TERMINA IL SUPPORTO WINDOWS 10: milioni di PC in discarica

Dal 14 ottobre 2025 Microsoft interromperà l’assistenza a Windows 10 e non rilascerà più aggiornamenti.
Le conseguenze di questa scelta saranno diverse.

Molti valuteranno dunque di passare a Windows 11, ma c’è un grosso problema: tantissimi PC non hanno i requisiti tecnici* per riuscire ad installare l’ultimo sistema operativo.
La nuova versione, infatti, è più completa ed in grado di gestire anche l’intelligenza artificiale, dunque più ‘pesante’ e impegna maggiormente l’hardware dei PC.

Chi, dunque, non avesse hardware sufficientemente potenti avrà due possibilità: o continuare ad usare Windows 10 (malgrado l’impossibilità di aggiornarlo sia piuttosto pericolosa per la sicurezza) o acquistare PC più recenti.

C’è in effetti un’ulteriore opzione: aderire al programma ESU (Aggiornamenti di Sicurezza Estesi) triennale di Microsoft, per ottenere supporto anche dopo il 14/10/2025, ma a pagamento.
Al momento non si conoscono i prezzi (usciranno solo a ridosso di fine 2025), ma potrebbero essere previsti scaglioni temporali come fu per Windows 7: 25 dollari i primi dodici mesi, 50 dollari il secondo anno e 200 per il terzo.
Se Microsoft mantenesse questa impostazione allora converrebbe acquistare subito PC nuovi e compatibili con Windows 11.

Si stima che nel 2024 il mercato dei PC crescerà dell’8%, cosa ottima per il settore, specialmente dopo un 2023 molto difficile.

Ma che fine faranno i vecchi PC? Diventeranno rifiuti elettronici, perché anche se fossero in buone condizioni non potranno essere ricondizionati, visto che non possono supportare W11 e dunque difficilmente qualcuno li acquisterebbe.
Secondo Canalys, a livello globale in 2 anni saranno destinati alla discarica 240 milioni di PC, che equivale a una pila alta oltre 7.000 km.
Si dovranno gestire 480 milioni di kg di rifiuti RAEE, che avranno più o meno possibilità di riciclo in base al Paese in cui verranno rottamati.

E’ chiaro che le decisioni delle società che realizzano sistemi operativi possono portare i prodotti a un’obsolescenza anticipata, ma questo ha un impatto sull’ambiente.
Per facilitare l’economia circolare sarebbe bene invece che i dispositivi fossero durevoli, riparabili, riciclabili, e che i fornitori di sistemi operativi garantissero il loro utilizzo e la loro sicurezza il più al lungo possibile.

* Processore da almeno 1 GHz o superiore, e un minimo di 4GB di RAM e 64GB di storage.



HYPERLOOP e trasporti ultraveloci: il sogno è finito

A fine 2023, ormai è confermato, Hyperloop One chiuderà: dovremo dire addio, almeno per il momento, al treno proiettile del futuro.

Nata come nel 2014 con il nome di Hyperloop Technologies, qusta startup aveva un obbiettivo ambizioso e molto difficile da raggiungere: prometteva di trasportare persone e merci attraverso tubi senz’aria a 1000 km orari.

Con questa idea che catturò l’attenzione di investitori da tutto il mondo, ottenne finanziamenti per circa 450 milioni di Dollari.

L’ideatore di questo “quinto metodo di trasporto”, come lo chiama lui, è stato Elon Musk, che ha teorizzato la creazione di capsule di alluminio aerodinamiche – piene di passeggeri o merci – che potrebbero essere spinte a velocità eccezionali attraverso un sistema di enormi tubi metallici sigillati, a bassa pressione, raggiungendo i 1200 km orari, per coprire lunghe distanze in breve tempo. I tubi, sollevati su tralicci interrati sotto terra, potrebbero collegare le città e cambiare il modo in cui viaggiamo, lavoriamo e spostiamo merci.
Si sognava di viaggiare da Los Angeles a San Francisco in soli 30 minuti, o addirittura di collegare Europa e Cina per trasferire merci in un solo giorno da un punto all’altro.

Il primo (e unico test) con passeggeri umani venne condotto su un percorso di prova allestito nel deserto del Nevada a fine 2020, ma la velocità massima raggiunta dalla capsula fu solo di 160 km/h, ben al di sotto di quanto promesso.

Negli anni la società ha cambiato nome (diventando Hyperloop One nel 2016 e successivamente Virgin Hyperloop) e strategia, accantonando infatti nel 2022 l’idea del trasporto di persone, concentrandosi solo su quello di merci.
Ciò non è servito, anzi: il sogno si è ufficialmente infranto ed entro la fine del 2023 l’azienda cercherà di vendere tutti gli assets in suo possesso – macchinari, piste di prova, edifici – e tutti i dipendenti verranno licenziati (erano oltre 200 a inizio 2022).
Le proprietà intellettuali passeranno all’azionista di maggioranza: la multinazionale DP World (il principale operatore portuale di Dubai).

La storia di Hyperloop termina senza aver mai firmato alcun contatto per la realizzazione di una tratta reale, ma il suo fallimento non farà calare definitivamente il sipario su questa tecnologia.

L’idea del trasporto ultraveloce su terra attraverso tubi viene portata avanti da altre società (come Hardt Hyperloop, Hyperloop Transportation Technologies e Swisspod Technologies), sebbene nessuna di loro al momento sia andata oltre la realizzazione di prototipi.

Negli scorsi anni, sembrava che Hyperloop potesse approdare anche in Italia, per collegare nord e sud o per creare un binario tra Roma e Milano percorribile in soli 30 minuti, ma sembra proprio che dovremo pazientare ancora a lungo prima che si arrivi a questa rivoluzione nel sistema dei trasporti pubblici.



ANCHE LINKEDIN INSERISCE LE SPUNTE BLU

Anche Linkedin, come ormai stanno facendo quasi tutti i social, ha inserito la possibilità di ottenere la spunta blu sul proprio profilo, ovvero il badge di verifica della propria identità. Dal 13 dicembre questa possibilità è disponibile anche in Italia.

La scelta è motivata da ragioni di trasparenza: l’autenticità online non è mai stata così importante.
Aumentano costantemente i casi di presentazioni fraudolente con persone che fingono di essere qualcun altro e alle aziende occorre essere certe di star interagendo effettivamente con un certo professionista.

Per Marcello Albergoni, Country Manager LinkedIn Italia “Linkedin ha l’obiettivo di offrire agli iscritti e clienti un ambiente professionale sicuro e affidabile in cui costruire la propria carriera e far crescere la propria attività. Questo ulteriore livello di verifica dell’identità aiuta i nostri utenti a prendere decisioni più informate sulla veridicità delle persone o aziende con cui si interagisce”.

La spunta blu verrà associata al proprio datore di lavoro e attesterà il fatto che l’iscritto sia davvero dipendente di quell’azienda. Linkedin inoltre non farà pagare alcunchè per avere il badge, cosa che invece è richiesta da altri social network, come X e Meta.

Il partner scelto per verifica dell’identità è Persona, società di San Francisco.
La procedura richiede giusto qualche minuto di tempo e occorre tenere a portata di mano un passaporto elettronico italiano con tecnologia NFC (chip) in corso di validità. 

Verrà richiesta una foto del passaporto e un proprio selfie; il nome riportato sul passaporto deve corrispondere a quello indicato sul profilo LinkedIn (che comunque non riceve dati biometrici, foto, numeri o date di scadenza o di emissione del documento).

Rimane comunque possibile in qualunque momento rimuovere la verifica dell’identità.

Al momento Linkedin conta 1 miliardo di iscritti e ritiene che entro il 2025 ci saranno almeno 100 milioni di membri verificati.

L’ITALIA COLLABORA AL NUOVO REATTORE NUCLEARE GIAPPONESE

IL PIU’ GRANDE REATTORE A FUSIONE NUCLEARE DEL MONDO

Il 1° dicembre è stato inaugurato a Naka, in Giappone, il nuovo reattore sperimentale a fusione nucleare più grande al mondo, chiamato JT-60SA, una costruzione alta come un edificio a sei piani collocata in un hangar a nord di Tokyo.
Sarà dedicato allo studio teorico e pratico della fusione nucleare, per comprendere come sfruttare la fusione per produrre energia pulita su larga scala, e fa da apripista all’ITER (International Thermonuclear Experimental Reactor), attualmente in costruzione in Francia e che sarà il più potente device di fusione al mondo.

Entrambi i progetti hanno lo scopo di far fondere i nuclei di idrogeno in un elemento più pesante, l’elio, raccogliendo un plasma vorticoso riscaldato a 200 milioni di gradi Celsius e rilasciando energia sotto forma di luce e calore. Questa reazione è identica a quella che avviene all’interno delle Sole e delle stelle e potrebbe fornire energia su larga scala senza produrre anidride carbonica o scorie radioattive.

I leader di tutto il mondo hanno ormai riconosciuto che l’energia nucleare – sicura e rispettosa dell’ambiente – sarà fondamentale per raggiungere l’azzeramento delle emissioni di gas serra entro la metà del secolo: il 2050 è infatti la deadline entro cui le emissioni dovranno essere tagliate.



LA COLLABORAZIONE DELL’ITALIA

L’Unione Europea ha siglato l’accordo Broader Approach con il Giappone, cosa che ha reso possibile la realizzazione del JT-60SA. I lavori sul rattore giapponese sono iniziati nel 2007 e si sono conclusi nel 2020, per un costo di costruzione pari a 560 milioni di euro, ripartiti tra Europa e Giappone.
L’Italia ha contributo in maniera sostanziale a questo progetto (così come han fatto anche Belgio, Francia, Germania, Spagna) attraverso l’ENEA, il consorzio RFX, il CNR, il Governo, che ha stanziato 70 milioni di euro e diverse industrie italiane hanno fornito componenti cruciali, come cavi superconduttori per magneti, bobine toroidali superconduttrici con le relative casse di contenimento, etc.

Questo è dunque un successo anche italiano: possiamo essere orgogliosi per la buona riuscita di questa collaborazione internazionale, per l’efficiente gestione e per l’esecuzione esemplare dell’opera.

Proprio di recente, inoltre, l’Italia non ha firmato l’accordo internazionale per triplicare la produzione di energia elettrica attraverso la fissione, scegliendo di puntare invece direttamente alla fusione.
Sarà una grande sfida e i risultati si vedranno probabilmente solo tra parecchio tempo, ma il nostro Paese pensa in grande.




Tutto il settore della scienza è convinto che la fusione nucleare sarà la soluzione ai nostri problemi energetici.
Ormai non è più una questione di “se” ma di “quando” riusciremo ad utilizzare l’energia delle stelle.