giornalismo, perché piuttosto che sostituire l’uomo, l’IA dovrebbe essere uno strumento per potenziare le capacità creative degli artisti e dei professionisti del settore.



IT Wallet, il 23 ottobre arriva il portafoglio digitale

Lo avevamo anticipato a gennaio (qui), ma ora ci siamo: durante il G7 su innovazione e digitale è stato annunciato che la sperimentazione* di IT Wallet è terminata: dal 23 ottobre il portafoglio digitale sarà disponibile nell’App Io** per 50mila cittadini. Dal 20 novembre le utenze attive saranno 1 milione, mentre dal 4 dicembre tutti gli Italiani avranno accesso a questo servizio.



COS’E’ IT WALLET

Si tratta di un “portafoglio” digitale che consentirà di tenere a portata di smartphone (sull’app Io) la versione digitalizzata dei nostri documenti.
Si potranno caricare documenti personali (inizialmente patente, tessera sanitaria e carta europea della disabilità. In futuro anche la carta d’identità elettronica, passaporto, e tessera elettorale), che avranno fin da subito valore legale anche in contesti fisici, come in farmacia o nei controlli stradali delle autorità.
In futuro saranno caricabili anche documenti professionali (appartenenza ad albi, badge di accesso a sedi della P.A., permessi e licenze), certificati anagrafici (residenza, nascita, cittadinanza, matrimonio, etc), ma anche documenti scolastici, abbonamenti e biglietti per trasporti o musei.
Quando tutto sarà a regime IT Wallet potrebbe integrarsi anche con attestati ISEE, fascicoli sanitari elettronici, firme digitali e tanto altro.

Dal 2025, si potranno effettuare pagamenti verso P.A. (multe, tributi) con il sistema pagoPA, e privati, integrando nel “portafoglio” sistemi di pagamento come Bancomat, Postepay, Satispay etc.
Si potranno acquistare farmaci con ricetta medica, attivare nuove SIM, noleggiare auto e accedere ai servizi pubblici, senza dover presentare documenti fisici.
Avremo poi anche piattaforme dedicate ai professionisti, che potranno digitalizzare perizie, titoli, attestati tecnici, e partecipare a bandi pubblici ecc.



IL PORTAFOGLIO EUROPEO

Un sistema come l’IT Wallet verrà implementato non solo nel nostro Paese, ma in tutta l’UE.
La commissione Europea intende creare l’EUDI (European Digital Identity Wallet) un’identità digitale e portafoglio di documenti che dovrà essere disponibile in tutti Paesi dell’Unione entro il 2026.
Gli stati membri dell’Ue saranno obbligati ad accettare le identità digitali degli altri Paesi e le varie app nazionali potranno dialogare.
Sarà così possibile, in ogni Stato europeo, accedere ai servizi pubblici, aprire conti bancari, iscriversi all’Università o cercare lavoro etc, senza confini geografici.
Di recente anche la Gemania ha iniziato a lavorare su suo e-wallet.
L’Italia è in anticipo sulla scadenza fissata dall’Europa. Il Governo ha utilizzato per questo progetto poco più di 300 milioni di euro, anche grazie ai fondi PNRR destinati alla digitalizzazione.

Anche aziende private (qualificate e certificate) potranno proporre soluzioni di portafogli digitali. In questo modo i cittadini avranno libertà di scelta e si promuoverà l’innovazione.



Sarà necessario divulgare ed informare i cittadini sulle potenzialità di IT Wallet (e sulle modalità di accesso) perché questo strumento, completo e utile, ci porta verso una società sempre più connessa e interattiva.




* Test eseguiti a luglio.
** L’applicazione dei servizi pubblici per il cittadino, già ampiamente usata durante la pandemia di COVID-19 per il download dei Green Pass.

Le ultime novità di Google e Chat GPT

GENERATORE DI IMMAGINI – GOOGLE GEMINI

Google ha di recente introdotto diverse interessanti novità.

Da qualche giorno ha reso disponibile per tutti, gratuitamente, la funzione per generare le immagini con Google Gemini.
Chiunque nel mondo abbia un account Google può già utilizzare questa feature, anche dall’Italia.
Basterà andare all’indirizzo https://gemini.google.com/app e chiedere in italiano al chatbot – che utilizza il modello “Imagen 3” – di generare un’immagine. Questa apparirà in pochi secondi e con una risoluzione decisamente migliore di quelle generate da altri modelli come Dall-E, ChatGPT o Microsoft Copilot. Non c’è limite di utilizzo, anche se per il momento non è possibile creare immagini di persone, se non viste da lontano o di spalle. Questa restrizione è dovuta al fatto che mesi fa Gemini restituiva risultati “con allucinazioni”, paradossali, a causa degli ideali di inclusione di donne e minoranze etniche (per esempio, Gemini disegnava il papa come donna nativoamericana senza che fosse stato chiesto nel prompt).
La restrizione dunque nasce per evitare questi inconvenienti finché il modello non sarà migliorato.


RICONOSCIMENTO DI IMMAGINI GENERATE DALL’IA – GOOGLE PHOTO

Parallelamente alla possibilità di generare immagini, a breve sarà possibile riconoscere le immagini generate o manipolate dall’intelligenza artificiale grazie a Google Photo.

Si tratta di una grande sfida, visto quanto sono realistiche le immagini che oggi le IA riescono a creare.
Sembra che si potrà identificare quale specifico modello IA è stato utilizzato per generare l’immagine o capire se una foto è stata solo corretta o migliorata dall’IA.
Resta da vedere quanto questa funzione sarà efficace, considerando la rapida evoluzione delle tecnologie di generazione di immagini.



IL MOTORE DI RICERCA DI CHAT GPT

Ma non è solo Google ad avere delle novità: Chat GPT, anzi, si prepara a sfidare Google, con il suo motore di ricerca.
Probabilmente sarà all’indirizzo search.chatgpt.com che si potranno fare ricerche online, potenziate e aiutate dall’IA.
Ad ogni modo si prevede che le IA non affosseranno Google: la stragrande maggioranza di quello che le persone cercano su Google è il nome del sito a cui vogliono accedere (es: Amazon, Gmail, Facebook, etc). Per questo tipo di ricerche “di navigazione” la velocità e l’efficienza di Google sono inarrivabili per qualsiasi IA.
Lo stesso vale per le ricerche “informative” (es: il meteo di domani, com’è finita la partita, che ore sono, quanti anni ha un attore).
E’ solo nelle ricerche “esplorative” che le IA sono forti (es: cosa vedere a Milano, come attaccare un bottone, quali sono i migliori romanzi gialli), ma sono una piccola percentuale di quel che la gente chiede davvero.




Amazon lancia il suo Video Generator, ma solo per creare pubblicità

Anche Amazon si lancia nel mondo dei tool AI! Il 19 settembre ’24, durante l’evento Accelerate, sono stati presentati Project Amelia (un chatbot di assistenza ai venditori di terze parti sulla piattaforma) e Video Generator.

I contenuti video sono sempre più importanti, specialmente nel marketing digitale: secondo recenti studi* l’89% dei consumatori desidera vedere più video da parte dei loro marchi preferiti.
Ma per le aziende, la creazione di video coinvolgenti, accattivanti e di qualità è costoso e richiede tempo.
Amazon risponde così a questa esigenza.


SPOT CREATI CON UN CLICK

Video generator è uno strumento di intelligenza artificiale generativa che permetterà ai brand e ai venditori di ogni dimensioni di creare in pochissimi minuti video pubblicitari e immagini animate di 6-9 secondi, partendo semplicemente da una immagine del loro prodotto. I video mettono in mostra le caratteristiche del prodotto e possono essere personalizzati con musiche e loghi. Il tutto senza costi aggiuntivi**.
Con questa innovazione si abbattono i costi ed i tempi per la creazione di contenuti multimediali, che ormai sono elementi chiave nel mondo del marketing, rendendoli accessibili a tutti.
Amazon, in questo modo, punta a migliorare l’esperienza sia dei consumatori che degli inserzionisti.

Per il momento il Generatore di video è disponibile in versione beta solo per alcuni venditori statunitensi selezionati. Per garantire un’esperienza di alta qualità, Amazon Ads continuerà a sviluppare e perfezionare queste funzionalità in base ai feedback ricevuti, prima di un rilascio più ampio.


* Studio di Wyzowl
**La funzionalità delle immagini animate è attualmente disponibile per le campagne Sponsored Brands, Sponsored Display e Fire TV.




I tanti (e impensabili) utilizzi dell’AirTag Apple

Nel 2021 Apple ha proposto al mondo il suo AirTag, uno degli strumenti tecnologici più utili lanciati di recente sul mercato. Lo conoscono in moltissimi: si tratta di un tracker bluetooth, leggerissimo e poco più grande di una moneta da 2 €, che consente di essere sempre localizzato grazie alla rete “Dov’è” di Apple.
Il dispositivo può essere applicato agli oggetti che non si voglio perdere o in generale a tutto ciò che si vuol tenere sotto controllo (chiavi, portafogli, automobili, scooter, monopattini, fotocamere, valigie o zaini, etc).
E’ dotato di una batteria al litio non ricaricabile: una volta esaurita, si può sostituire con facilità.
La configurazione è semplicissima: avvicinando l’AirTag al proprio iPhone o iPad, questi lo riconosceranno, e si potrà registrarlo sul proprio account Apple.



SICUREZZA, PRIVACY e FUNZIONE ANTI-STALKING

La comparsa di questi accessori aveva generato la preoccupazione che potessero essere utilizzati in modi illeciti o violare la privacy degli utenti.
Apple ha però prontamente spiegato che gli AirTag non salvano i dati sulle posizioni in cui si sono trovati nel tempo. Solo chi possiede quello specifico AirTag può accedere a tali dati, e solo impostando la modalità “smarrito” è possibile leggerli. Apple stessa non conosce la posizioni dei dispositivi.

Impensieriva anche l’idea che qualcuno potesse controllare la posizione di una persona, applicandole in qualche modo un AirTag senza che questa se ne accorgesse. E’ nata così la funzione Anti-Stalking.
Se avessimo addosso un AirTag non abbinato ai nostri dispositivi (nè a dispositivi nelle immediate vicinanze), riceveremmo una notifica sull’iPhone che informa “un AirTag si sta muovendo con te“.
Cliccando sul pop-up lo si farà suonare, per individuarlo.


STRANI UTILIZZI e STORIE A LIETO FINE

– Nel Maggio 2022 degli agenti di frontiera americani hanno intercettato un pacco proveniente dalla Cina contenente una pressa per pillole e coloranti. Sospettando fosse diretto ad uno spacciatore, hanno informato la DEA che ha inserito un AirTag nel pacco stesso per tracciarne i movimenti. Il tracker ha così individuato la posizione degli individui sospettati di produzione di droghe.

– In California il cane Seamus, un Pastore Australiano di un anno, era finito in una caditoia durante una passeggiata col suo padrone. In quel momento il flusso delle acque piovane raccolte dalla caditoia, che doveva convogliarle nel sistema fognario, era impetuoso. Seamus rischiava di rimare intrappolato. Grazie all’AirTag che aveva attaccato al collare, i Vigili del Fuoco lo hanno recuperato sano e salvo.

– Un’attivista ambientale di Houston ha inserito degli AirTag in sacchetti di plastica per verificare la reale efficacia del sistema di riciclo della sua città. Voleva seguire il percorso dei rifiuti per capire se venissero trattati correttamente. In effetti 9 sacchi su 12 sono andati in un impianto che ricicla solo carta, e che non ha ancora ottenuto i permessi per riciclare plastica. Si sono così scoperte montagne di plastica giacenti dal 2022, senza essere ancora riciclate.

– Un AirTag ha visitato 37 città. Il suo proprietario lo aveva attaccato ad una valigia imbarcata su un volo dell’Alaska Airlines, ma deve essersi staccato accidentalmente, rimanendo nello spazio di carico dell’aereo. Questo effettua circa 5 voli al giorno, portando costantemente in gita il tracker.




Guasto informatico globale: servizi in tilt in tutto il mondo

Oggi, 19 luglio 2024, è in corso un problema a livello mondiale sui sistemi informatici: aeroporti bloccati, borse nel caos, banche, media e servizi di emergenza in affanno.
Il sito Downdetector ha registrato innumerevoli segnalazioni da tutto il mondo riguardanti disservizi informatici su larga scala.

Il problema coinvolge le piattaforme Microsoft e riguarda i dispositivi Windows a causa di un aggiornamento di una piattaforma software di parti terze.
Nello specifico il problema è sorto da un errore di aggiornamento del software di cybersicurezza CrowdStrike (un software progettato per prevenire attacchi informatici), usato da molte aziende ed amministrazioni, e che, per un errore di configurazione, non si sta aggiornando correttamente.
L’aggiornamento del software in questione sta bloccando i computer in tutto il mondo. Molti PC Windows sono bloccati facendo visualizzare una schermata blu senza riuscire a riavviarsi, altri utenti non riescono ad accedere alle varie app e servizi di Microsoft 365.
Non si tratta dunque di un attacco hacker.


COSA ACCADE NEL MONDO

In Italia i problemi hanno coinvolto Ryanair, Poste Mobile, Microsoft, WizzAir, Poste Italiane ed altri.
A Milano l’indice Ftse Mib di Piazza Affari è stato calcolato in ritardo, ma la Borsa Italiana ha precisato che le attività di negoziazione sui propri mercati hanno aperto e funzionano regolarmente. Ovviamente le compagnie aeree europee stanno registrando importanti cali in Borsa, dopo che il guasto informatico ha mandato il tilt il traffico aereo.

Nel Regno Unito il più grande operatore ferroviario del Paese è alle prese con ritardi e cancellazioni. Voli e due banche bloccati. Anche la Borsa di Londra, colpita da problemi tecnici, ha aperto in ritardo.
Il canale Sky News non riesce a trasmettere, dunque le dirette di questa mattina non sono andate in onda.

In USA le compagnie aeree hanno imposto uno stop globale per tutti i voli da loro operati. Quelli attualmente in viaggio proseguiranno fino a destinazione, ma per ora non decolleranno altri voli. Sono stati colpiti anche i servizi di emergenza come alcuni pronto soccorsi.

In Israele i problemi informatici hanno colpito anche alcuni ospedali, il servizio postale e i media.

In Australia i telefoni sono fuori servizio e ci sono state interruzioni su emittenti, banche e telecomunicazioni.

Questi sono solo alcuni dei Paesi colpiti dai disagi. I disagi negli aeroporti colpiscono infatti tutto il mondo.
La cosa non poteva capitare in un momento peggiore per passeggeri e compagnie aeree: cioè in un venerdì di luglio, quando milioni di persone desiderano partire per le vacanze (in Europa erano previsti più di 30.000 decolli).
Di problemi ne stanno subendo poi anche McDonald’s, Amazon, VISA e tanti altri.


LA SOLUZIONE

Microsoft ha affermato di aver adottato “azioni di mitigazione” dopo le interruzioni del servizio.
Sembra intanto che sia stata trovata la soluzione al problema e che sia stato risolto, ma per alcuni sistemi che non si ripristinano in modo automatico potrebbe volerci un po’ di tempo.
Dopo quasi 1.400 voli cancellati nel mondo, le compagnie aeree Usa riprendono voli, ma permangono i ritardi.
Il Ceo CrowdStrike nel frattempo si è scusato per gli innumerevoli disagi che hanno coinvolto milioni di persone.