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VEO3: Google crea video più veri del vero

Lo sbalorditivo realismo di VEO 3

Sono diventati virali alcuni video creati da Veo3, la nuova intelligenza artificiale lanciata da Google pochi giorni fa. Stanno spopolando su internet e sui social, sbalordendo il pubblico, per via del loro estremo realismo.
Sembrano infatti provenire da film, telegiornali o da interviste vere e proprie.
Questo nuovo modello di intelligenza artificiale generativa permette di creare filmati estremamente realistici e incredibilmente nitidi, partendo da un semplice prompt scritto. Funziona dunque come un qualunque chatbot: per l’utente è sufficiente scrivere la descrizione di ciò che vuole creare per ottenere in pochi minuti (al massimo due) una clip di 8 secondi.
Già solo per la qualità del filmato, Veo 3 si dimostra superiore ad ogni altro servizio simile esistente fino ad ora (come Sora di Open AI).
Ma non è tutto: Veo 3 permette di aggiungere anche colonne sonore, rumori e dialoghi.
Il tutto avrà però un costo di abbonamento piuttosto alto, e per il momento non è disponibile in Europa.

Accanto a questo strabiliante strumento, Google ha presentato anche Flow, un editor con cui modificare e tagliare questo tipo di contenuti, che potrà anche estendere una clip generata in precedenza, magari dandole un finale alternativo.

Stupore e preoccupazione

Le reazioni sul potenziale dimostrato da Veo 3 sono state diverse. Sicuramente entusiasmo ma anche preoccupazione.
E’ inquietante pensare come anche l’occhio più allenato riesca a stento riconoscere che le persone e i luoghi rappresentati nei video non esistano davvero.
Un po’ di allarme c’è anche nel settore del cinema e della televisione, per via del timore che sempre più film, serie televisive o prodotti di animazione vengano fatti in questo modo.
Ciò ridurrebbe molto le spese di produzione ma avrebbe anche conseguenze economiche per i lavoratori (ricordiamo che già nel 2023 gli sceneggiatori di Hollywood entrarono in sciopero anche per difendersi dalle AI).
Un altro motivo di allarme è che questo strumento possa essere utilizzato per generare disinformazione.
Sarà quindi necessario sviluppare sistemi per etichettare le creazioni AI, per esempio con filigrane apposite.

Insomma, si può proprio dire che la creatività umana ora non abbia più limiti e questo è entusiasmante.
L’importante, come per tutte le cose, è che questi strumenti vengano utilizzati in modo consono.


Meta rivoluziona l’interazione con il Downvote e EDITS

I social media sono in continua evoluzione, e Meta, sempre all’avanguardia, starebbe per introdurre due novità destinate a cambiare il modo in cui gli utenti interagiscono con i contenuti

Il pulsante di DOWNVOTE: oltre la semplice disapprovazione

Meta sta testando un nuovo pulsante di “downvote” nel suo social Facebook. Questa funzione, però, non va intesa come un “Non Mi Piace”.
Mentre il “Mi piace” esprime apprezzamento, il “downvote” servirà per indicare contenuti percepiti come irrilevanti, fuorvianti o di bassa qualità.

Meta utilizzerà questi feedback per migliorare la qualità dei contenuti visualizzati dagli utenti. Ciò dovrebbe contribuire a ridurre la diffusione di clickbait, disinformazione e contenuti che non rispettano le linee guida della community.

A differenza di altre piattaforme, i downvote su Meta non saranno pubblici, dunque non influenzeranno la visibilità di un post. Il loro scopo è solo quello di permettere a Meta di affinare i propri algoritmi di ranking dei contenuti.

E’ vero che il pulsante di downvote potrebbe venire utilizzato in modo improprio per silenziare opinioni divergenti o per attacchi contro specifici contenuti o creatori, ma vedremo come Meta gestirà i dati raccolti e come evolveranno le sue politiche per prevenire abusi.


EDITS, l’editing video integrato: la creatività a portata di tap

L’altra grande novità riguarda l’introduzione di EDITS, uno strumento di editing video direttamente all’interno delle app di Meta, in particolare su piattaforme come Instagram e Facebook. Questa mossa risponde alla crescente popolarità dei contenuti video brevi e dinamici. Ora gli utenti avranno la possibilità di rifinire le proprie creazioni senza dover ricorrere ad applicazioni esterne.

Le funzionalità di editing includono opzioni per tagliare e unire clip, aggiungere testo, filtri, effetti speciali e musica di sottofondo. Questa integrazione semplifica notevolmente il processo di creazione e condivisione di video coinvolgenti, rendendo la produzione di contenuti accessibile a un pubblico più ampio.

I creatori di contenuti avranno più efficienza e potranno esprimere la propria creatività in modo più completo all’interno del sistema Meta. Gli utenti occasionali, allo stesso modo, potranno creare video di qualità.
Meta vuole assicurarsi così sempre più partecipazione e interazione e continuare a attrarre e fidelizzare utenti.
Questa novità nasce soprattutto per via della competizione con piattaforme rivali come TikTok, che già possiedono strumenti di editing video nativi.



In un mondo digitale in continua evoluzione, l’adattamento e l’innovazione rimangono elementi chiave per il successo, e Meta sembra intenzionata a rimanere protagonista di questo cambiamento.




Dimentichiamoci di Google.it

LA FINE DEI DOMINI NAZIONALI

Google ha da poco annunciato la progressiva chiusura dei suoi domini nazionali, tra cui la versione italiana del motore di ricerca “Google.it“. La cosa coinvolgerà quindi ogni Nazione, Dalla Germania alla Francia al Brasile e così via.
Tutti i domini locali verranno dismessi per lasciare il posto alla versione unica del sito Google.com.
La motivazione principale di questa scelta risiede nella volontà di attuare una riorganizzazione dell’infrastruttura globale di Google che permetta di ridurre i costi legati alla gestione dei numerosi domini nazionali e delle loro specifiche configurazioni, semplificando al contempo il sistema di aggiornamenti e manutenzione.
La transizione avverrà gradualmente nei prossimi mesi.

COSA CAMBIA PER GLI UTENTI?

Dal punto di vista pratico, per gli utenti la ricerca funzionerà come sempre: questa misura non porterà disagi all’esperienza di navigazione. Semplicemente, se proveremo ad accedere al sito italiano di Google verremo reindirizzati alla versione internazionale google.com.
Tuttavia la home page risulterà standardizzata: stesso layout e stessi strumenti per ogni Paese e non ci saranno più contenuti iniziali personalizzati per l’Italia. Ad esempio, la pagina principale di Google News non avrà più più sezioni dedicate ai portali italiani.

La lingua del browser resterà impostata sull’italiano, poiché le ricerche terranno conto della posizione geografica dell’utente da cui si collega l’utente. L’evoluzione dei sistemi di geolocalizzazione ha reso obsolete le suddivisioni nazionali, che erano necessarie quando il colosso tecnologico non aveva ancora raggiunto una diffusione globale così capillare.

Anche i servizi collegati a google.it rimarranno pienamente operativi: Gmail, Maps, Drive, Traduttore e così via: cambierà solo il dominio da cui vi si accederà.
Parallelamente, questa semplificazione del sistema non influenzerà in alcun modo la gestione degli obblighi legali nazionali da parte di Google.




USA: Google dovrà vendere Chrome (e forse Android)

Il Dipartimento di Giustizia americano ha iniziato una causa antitrust presso un giudice federale contro Google (Alphabet), per ottenere una sentenza che imponga al colosso dei motori di ricerca la vendita forzata del suo browser Chrome ad un acquirente approvato dalla Corte.
Non solo: le sarà anche impedito il rilascio di altri browser per almeno 5 anni.


Il motivo alla base di queste richieste è porre fine al suo monopolio nelle ricerche su internet e ristabilire la corretta concorrenza nel mercato pubblicitario online.
Secondo il Governo USA, in sostanza, se Google ha il monopolio delle ricerche, ha anche il dominio sulla pubblicità che compare nei risultati, e ciò grazie al fatto che Google è il motore di ricerca predefinito di Chrome.
In effetti questo è quanto l’Europa dice già da anni riguardo le big tech: sono sistemi chiusi, che impediscono l’accesso ai rivali nel mercato della pubblicità e delle I.A.

Se Google dovesse rinunciare al ramo centrale del suo business, entrerebbero nelle sue casse fino 20 miliardi di dollari, tale è il valore di Chrome.

Inoltre anche il sistema operativo per smartphone, Android, contribuisce al successo di Google, essendone il motore di ricerca predefinito: se si cerca qualcosa dalla home del cellulare, la si cerca con Google.
Quindi probabilmente verrà chiesto di vendere anche Android o di far sì che non sia l’opzione di default.

Da Mountain View, tali richieste sono state definite estreme ed avanzerà controproposte più moderate, contando anche sul fatto che il procedimento terminerà sotto un governo diverso, quello di Trump, più liberista di quello Biden.
L’azienda ha poi dichiarato che ricorrerà in appello, avanzando obiezioni e perplessità perchè da un’operazione del genere avrebbero un danno consumatori, sviluppatori e l’intera leadership americana.

Si attende la sentenza entro agosto 2025.
Ma siamo sicuri che sia questo che gli utenti vogliono?

Le ultime novità di Google e Chat GPT

GENERATORE DI IMMAGINI – GOOGLE GEMINI

Google ha di recente introdotto diverse interessanti novità.

Da qualche giorno ha reso disponibile per tutti, gratuitamente, la funzione per generare le immagini con Google Gemini.
Chiunque nel mondo abbia un account Google può già utilizzare questa feature, anche dall’Italia.
Basterà andare all’indirizzo https://gemini.google.com/app e chiedere in italiano al chatbot – che utilizza il modello “Imagen 3” – di generare un’immagine. Questa apparirà in pochi secondi e con una risoluzione decisamente migliore di quelle generate da altri modelli come Dall-E, ChatGPT o Microsoft Copilot. Non c’è limite di utilizzo, anche se per il momento non è possibile creare immagini di persone, se non viste da lontano o di spalle. Questa restrizione è dovuta al fatto che mesi fa Gemini restituiva risultati “con allucinazioni”, paradossali, a causa degli ideali di inclusione di donne e minoranze etniche (per esempio, Gemini disegnava il papa come donna nativoamericana senza che fosse stato chiesto nel prompt).
La restrizione dunque nasce per evitare questi inconvenienti finché il modello non sarà migliorato.


RICONOSCIMENTO DI IMMAGINI GENERATE DALL’IA – GOOGLE PHOTO

Parallelamente alla possibilità di generare immagini, a breve sarà possibile riconoscere le immagini generate o manipolate dall’intelligenza artificiale grazie a Google Photo.

Si tratta di una grande sfida, visto quanto sono realistiche le immagini che oggi le IA riescono a creare.
Sembra che si potrà identificare quale specifico modello IA è stato utilizzato per generare l’immagine o capire se una foto è stata solo corretta o migliorata dall’IA.
Resta da vedere quanto questa funzione sarà efficace, considerando la rapida evoluzione delle tecnologie di generazione di immagini.



IL MOTORE DI RICERCA DI CHAT GPT

Ma non è solo Google ad avere delle novità: Chat GPT, anzi, si prepara a sfidare Google, con il suo motore di ricerca.
Probabilmente sarà all’indirizzo search.chatgpt.com che si potranno fare ricerche online, potenziate e aiutate dall’IA.
Ad ogni modo si prevede che le IA non affosseranno Google: la stragrande maggioranza di quello che le persone cercano su Google è il nome del sito a cui vogliono accedere (es: Amazon, Gmail, Facebook, etc). Per questo tipo di ricerche “di navigazione” la velocità e l’efficienza di Google sono inarrivabili per qualsiasi IA.
Lo stesso vale per le ricerche “informative” (es: il meteo di domani, com’è finita la partita, che ore sono, quanti anni ha un attore).
E’ solo nelle ricerche “esplorative” che le IA sono forti (es: cosa vedere a Milano, come attaccare un bottone, quali sono i migliori romanzi gialli), ma sono una piccola percentuale di quel che la gente chiede davvero.




GOOGLE SPEGNE 25 CANDELINE

Il 27 settembre Google ha spento 25 candeline, celebrando il suo compleanno con un Doodle che ripercorre l’evoluzione del logo durante questo quarto di secolo trascorso così velocemente.

IL COMPLEANNO NON E’ SEMPRE STATO IL 27 SETTEMBRE

Google ha festeggiato il 27 settembre, data in cui, nel 1998, i fondatori – Sergey Brin e Larry Page, all’epoca dottorandi e oggi tra gli uomini più ricchi del pianeta – stabilirono la loro base operativa in un garage in affitto.
In passato però il compleanno è stato celebrato in altre date:
– il 4 settembre, in ricordo del giorno del 1998 in cui fu presentata richiesta formale di fondare la società
– il 7 settembre, data in cui la società fu realmente fondata


UN PO’ DI STORIA

I fondatori si conobbero al corso di informatica della Stanford University e portarono avanti l’obiettivo di rendere il World Wide Web un luogo più accessibile.
Cercavano un modo per ordinare per importanza i risultati pescati dalla miriade di siti presenti sul web. Le ricerche effettuate con i principali motori dell’epoca (AltaVista e Yahoo!) erano infatti imprecise.
Occorreva un algoritmo* per organizzare le informazioni in modo semplice ed efficiente, affinché l’utente trovasse facilmente ciò che cercava.
Page e Brin crearono un primo strumento per orientarsi sul Web, ma occorrevano finanziamenti per svilupparlo: incontrarono così Andy Bechtolsheim (boss di Sun Microsystems) che, secondo “la leggenda”, staccò un assegno da 100mila dollari dopo soli 15 minuti e i due, dopo averlo depositato in banca, andarono a festeggiare da Burger King.
Iniziò così la scalata di Google alla conquista di internet.
Come già detto, nel 1998 Google.inc apre in un garage a Menlo Park, in California e il sito già contava 10.000 ricerche al giorno.
La stampa inizia a notarlo: a fine ‘98 PC Magazine lo nomina uno dei 100 principali siti del mondo.
A Febbraio ’99 viene aperto un ufficio a Palo Alto con 8 impiegati e le ricerche quotidiane sono ora 500.000, finchè a fine anno il quartier generale divenne il “Googleplex” a Mountain View.
A fine 2000 le interrogazioni salgono a 100 milioni al giorno. Come ben sappiamo, la grande G ha continuato la sua espansione, evolvendosi verso altri ambiti e offrendo sempre più servizi (dalle mappe alle email, dai video ai libri, etc).


IL NOME

Google deriva da googol, parola che rappresenta un numero costituito da 1 seguito da 100 zeri e che nacque nel 1920, quando il matematico Edward Kasner stava passeggiando nei boschi con suo nipote, a cui chiese un suggerimento sul nome da dare ad un numero sbalorditivo.
Ed il nome calza a pennello: gli zeri del googol sono innumerevoli come le informazioni sulla rete.

Nel 2006 è addirittura entrato nel dizionario il verbo “to google” (in italiano googlare, cercare su google).



QUALCHE TRUCCO

La barra di ricerca può essere usata anche per lanciare i dadi, fare Testa o Croce con una monetina virtuale, far roteare la pagina di ricerca o metterla di traverso, far lampeggiare le parole, sentire i versi degli animali, usare la livella (solo tramite smartphone, ovviamente) o il metronomo, giocare a Breakout/PacMan/Snake/Solitario/Tetris e tanto altro.
Esiste anche la pagina elgooG (Google al contrario, dove i risultati sono capovolti orizzontalmente) e Google Mirror (dove i risultati sono capovolti sottosopra).



CURIOSITA

– La home page di Google è il sito più visitato al mondo. Nel 2022 in Italia ha totalizzato 158 milioni di visite al mese.
– La parola più cercata dal 2004 è Facebook
– Il primo Doodle è stato quello del Burning Man Festival del 1998.
– La mascotte della compagnia è il T-Rex Stan che appare quando cade la connessione internet mentre si naviga su Google.
– Google ha 200 uffici in 6 continenti: il primo ufficio internazionale che inaugurò fu a Tokyo nel 2001.
– L’atrio dell’ufficio quello di Johannesburg è decorato con 46 km di perline.
– Con l’introduzione del “forse cercavi” (il correttore automatico nella barra di ricerca) il traffico sul sito è raddoppiato.



Nato come semplice motore di ricerca, Google è online da 25 anni per semplificarci la vita sul web, ed è ormai diventato molto di più. In questi 25 anni il sito si è adattato ai mutamenti della società e, come dicevamo, l’ultima nuova sfida è quella di integrare l’intelligenza artificiale.





*Page ideò un criterio basato sui link, paragonandoli alle citazioni nelle bibliografie: le pagine web che avevano più citazioni (attraverso i link) erano le più autorevoli e dunque andavano considerate più importanti e proposte per prime.


LA VISUALIZZAZIONE IMMERSIVA DI GOOGLE MAPS ARRIVA IN ITALIA


Forse non tutti ricordano che a febbraio 2023 Google ha presentato la sua nuovissima ‘Visualizzazione Immersiva‘ su Maps.
Lanciata effettivamente sull’app lo scorso 10 maggio, si tratta di una nuova modalità di esplorazione di luoghi in 3 dimensioni, nata grazie all’intelligenza artificiale (i NeRF: Neural Radiance Fields, sviluppati da Google).
Sovrapponendo e combinando miliardi di immagini aeree e di viste street view, viene offerta la visione multidimensionale ed incredibilmente ricca di diverse città e luoghi di interesse. L’ambiente tridimensionale può essere osservato virtualmente dall’utente come se fosse in volo, potendo anche scendere al livello del terreno e fare zoom ravvicinati.
A queste spettacolari immagini si aggiungono informazioni in tempo reale (es. meteo, affollamento e traffico).

L’obiettivo dell’Immersive Mode è consentire di visitare virtualmente un luogo come se ci si trovasse fisicamente lì, anche prima di trovarcisi dal vivo, magari per pianificare una visita e capire come potrebbe apparire in diversi momenti della giornata: grazie ad un “cursore temporale” l’immagine cambierà anche in base all’illuminazione, alle condizioni meteorologiche e del traffico, ricostruendo fedelmente il contesto del luogo.

Facciamo un esempio: se si sta programmando di visitare un museo di Amsterdam, si potrà sorvolarlo, capire dove sono ubicati gli ingressi, come appare l’area nell’arco di tutta la giornata, che tempo farà, i punti vicini più affollati, ma anche cercare ristoranti nelle vicinanze e sbirciare al loro interno per decidere se l’atmosfera del locale è quella desiderata.



LE CITTA’ DISPONIBILI, ORA ANCHE ITALIANE

Le mappe immersive erano inizialmente disponibili solo per alcune città: Los Angeles, Barcellona, Atene, Londra, New York, San Francisco, e Tokyo.
Dal 15 giugno 2023 l’elenco si è ampliato, includendo altri 500 luoghi iconici del mondo, tra cui Amsterdam, Dublino e le nostre bellissime Firenze e Venezia.
Per Milano, Roma e Pisa sono invece disponibili solo alcuni monumenti (mentre la città non è ancora navigabile interamente in 3D).

L’elenco dei luoghi d’interesse italiani disponibili è abbastanza nutrito:

VeneziaBasiliche di San Marco, Santa Maria della Salute e Santa Maria Gloriosa dei Frari; Ponte di Rialto, Ca’ Pesaro, Palazzo Ducale.

FirenzePonte Vecchio, Basilica di Santa Croce, Basilica di Santa Maria Novella, Cattedrale di Santa Maria del Fiore, Campanile di Giotto, Piazza della Signoria, Palazzo Pitti.

RomaSanta Maria Maggiore, Campidoglio, Castel Sant’Angelo, Colosseo, Pantheon, Piazza Navona, Fori Romani, Fontana di Trevi

MilanoDuomo di Milano, Galleria Vittorio Emanuele II, Castello Sforzesco, Teatro alla Scala, Santa Maria delle Grazie, Pinacoteca di Brera, Palazzo Reale, Basilica di Sant’Ambrogio, Arco della Pace, Basilica di San Lorenzo Maggiore.Pisa: Torre di Pisa



COME ATTIVARE LA VISTA IMMERSIVA

Essendo una funzione dell’app Maps, la modalità immersiva funzionerà su qualsiasi telefono e dispositivo Android e iOS.
Innanzitutto occorrerà aggiornare l’app. Basterà poi cercare uno dei luoghi in cui la funzione è disponibile e selezionare la prima foto del pannello inferiore (con la scritta “Immersive View”).
Spostandosi poi intuitivamente con le dita ci si muoverà nello spazio virtuale come in volo.



LE ALTRE NOVITA’ DI MAPS

Maps si aggiorna con due ulteriori novità:

Con le INDICAZIONI A COLPO D’OCCHIO (o INDICAZIONI RAPIDE) sarà possibile seguire il proprio viaggio (con tempi di arrivo previsti e la svolta successiva) direttamente dalla panoramica del percorso o dalla schermata di blocco del telefono, sia che ci si muova a piedi, in bici o su mezzi pubblici.
Queste informazioni erano prima visibili solo sbloccando il telefono, aprendo l’app e utilizzando la modalità di navigazione completa, mentre adesso basterà richiedere le indicazioni per una destinazione e iniziare a muoversi.
Decidendo invece di prendere un’altra strada, il viaggio verrà automaticamente aggiornato.

Con la funzione “RECENTI”, disponibile sulla versione desktop di Maps, si potranno invece salvare i luoghi precedentemente ricercati. Verranno inseriti in una sezione a lato della mappa e potranno essere facilmente eliminati o condivisi.


In vista delle vacanze estive – che ormai sono alle porte – non possiamo che essere entusiasti di queste novità ed attendiamo i prossimi aggiornamenti per visitare (anche se magari solo virtualmente) altre città e meravigliosi luoghi d’interesse del nostro pianeta.


GOOGLE GLASS, addio


Il 15 marzo 2023 Google ha interrotto la produzione e la vendita dei famosi Google Glass: si conclude così la storia commerciale di questo prodotto non proprio di successo.

COS’ERANO

I Google Glass erano occhiali in realtà aumentata o Smart Glasses (occhiali intelligenti).

A renderli speciali e differenti rispetto ogni altro paio di occhiali era principalmente la presenza di un display: un vetrino posizionato su un lato che consentiva di visualizzare applicazioni, video e contenuti multimediali.
Possedeva inoltre una fotocamera da 5MPixel per registrare video, connettività Wi-Fi e Bluetooth, un touchpad, 16GB di memoria interna e la possibilità di eseguire comandi vocali tramite la parola chiave “OK Glass” (similmente a “OK Google“).
Questo dispositivo era dunque sfruttabile come centro di riproduzione multimediale e polifunzionale, al posto del proprio smartphone e come comodo strumento di ripresa.
Così dal 2013 vennero prodotti i primi Google Glass “Explorer Edition” rivolti ai normali consumatori, in 5 colori, con una struttura resistente, flessibile ed impermeabile.


IL FLOP

Vari sono i motivi per cui questo particolare prodotto, nato più di 10 anni fa, non sia riuscito ad imporsi nella quotidianità delle persone.
– Innanzitutto, nonostante i Google Glass fossero compatibili con Android ed iOS, le app al loro interno venivano gestite da Glass OS (sistema operativo proprietario della piattaforma) che impediva all’utente di disporre del vasto catalogo di applicazioni di Android.
– Altra importante limitazione era il prezzo esorbitante al quale erano venduti (1.500$, tasse escluse) e la limitata reperibilità.
– Ulteriore difetto fu poi la diffidenza che suscitavano tra i consumatori: pensiamo alla possibilità di venire filmati o fotografati da qualcuno che indossasse gli occhiali intelligenti mentre si cammina tranquillamente in città, ledendo la propria privacy.

Questi aspetti li resero uno status symbol odioso al grande pubblico, nonostante fosse l’unico prodotto di questo tipo in commercio.

Per ovviare a questo fallimento, tra il 2017 e il 2019 Google decise di chiudere il progetto rivolto ai consumatori domestici e ri-brandizzarlo, dando un’impronta più professionale ai suoi occhiali, lanciando la “Enterprise Edition”, orientata al settore aziendale e del business, con alcune novità come Wi-Fi potenziato e fotocamera da 8MPixel.
Tuttavia, anche tra il pubblico dei professionisti i Google Glass non riscossero mai l’interesse che ci si aspettava (specialmente in ambito medico e scientifico, settori ai quali Google puntava maggiormente), complice anche la scarsa domanda generale per oggetti di questo tipo.

E’ così che un progetto iniziato nel 2013 termina 10 anni più tardi, dopo questa serie di fallimenti, raggiungendo nel Cimitero di Google prodotti come: Google+ (social chiuso nel 2019); Google Chromcast audio (una sorta di Alexa, chiuso nel 2019); Picasa (software di foto ritocco chiuso nel 2016) e Stadia (piattaforma online di gaming, chiusa a gennaio 2023), per citarne alcuni.


NUOVI PROGETTI

E’ pur vero che, sebbene per il colosso americano questa tecnologia si sia rivelata un fallimento, la concorrenza non sta a guardare: nel 2023 potremmo avere, sul fronte della realtà aumentata, novità da parte di Apple, mentre Meta dovrebbe produrre entro il 2025 occhiali simili che mostrino i contenuti in arrivo dalle piattaforme social del gruppo e dal metaverso.
Snapchat ha poi già prodotto i suoi Spectacles: occhiali intelligenti economici (costano solo 129$), più colorati e divertenti, che sebbene siano meno avanzati (non possedendo sviluppo di app), risolvono il problema della privacy mostrando all’utente quando viene ripreso, grazie all’accensione di spie luminose.


In ogni caso sembra che per Google la tecnologia della realtà aumentata indossabile non sia stata definitivamente abbandonata: nel 2022, il colosso ha dichiarato di continuare a lavorare su tecnologie di ‘augmented reality’ (per es, ha parlato di un paio di occhiali che possano tradurre, in tempo reale, un discorso da una lingua all’altra).

Rimaniamo allora in attesa di scoprire quali novità usciranno in commercio nei prossimi anni in questo ambito!