AMAZON: dal 2024 le consegne le fanno i DRONI

Il 18 ottobre Amazon ha reso noto che “i clienti in Italia e nel Regno Unito avranno la possibilità di farsi consegnare i pacchi tramite un drone a partire da fine 2024“. Questo è quanto dichiarato da David Carbon, vicepresidente del servizio Prime Air, in occasione dell’evento di Amazon ‘Delivering the Future’ a Seattle.
Come si legge sul portale ufficiale About Amazon*, il colosso dell’e-commerce vuol portare a livello globale la consegna tramite droni – ad oggi attiva solo negli USA, in California e Texas – e il nostro Paese è sarà il primo in Europa a sperimentarla.
Nel corso del 2024 alcuni centri logistici Amazon italiani integreranno dunque i droni.


I DRONI MK30

Mentre in America sono impiegati i droni MK27, ora è stato svelato il nuovo modello MK30, che sarà più piccolo e leggero e più silenzioso.
Si tratta di un esacottero alto quanto una persona, dotato di sei motori elettrici, che si alza in verticale e vola in orizzontale.
Garantirà la velocità di consegna anche con pioggia leggera o in condizioni climatiche non del tutto favorevoli.
Possiede sensori per rilevare eventuali ostacoli, garantendo la sicurezza di persone, animali ed edifici. Sceglierà autonomamente la rotta e in caso di emergenza valuterà se tornare alla base o atterrare, ma sarà comunque seguito da personale specializzato.


L’ITALIA PRIMA IN EUROPA

Perché è stata scelta proprio l’Italia? Perché abbiamo una vasta platea di clienti, una chiara struttura di enti regolatori, un territorio che si addice perfettamente alla sperimentazione e una lunga tradizione in campo aerospaziale.
D’altra parte l’ENAC (Autorità Nazionale dell’Aviazione Civile) persegue da anni l’obiettivo di sviluppare nuovi servizi nel settore aereo e favorire nuove forme di business nei cieli, vedendo lo spazio aereo come un’infrastruttura disponibile per la crescita economica del Paese.
L’Italia concederà dunque ad Amazon la licenza per operare nei nostri cieli (in accordo con l’ EASA – Agenzia europea per la sicurezza aerea) se verificherà che il sistema è totalmente affidabile, con droni e piloti certificati.
E’ per questo che un player mondiale come Amazon ha scelto proprio noi per fare da apripista in un settore che non ha ancora avuto un boom, anche a causa della mancanza di normative specifiche.


I VANTAGGI

Innanzitutto l’utilizzo di droni renderà le consegne molto più sicure di quelle su strada.
Non solo, con Prime Air le consegne saranno anche ultraveloci: inizialmente avverranno entro 60 minuti dall’ordine, e a regime si arriverà a 30 minuti o meno. Da sempre i clienti chiedono più velocità: le vendite nei negozi fisici rappresentano ancora più dell’80% delle vendite al dettaglio, perché la transazione è immediata. Per essere ancor più competitiva Amazon deve puntare ad accelerare le consegne.
Quando il servizio sarà disponibile, i clienti Amazon idonei potranno optare per la consegna con droni e scegliere tra migliaia di articoli, tra cui anche le medicine.
L’obiettivo è quello di consegnare tramite drone oltre 500 milioni di prodotti entro il 2030.



LIMITI e SVANTAGGI

I pacchi potranno essere solo di piccole dimensioni (come una scatola da scarpe) e pesare meno di 2,26 kg.
La consegna potrà essere, almeno inizialmente, solo individuale (un volo per ogni singolo cliente) ed in aree vicine ai magazzini Amazon (fino circa 6-12 km).
I pacchi non verranno depositati a terra ma lasciati cadere da circa 4 mt di altezza, quindi servendo solo case con cortile o balconi.
Amazon mapperà il territorio e i clienti potranno verificare se la loro area è coperta dal servizio, che all’inizio sarà gratuito.
Come sempre ci sono preoccupazioni per le possibili perdite di posti di lavoro



Si tratta di un progetto ambizioso e complesso sia dal punto di vista tecnologico che normativo, ma che è solo un punto di partenza.
Le consegne dal cielo ormai non sono più fantascienza: il futuro è già qui.



*https://www.aboutamazon.it/amazon-le-consegne-con-i-droni-arriveranno-in-italia


SIM: ora si attivano con l’Identità Digitale

Il 27 Settembre 2023 si è riunita la Commissione per le Infrastrutture e le reti di AGCOM.
In questa data l”autorità Garante per le Comunicazioni ha dato il via alla possibilità di attivare nuove SIM e cambiare operatore telefonico (inclusa la portabilità del numero) utilizzando le identità digitali (SPID, CIE e CNS).
Questa novità comporta più vantaggi.

Si semplificheranno notevolmente gli adempimenti burocratici che gli operatori telefonici e negozianti sono tenuti a compiere: non occorrerà più acquisire in modo cartaceo o fotografico i documenti fisici come Carta d’Identità o Codice Fiscale, tramite fotocopie.
Anche gli utenti risparmieranno tempo, non dovendo più inviare i documenti e attenderne le verifiche.
Esatto: le verifiche si eviteranno in quanto le identità saranno confermate in modo immediato e incontestabile, evitando anche eventuali frodi.

A Marzo 2023 le SIM attive in Italia erano più di 107 milioni, secondo un osservatorio Agcom (in effetti il numero di SIM per abitante in Italia è superiore alla media Europea).

Siamo lieti che in l’Italia le identità digitali siano prendendo sempre più piede, semplificando la vita di tutti.
Ora attendiamo solo che le compagnie telefoniche si adeguino alla novità.



OTTOBRE 2023: Mese della Sicurezza Informatica

Ottobre è il mese che l’Europa dedica al tema della sicurezza informatica: il CyberSecMonth.
L’ECSM (European Cyber Security Month) è coordinato dall’Agenzia europea per la sicurezza informatica (ENISA) e sostenuto dalla Commissione Europea.
Per l’occasione negli Stati membri dell’UE si terranno eventi, seminari e iniziative: in Italia l’organizzazione è curata dall’ACN (Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale), supportata da Università e altre organizzazioni.
Questa campagna giunge alla sua 11° edizione per promuovere tra i cittadini la conoscenza delle minacce informatiche e dei metodi per
contrastarle. Il motto di quest’anno è #BeSmarterThanAHacker.

Nell’era digitale, in cui ogni aspetto della vita si intreccia con il web, è sempre più importante avere la giusta percezione riguardo le cyber minacce ed imparare come proteggersi dai criminali informatici.
Utilizzare Internet, strumento straordinario, in modo massiccio, espone inevitabilmente a rischi: questo percorso di divulgazione mira dunque a sensibilizzare verso un uso consapevole e ragionato della rete.

I dati hanno oggi un grandissimo valore (dati aziendali, progetti, dati sensibili, informazioni finanziarie etc).
Per un’azienda essere colpiti da attacchi hacker può portare alla perdita di dati, alla divulgazione di segreti, al blocco di servizi o della produzione, a multe, ad esborsi economici per il ripristino, fino alla perdita di fiducia da parte di clienti.

Proteggersi dagli attacchi informatici è fondamentale anche per le P.A. (di cui sono sempre più spesso vittime) in quanto gestori di enormi volumi di dati sensibili. Le istituzioni poi sono simbolo di affidabilità, dovendo anche garantire la continuità dei servizi ai cittadini.


GLI ATTACCHI INFORMATICI

La varietà di attacchi è vasta e in continua evoluzione. Vediamone alcuni:

Social Engineering: cyberattacco che sfrutta l’ingenuità dei dipendenti di un’azienda: il criminale manipola le persone e carpisce informazioni confidenziali (password, informazioni su conti correnti, etc).

Ransomware: programmi informatici dannosi che “infettano” un dispositivo digitale bloccando l’accesso a tutti o alcuni dei suoi contenuti. Il malintenzionato che li ha creati chiede poi un riscatto (in inglese, “ransom”) per liberarli. Il consiglio è di NON pagare mai.

Phishing: messaggi di posta elettronica provenienti da fonti apparentemente attendibili (banche, assicurazioni, poste) che convincono la vittima a fornire informazioni o codici di accesso.

Malvertising: messaggi pubblicitari che, una volta cliccati, installano programmi malevoli sul dispositivo dell’utente. Il motto della campagna 2022 era proprio #ThinkBeforeYouClick.

Trashing: il criminale fruga nella spazzatura della vittima alla ricerca di bollette, estratti conto, cellulari dismessi, per trovare dati sensibili.


CONSIGLI

Per proteggersi si suggerisce di:

prevenire l’infiltrazione, condividendo dati e files in modo sicuro
– mantenere sempre aggiornati software e sistemi operativi
– prevedere un piano di ripristino dei dati attraverso Backup da conservare in luoghi diversi rispetto ai dati stessi. Ciò può scongiurare il rischio di perdita dei dati e assicurare la continuità aziendale
– attenzione all’autenticazione per evitare il furto di credenziali: scegliere meccanismi forti come lo Spid, non usare password uguali su siti diversi, attivare l’autenticazione a 2 fattori e affidarsi ai PWManager
– attivare strumenti di monitoraggio, come avvisi tramite SMS, notifiche o mail quando si effettua ogni operazione così da rilevare anomalie e poter intervenire subito
– prevenire gli errori umani, lavorando sulla consapevolezza dei rischi e sulla formazione dei dipendenti




Il mese di Ottobre vuole dunque essere un promemoria annuale in quanto la sicurezza informatica non è più un optional ma un investimento necessario. E’ consigliabile però evitare il fai-da-te ed affidarsi ad esperti del settore che abbiano le giuste competenze.



Scopri di più sull’European Cyber Security Months:
www.europarl.europa.eu/thinktank/en/events/details/european-cybersecurity-month-kick-off/20230904EOT07781
www.enisa.europa.eu/news/emerging-technologies-make-it-easier-to-phish
www.acn.gov.it/notizie/contenuti/european-cyber-security-month-contribuisci-con-le-tue-idee
– www.cybersecurythmonth.eu


GOOGLE SPEGNE 25 CANDELINE

Il 27 settembre Google ha spento 25 candeline, celebrando il suo compleanno con un Doodle che ripercorre l’evoluzione del logo durante questo quarto di secolo trascorso così velocemente.

IL COMPLEANNO NON E’ SEMPRE STATO IL 27 SETTEMBRE

Google ha festeggiato il 27 settembre, data in cui, nel 1998, i fondatori – Sergey Brin e Larry Page, all’epoca dottorandi e oggi tra gli uomini più ricchi del pianeta – stabilirono la loro base operativa in un garage in affitto.
In passato però il compleanno è stato celebrato in altre date:
– il 4 settembre, in ricordo del giorno del 1998 in cui fu presentata richiesta formale di fondare la società
– il 7 settembre, data in cui la società fu realmente fondata


UN PO’ DI STORIA

I fondatori si conobbero al corso di informatica della Stanford University e portarono avanti l’obiettivo di rendere il World Wide Web un luogo più accessibile.
Cercavano un modo per ordinare per importanza i risultati pescati dalla miriade di siti presenti sul web. Le ricerche effettuate con i principali motori dell’epoca (AltaVista e Yahoo!) erano infatti imprecise.
Occorreva un algoritmo* per organizzare le informazioni in modo semplice ed efficiente, affinché l’utente trovasse facilmente ciò che cercava.
Page e Brin crearono un primo strumento per orientarsi sul Web, ma occorrevano finanziamenti per svilupparlo: incontrarono così Andy Bechtolsheim (boss di Sun Microsystems) che, secondo “la leggenda”, staccò un assegno da 100mila dollari dopo soli 15 minuti e i due, dopo averlo depositato in banca, andarono a festeggiare da Burger King.
Iniziò così la scalata di Google alla conquista di internet.
Come già detto, nel 1998 Google.inc apre in un garage a Menlo Park, in California e il sito già contava 10.000 ricerche al giorno.
La stampa inizia a notarlo: a fine ‘98 PC Magazine lo nomina uno dei 100 principali siti del mondo.
A Febbraio ’99 viene aperto un ufficio a Palo Alto con 8 impiegati e le ricerche quotidiane sono ora 500.000, finchè a fine anno il quartier generale divenne il “Googleplex” a Mountain View.
A fine 2000 le interrogazioni salgono a 100 milioni al giorno. Come ben sappiamo, la grande G ha continuato la sua espansione, evolvendosi verso altri ambiti e offrendo sempre più servizi (dalle mappe alle email, dai video ai libri, etc).


IL NOME

Google deriva da googol, parola che rappresenta un numero costituito da 1 seguito da 100 zeri e che nacque nel 1920, quando il matematico Edward Kasner stava passeggiando nei boschi con suo nipote, a cui chiese un suggerimento sul nome da dare ad un numero sbalorditivo.
Ed il nome calza a pennello: gli zeri del googol sono innumerevoli come le informazioni sulla rete.

Nel 2006 è addirittura entrato nel dizionario il verbo “to google” (in italiano googlare, cercare su google).



QUALCHE TRUCCO

La barra di ricerca può essere usata anche per lanciare i dadi, fare Testa o Croce con una monetina virtuale, far roteare la pagina di ricerca o metterla di traverso, far lampeggiare le parole, sentire i versi degli animali, usare la livella (solo tramite smartphone, ovviamente) o il metronomo, giocare a Breakout/PacMan/Snake/Solitario/Tetris e tanto altro.
Esiste anche la pagina elgooG (Google al contrario, dove i risultati sono capovolti orizzontalmente) e Google Mirror (dove i risultati sono capovolti sottosopra).



CURIOSITA

– La home page di Google è il sito più visitato al mondo. Nel 2022 in Italia ha totalizzato 158 milioni di visite al mese.
– La parola più cercata dal 2004 è Facebook
– Il primo Doodle è stato quello del Burning Man Festival del 1998.
– La mascotte della compagnia è il T-Rex Stan che appare quando cade la connessione internet mentre si naviga su Google.
– Google ha 200 uffici in 6 continenti: il primo ufficio internazionale che inaugurò fu a Tokyo nel 2001.
– L’atrio dell’ufficio quello di Johannesburg è decorato con 46 km di perline.
– Con l’introduzione del “forse cercavi” (il correttore automatico nella barra di ricerca) il traffico sul sito è raddoppiato.



Nato come semplice motore di ricerca, Google è online da 25 anni per semplificarci la vita sul web, ed è ormai diventato molto di più. In questi 25 anni il sito si è adattato ai mutamenti della società e, come dicevamo, l’ultima nuova sfida è quella di integrare l’intelligenza artificiale.





*Page ideò un criterio basato sui link, paragonandoli alle citazioni nelle bibliografie: le pagine web che avevano più citazioni (attraverso i link) erano le più autorevoli e dunque andavano considerate più importanti e proposte per prime.


FATTURAZIONE ELETTRONICA: obbligatoria per tutti dal 2024

OBBLIGO ESTESO ANCHE AI FORFETTARI


Come si sa, l’obbligo generalizzato della fatturazione elettronica è stato introdotto in Italia a partire dal 1° gennaio 2019 allo scopo di contrastare l’evasione fiscale. Erano stati comunque esonerati da questa gestione alcuni soggetti, liberi di emettere ancora fatture cartacee o scontrini fiscali.

A partire dal 1° Luglio 2022 la fatturazione elettronica è stata estesa anche ai titolari di partita IVA che avevano raggiunto ricavi o compensi superiori a 25.000 € nel corso del 2021.
Stiamo però per raggiungere una ulteriore fase che stavolta decreterà l’utilizzo obbligatorio davvero per tutti, comprese le partite iva minori.

Dal 1° Gennaio 2024 infatti entrerà a far parte della platea di soggetti obbligati anche chi in precedenza ricadeva nell’esonero in base all’art. 1, co. 3 del d.lgs n. 127/2015, ossia i titolari di partita IVA in regime di vantaggio, in regime forfettario e associazioni sportive dilettantistiche, associazioni senza fini di lucro e pro loco che hanno esercitato l’opzione di cui agli articoli 1 e 2 della legge 16 dicembre 1991, n. 398, in caso di proventi da attività commerciali non superiore a 65.000 euro.

Come si legge dalla FAQ n. 150* dell’Agenzia delle entrate, l’art. 18 del D.L. n. 36 del 30 aprile 2022 (convertito in legge n. 79/2022 del 29 giugno 2022) prevede che l’obbligo di fatturazione elettronica per i soggetti precedentemente esclusi si applica a partire dal 1° luglio 2022 per i soggetti che nell’anno precedente abbiano conseguito ricavi ovvero percepito compensi, ragguagliati ad anno, superiori a euro 25.000, e a partire dal 1° gennaio 2024 per i restanti soggetti.” Pertanto per tutti gli altri soggetti forfettari l’obbligo decorrerà dal 1° gennaio 2024, indipendentemente dai ricavi/compensi conseguiti nel 2022.


Attenzione dunque alla scadenza del 31 Dicembre 2023, che fa venire meno l’esonero anche per le partite IVA che avessero conseguito ricavi inferiori a 25.000 €.
Dal 2024 chiunque, indipendentemente dai ricavi ottenuti, dovrà dotarsi di software che permettano la gestione della fatturazione elettronica, la generazione e l’invio di file xml al Sistema di Interscambio, compatibili con le specifiche richieste dall’Agenzia delle Entrate.



LE OPINIONI DELLE PARTITE IVA

Per capire il livello di soddisfazione o malcontento, Nielsen ha svolto un’indagine, rilevando che il numero di professionisti a favore e contro la e-fattura quasi si equivalgono. Il 40% è favorevole, mentre il 36,5 è contrario. Il restante 23,5% è indifferente o poco interessato alla cosa.
Sembra che i più propensi ad accettare la cosa siano i giovani, che vedono i vantaggi della fatturazione elettronica: l’ottimizzazione della gestione delle fatture, il contrasto all’evasione fiscale, la dematerializzazione dei documenti e la riduzione dei tempi, con una conseguente diminuzione anche delle spese.

Gli over 55 sono invece meno inclini e preoccupati. C’è chi pensa che i costi potrebbero aumentare, chi ha timore di avvicinarsi a strumenti e processi nuovi e di dover faticare per apprendere meccanismi diversi da quelli fin’ora utilizzati. Troviamo anche chi è dubbioso per la paura di complicare i rapporti con fornitori e clienti o di incorrere in sanzioni.

Naturalmente la nuova normativa non incide in alcun modo sulle norme già esistenti riguardo l’obbligo di fatturazione verso le Pubbliche Amministrazioni che esisteva già in origine anche per forfettari.



Se sei una piccola Partita Iva o un Forfettario e ti occorre un software pr gestire la fatturazione elettronica non esitare a contattarci.
Puoi anche trovare le nostre soluzioni a questo link: https://www.crpsoftware.it/prodotti/fatturazione-elettronica/





*https://www.agenziaentrate.gov.it/portale/documents/20143/287582/12FAQ+pubblicate+il+22+dicembre+2022.pdf/15c0cdd6-c259-25ca-a6a3-513357af0c8c



IN USCITA I NUOVI iPHONE 15

Il 12 settembre a Cupertino Tim Cook, CEO di Apple, ha presentato la nuova gamma di prodotti dell’azienda.
Debuttano così i nuovi iPhone 15 ed i nuovi Apple Watch, che saranno disponibili dal 22 settembre.
4 sono i modelli della nuova linea di smartphone: base, Plus, Pro e Pro Max, dotati del nuovo sistema operativo iOs 17* e con processore A16 (e A17 per i due modelli di fascia alta, il più potente mai realizzato da Apple).



IL DESIGN

Il design rimane quello tipico, molto simile all’iPhone 14, ma la cornice intorno allo schermo sarà la più sottile di sempre: in alluminio per il 15 e 15 Plus e in titanio per il Pro e Pro max, che li rende i modelli più leggeri mai costruiti.
I colori: per iPhone 15 Pro e Pro max sono titanio bianco/nero/blu/naturale, mentre quelli per iPhone 15 e 15 Plus sono nero, blu, verde, giallo e rosa.
Il display OLED Super Retina da 6.1 pollici o 6.7 potrà dare il doppio di luminosità del precedente modello.

Le 3 fotocamere sono state potenziate: la terza arriva a 48 megapixel.
L’iPhone 15 Pro Max avrà zoom ottico fino a 5X e fotocamera spaziale (usando due telecamere contemporaneamente si possono registrare video in 3D, pensati per il visore che arriverà nei prossimi mesi e di cui abbiamo parlato qui: https://www.crpsoftware.it/visore-apple-vision-pro/).
Tra le novità c’è il “Tasto Azione” che soppianta il tasto in alto a sinistra, usato per mettere muto il telefono. Ora l’Action Button avrà più funzioni: silenziare, aprire la fotocamera, accendere la torcia, registrare vocali, collegarsi a Siri e altro.



L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

I nuovi iPhone integrano funzioni di IA utili ma discrete.
Tra le cose che potrà fare l’algoritmo c’è la nuova funzione di isolamento vocale: il telefono imparerà a riconoscere la voce umana per attenuare il rumore di fondo durante le telefonate.
Il software di miglioramento delle immagini potrà cancellare dalle foto le persone o rilevare in automatico volti umani e di animali per creare scatti migliori.
Ci sarà poi la trascrizione automatica dei messaggi della segreteria, suggerimenti testuali perfezionati nella tastiera, e tanto altro. Tools poco spettacolari, sì, ma che semplificheranno le attività quotidiane.



IL CAVO UNIVERSALE USB-C

Una grandissima novità è l’addio, dopo 11 anni, al cavo Lightening per il caricamento della batteria.
Si tratta di una scelta obbligata in verità: anche Apple deve adeguarsi alla normativa europea per il caricabatterie unico che impone una porta universale Usb-C nei devices antro la fine del 2024.
La logica è quella di evitare sprechi ed evitare che i consumatori debbano dotarsi di cavi appositi per ogni dispositivo.



IL PREZZO

E’ una sorpresa! Mentre in tutto il mondo i prezzi aumentano a causa dell’inflazione, Apple ha deciso stavolta di non applicare rincari, anzi, su certi modelli troviamo addirittura dei ribassi.
Ad ogni modo gli importi di questi prodotti rimangono alti** e variano in base alla capacità di memoria.
Questa scelta è dovuta al fatto che il mercato degli smartphone nel 2023 è crollato, registrando il maggiore calo degli ultimi anni. La Cina poi ha proibito gli iPhone ai dipendenti pubblici per questioni di sicurezza nazionale, cosa che ha fatto perdere ad Apple 200 miliardi di dollari. Contenendo i prezzi Apple spera di fare maggiori vendite per compensare le perdite.



Gli iPhone rimangono il prodotto più importante di casa Apple (il 50% del fatturato), ma sembra che il lancio degli iPhone 15 sia stato un po’ deludente: ormai presentare novità significative è molto difficile perché sembra non ci siano più funzioni rivoluzionarie da proporre.


*Consigliamo di scaricare iOs 17 a chi ha iPhone SE, XR, XS, 11, 12, 13 e 14 facendo prima un backup del proprio telefono.
**Questi i prezzi ufficiali ricavati dal sito Apple https://www.apple.com/it/ (e che possono subire variazioni): iPhone 15 – da 979 a 1.359 euro
iPhone 15 Plus: da 1.129 a 1.509 €
iPhone 15 Pro: da 1.239 a 1.869 €
iPhone 15 Pro Max: da 1.489 a 1.989 €



CALIFORNIA FOREVER: la città utopica sarà realtà

Finalmente è stato svelato un mistero che aleggiava da 5 anni in California: chi stesse acquistando moltissimi terreni nella contea di Solano, nella Baia di San Francisco, e perché.
La società Flannery Associates è uscita allo scoperto solo di recente rivelando i dettagli dell’operazione.
Alla sua guida troviamo Jan Sramek sostenuto da vari miliardari della Silicon Valley, tra cui la moglie di Steve Jobs e dal cofondatore di Linkedin*.

Il gruppo ha speso quasi 1 miliardo di dollari per acquistare l’intera contea: 55.000 acri (210 km quadrati) a 90 km a nord-est di San Francisco, una zona rurale che oggi ospita 450.000 persone.

Il motivo? Costruire da zero una nuova città perfetta.




UNA CITTA’ IDEALE

Il progetto virtuale pubblicato di recente dagli investitori mostra una città idilliaca, con lunghe piste ciclabili, diecimila acri di parchi, frutteti con oltre un milione di alberi e grandi laghi per fare canoa.
Si tratterà di una smart city autosufficiente e sostenibile, dove tutto funzionerà ad energia pulita grazie ai pannelli solari, con trasporti pubblici affidabili, un parco ad energia solare, decine di migliaia di case.
Tutti i servizi, negozi, centri commerciali, ristoranti e scuole – costruiti con metodi all’avanguardia e dal design ricercato – saranno raggiungibili a piedi, rendendo la metropoli dinamica e vivibile per i futuri residenti.
Verrebbero poi offerti alla comunità una miglior assistenza medica, nuovi posti di lavoro ben retribuiti e alloggi a prezzi accessibili – il che eviterebbe l’emigrazione dei giovani e contribuirebbe ad aumentare la ricchezza della contea. Non è esclusa la sperimentazione di nuove forme di governo urbano.
L’obiettivo insomma è quello di creare una comunità sofisticata e con la miglior qualità di vita, progettata per essere un paradiso della tecnologia e dell’innovazione, collocata in un ambiente sano ed ideale.



PREOCCUPAZIONI E PERPLESSITA’

Sebbene questo ambizioso progetto sembri un sogno ad occhi aperti, le autorità locali ed i cittadini di Solano lo guardano invece con sospetto. I residenti hanno passato anni in allarme, vedendo ampie aree di terreno cadere in mano a soggetti ignoti che fin’ora non avevano mai condiviso le proprie mire con le persone del posto.
Il sindaco della contea continua a ricevere centinaia di messaggi contrari al piano del gruppo dei miliardari dell’industria hi-tech, accusati dagli agricoltori di aver rubato terreni fertili per edificarvi sopra.
In effetti il problema che si pone è reale: i terreni acquistati sono agricoli e non ad uso residenziale e cambiarne la destinazione d’uso per ottenere i permessi di costruzione non sarà facile: sembra infatti che l’unica via sarà indire un referendum con cui gli scettici e preoccupati elettori di Solano approvino l’iniziativa.
Occorrerà convincerli che il progetto non creerà una città solo per ricchi, per l’élite (cosa che la renderebbe non una città utopica, ma una comunità protetta) e che arriveranno investimenti e nuove infrastrutture.

Sramek ed il suo team ha iniziato a incontrare i politici che rappresentano l’area, desiderosi di collaborare con la comunità. Il mese scorso è stato consegnato ai residenti un sondaggio per valutare il loro sostegno, chiedere suggerimenti (anche sul nome della nuova città) e per elaborare una visione condivisa per il futuro della contea. La Crème della Silicon Valley ha anche spiegato che l’iniziale segretezza dell’operazione è stata una cautela per evitare speculazioni fondiarie, almeno finchè non fosse stato acquisito un numero sufficiente di terreni.
L’acquisto dei lotti è stato accuratamente pianificato ed è durato anni (dal 2018); molti di essi erano abbandonati ed incolti ma, pur di convincere i proprietari alla vendita, vennero fatte offerte molto superiori al valore di mercato (anche di 4 o 5 volte). In pochi anni con i suoi 55.000 acri (il doppio della superficie di S. Francisco), la Flannery è diventata il più grande proprietario terreno della contea di Solano.


ESPERIENZE SIMILI

L’idea di una comunità utopica non è una novità per gli USA: piace molto pensare ad un luogo sicuro e chiuso, composto da persone simili e tendente alla perfezione.

Nel 2018 Facebook ha fondato il Willow Village, in California: 50 acri di residenze, uffici, negozi di alimentari e una farmacia. Anche Google sembra voler costruire 10mila case sul suo terreno di Mountain View, per i suoi impiegati.  Però più che città Ideali questi sembrano quartieri per dipendenti.

Peter Thiel, cofondatore di Pay Pal, aveva pensato al Seaside Institute, una città costruita su piattaforme galleggianti in mare aperto, senza tasse e senza leggi americane.
Nel 1996 in Florida la Disney costruì Celebration, estesa su 27mila acri e con circa 11mila persone, perché fosse una città magica immersa nell’armonia.

Eppure tutti questi progetti sono naufragati.


IL SOGNO DIVENTA REALTA’

Di recente Sramek ha lanciato il sito web dedicato a California Forever: https://californiaforever.com/, un ulteriore passo nel procedere del suo progetto.
La sua è sicuramente una iniziativa molto audace, ambiziosa e rivoluzionaria, ma è anche vero che le città ideali sono un’utopia che da secoli si ripropone senza riuscire a concretizzarsi mai, perché, oltre alla città, anche gli uomini dovrebbero essere ideali. E purtroppo non è mai così.


*Gli altri investitori sono Marc Andreessen e Chris Dixon (della società di venture capital Andreessen Horowitz), Patrick e John Collison (cofondatori della società di pagamenti Stripe) e gli imprenditori Nat Friedman e Daniel Gross.
Il 97% dei finanziamenti proviene da investitori statunitensi e il resto da Regno Unito e Irlanda.



SAMSUNG GALAXY RING: l’anello smart ancora avvolto nel mistero



IL PRIMO ANELLO INTELLIGENTE DI SAMSUNG

Rimane ancora avvolto nel mistero il Samsung Galaxy Ring, nuovo gadget dell’azienda tecnologica sudcoreana Samsung.
Stiamo parlando un anello smart pensato per rilevare i parametri vitali del possessore, che potrà visualizzare le informazioni sulla sua salute rilevate dai sensori dell’accessorio tramite un’app per smartphone.
Essendo facilmente indossabile, anche a letto, lo smart ring potrà monitorare il benessere della persona in modo più comodo e discreto rispetto a uno smartwatch.
Non solo: essendo più aderente al corpo otterrà misurazioni più accurate anche rispetto le fitness band, con il vantaggio di essere meno fastidioso e invasivo. Sembra che sarà anche regolabile in base alla dimensione delle dita degli utenti, per evitare imprecisioni nei dati raccolti.

Elementi sfidanti per lo sviluppo di questo terminale indossabile sono sicuramente le dimensioni, poiché le componenti interne dovranno essere minuscole (sarà la casa giapponese Meiko ad occuparsi dei PCB, i circuiti stampati), ma anche il riuscire ad adattare l’anello intelligente a chi ha flusso sanguigno debole o evitare che risulti stretto al dito.

Certo questi dispositivi indossabili non sono ancora molto diffusi.
Sul mercato c’è solo un’altra soluzione di questo tipo: gli Oura Ring, nati nel 2021 in Finlandia, resistenti all’acqua fino a 100 mt di profondità, dal peso di soli 4 grammi, dotati di batterie velocemente ricaricabili e con 7 giorni di autonomia.

Samsung punta dunque al settore del fitness e della salute, sebbene sembri che questo accessorio potrà anche servire per il controllo degli elettrodomestici connessi o addirittura per navigare nel metaverso: con i suoi sensori di movimento l’utente potrebbe lanciare comandi nella realtà virtuale/aumentata senza dover usare un gamepad. In effetti Samsung ha di recente ufficializzato una collaborazione con Google relativa a progetti di questo tipo.

In ogni caso questo anello avanzatissimo rimane avvolto nel mistero: non si hanno informazioni su design, caratteristiche e prezzo.




LANCIO ANCORA LONTANO

Sappiamo ancora pochissimo sul Galaxy Ring: pare che fin’ora Samsung fosse in attesa delle valutazioni preliminari sul prototipo ma sembra ormai nell’aria l’avvio della produzione, forse già tra Agosto e Settembre.
Tuttavia, non ci sono ancora conferme ufficiali da parte dell’azienda.
Ricordiamo però che l’inizio della produzione non comporta che il dispositivo approdi sul mercato quest’anno, anzi, probabilmente si dovrà attendere la metà del 2024.
Questa lunga attesa potrebbe essere dovuta al fatto che se Samsung intendesse classificare l’anello smart come dispositivo medico, dovrebbe allora dotarsi di certificazioni dalle agenzie sanitarie che possono richiedere anche 12 mesi per essere ottenute. Se invece “si accontentasse” di lanciarlo come semplice gadget taglierebbe i tempi, magari richiedendo le certificazioni successivamente. C’è solo un indizio che fa sperare in un lancio non troppo lontano: la comparsa della dicitura “Ring Support” sull’app Samsung Health il mese scorso, sebbene non esistano ancora prodotti del genere.



I POSSIBILI NOMI

Il mistero circonda davvero ogni aspetto di questo anello di nuova generazione, anche il nome.
E’ vero che Samsung ha registrato il marchio Galaxy Ring, ma secondo alcune indiscrezioni il 22 agosto è stato depositato anche Curio, che potrebbe rimandare all’elemento chimico o essere un’abbreviazione di curiosity, per indicare qualcosa di insolito… ma Samsung Galaxy Ring sembra il nome più adatto e in linea con lo stile del brand asiatico.
E’ anche vero che notoriamente Samsung depositi marchi che non sempre diventano effettivamente prodotti.

Ecco quali sono stati registrati di recente e che fanno pensare a questo nuovo progetto:
Galaxy Ring
Curio
Galaxy Feel
Galaxy Glia
Circle
Galaxy One
Index
Insight
Pulse
Rhythm


Probabilmente si avranno altre novità su questo progetto ormai in cantiere da diverso tempo solo dopo la fiera Ifa di Berlino, a inizio settembre, dove Samsung terrà un evento di presentazione.

Gli occhi rimangono puntati dunque sul lancio di questo dispositivo mai visto prima e che forse potrà aiutarci a tenere sotto controllo la salute e il nostro stile di vita.



DIGITAL SERVICE ACT: OGGI LA SCADENZA PER 19 BIG TECH


LE 19 BIG TECH DESIGNATE

Con il Digital Service Act (DSA), Regolamento Europeo in vigore da Novembre ‘22, l’UE mira a creare un ambiente digitale sicuro e affidabile per salvaguardare i diritti dei consumatori, contrastando la disinformazione (es: fake news), i contenuti illegali e la violenza online (es: incitamento all’odio, violenza di genere) ed incentivando la protezione dei minori e la trasparenza su profilazione, pubblicità e modalità di moderazione.

Il 25 Aprile la Commissione Europea ha designato 19 giganti del Web che saranno i primi a doversi adeguare. Sono stati scelti in base al loro bacino d’utenza: ogni mese offrono servizi ad almeno il 10% della popolazione dell’UE, cioè 45 milioni* di persone). Proprio oggi, 25 agosto, scadono i termini per queste 19 piattaforme per adeguarsi, c che rischiano multe fino al 6% del fatturato o il blocco temporaneo dell’attività.

Questi colossi, insigniti ora di responsabilità, sono:
Motori di ricerca: Bing e Google Search
E-Commerce: Alibaba AliExpress, Amazon Store, Apple AppStore, Zalando (unica europea)
Social Media: Facebook, Instagram, Twitter (X), TikTok, Snapchat, LinkedIn, Pinterest
Servizi Google: Google Play, Google Maps e Google Shopping
Altro: Booking.com, Wikipedia e YouTube

Queste big tech hanno avuto 4 mesi di tempo per consegnare all’UE i rapporti di valutazione dei rischi sistemici delle proprie piattaforme e stabilire come intervenire in proposito.

GLI OBBLIGHI IMPOSTI DAL DSA

– TRASPARENZA: I social dovranno rivelare il funzionamento dei propri algoritmi, ovvero i meccanismi che regolano l’organizzazione e la visualizzazione dei contenuti. Da adesso gli utenti europei di FB, Instagram, Tiktok etc avranno l’occasione di stabilire autonomamente l’importanza di ogni contenuto: potranno scegliere di visualizzare post, stories e reels ordinati in modo alternativo a quello stabilito dagli algoritmi, per es. scegliendo l’ordine cronologico o mostrando i più popolari nel Paese o nel mondo, anziché per “rilevanza personalizzata”.
Questa, per TikTok, è una novità di grande importanza visto che il suo successo deriva proprio da un algoritmo che fin’ora, per tenere gli utenti incollati allo schermo, ha proposto contenuti sempre in linea con i loro interessi.

Le piattaforme dovranno anche rendere pubblici i repertori di tutti gli annunci pubblicitari apparsi sulle interfacce.

– NOTIFICA DI CONTENUTI ILLECITI: permettere agli utenti di segnalare contenuti illeciti, valutarli ed eventualmente rimuoverli (notificando i sospetti reati alle autorità).

– MODERAZIONE: I social network dovranno fare guerra alle fake news, ai contenuti violenti o illegali, ai discorsi d’odio e alle molestie, gli e-commerce dovranno dare la caccia alle recensioni false o a prodotti vietati o contraffatti, rimuovendo contenuti.
Le piattaforme dovranno informare gli utenti della decisione di moderare o rimuovere un loro contenuto, motivandola e permettendo la contestazione.

– PROFILAZIONE:
nasce l’obbligo di fornire all’utente l’opzione di non ricevere suggerimenti basati sulla profilazione.
Il DSA impone di non mostrare annunci basati su orientamento sessuale, religione, idee politiche o dati sensibili e vieta quelli personalizzati verso i minori. Impone anche di rendere noto agli utenti il perché vedono una pubblicità o sapere chi la finanzia e dare la possibilità di nasconderla e disattivare gli annunci personalizzati.

– CHIAREZZA nei termini di servizio, che devono essere facilmente comprensibili per chiunque.

I PRIMI RICORSI

Amazon si è appellata alla Corte di Giustizia per essere esclusa dall’elenco delle 19 very large company, in quanto il DSA deve colpire solo le compagnie che hanno la pubblicità come prima fonte di reddito e che distribuiscono informazioni, ma Amazon non corrisponde a questa descrizione: i suoi ricavi provengono per la maggior parte dalla vendita al dettaglio. Anzi, se la compagnia di Seattle dovesse conformarsi al DSA, avrebbe onerosi obblighi amministrativi che alla fine danneggerebbero i consumatori europei.

Anche Zalando (unica azienda europea delle 19) ha lamentato l’inclusione nella lista ed ha fatto ricorso, spiegando che il proprio business si basa sul retail e che il numero di visitatori europei è molto inferiore alla soglia fissata dal DSA.

Wikipedia, dal canto suo, ritiene di funzionare in modo diverso dalle altre 18 piattaforme: è l’unica realtà no-profit, dove la lotta alle false informazioni viene già intrapresa grazie alle comunità di redattori volontari che decidono in collaborazione contenuti e regole. Sono loro a comporre in modo neutrale le voci dell’enciclopedia, riportando le fonti. Il sito è già trasparente e il pubblico può vedere ogni modifica su una voce nello storico della pagina.

I PROSSIMI PASSI

La Commissione europea valuterà ora le risposte delle 19 piattaforme e gli interventi da loro attuati.
Queste saranno poi soggette annualmente e a loro spese a un controllo indipendente che valuti la compliance delle misure.

E’ previsto inoltre che queste piattaforme versino una fee annuale calcolata sul loro numero di utenti europei (per un massimo dello 0,05% del fatturato annuo globale), per far funzionare la macchina dei controlli.
L’UE conta di incassare circa 45 milioni l’anno prossimo.

E poi… da febbraio 2024 il regolamento si applicherà anche a piattaforme più piccole: 10mila in totale.
Siamo molto curiosi di scoprire quali saranno!

*Google Search: 332 milioni – Wikipedia: 151 milioni – Facebook: 255 milioni – TikTok: 125 milioni – Snapchat: 96,8 milioni




TWITTER DIVENTA X, l’app UNIVERSALE


STUPORE NEL WEEKEND

Con gran stupore, domenica 23 luglio il mondo intero ha appreso da Elon Musk, che la piattaforma Twitter sarebbe stata stravolta.
Presto diremo addio al marchio Twitter e, gradualmente, a tutti gli uccelli” queste le sue parole.
In 24 ore, da lunedì 24 luglio, il famosissimo social ha cambiato nome, diventando “X”, ed il nuovo logo ha sostituito il celebre uccellino blu.
Musk non ha perso tempo: il giorno successivo è stata rimossa anche l’insegna dalla facciata della sede centrale a San Francisco, su cui in serata è stato proiettato il logo inedito.
Anche le immagini dei profili ufficiali dell’azienda californiana sono cambiate, così come il logo nella versione web (a breve cambierà anche il logo dell’app su smartphone).
Per ora il dominio web è ancora twitter.com, ma è già attivo l’indirizzo x.com che rimanda alla stessa pagina e che nelle prossime ore lo sostituirà del tutto.
(Una curiosità: il dominio x.com venne registrato da Musk nel 1999 ed ospitava il sito di una banca online, che nel 2000 diventò PayPal).

I MOTIVI DEL REBRANDING

Patron Tesla ha acquistato Twitter lo scorso ottobre per 44 miliardi di dollari (più del suo effettivo valore, essendo Twitter in difficoltà da anni) decidendo nel giro di pochi mesi e con una mossa a sorpresa di cambiarlo radicalmente, non solo dal punto di vista estetico.
Dietro questa scelta c’è l’ambizione di Musk di trasformare la piattaforma in una “app per tutto”, dunque il nome Twitter aveva senso finché si trattava di un social di microblogging, con messaggi brevi, fino a 140 caratteri – come appunto dei cinguettii – ma non più ora che si vuol renderla qualcosa di molto più ampio.

L’APP PER… TUTTO

Il miliardario sudafricano immagina X come un’applicazione polivalente (una “everything app”) che includerà una vasta gamma di contenuti, le classiche funzionalità da social (messaggistica, multimedia, lunghi video, etc) ma anche servizi differenti: comunicazioni e fintech, con la capacità di gestire l’intero mondo finanziario degli utenti, tra pagamenti digitali e operazioni bancarie*.
La piattaforma supererà quindi le sue origini social, ambendo ad evolversi in una super app.

La CEO Linda Yaccarino ha affermato: “X è la versione futura dell’interattività illimitata – incentrata su audio, video, messaggistica, pagamenti bancari – che crea un mercato globale per idee, beni, servizi e opportunità. Alimentato dall’intelligenza artificiale, X ci connetterà tutti in modi che stiamo appena iniziando a immaginare. Non c’è alcun limite a questa trasformazione. X sarà la piattaforma in grado di offrire, beh….tutto”.

NOME E LOGO: PROBABILI CAUSE LEGALI

Perché una X come nuovo nome? Questa lettera è un chiodo fisso per Elon Musk: ha spiegato che semplicemente gli è sempre piaciuta. In effetti è già a capo dell’azienda aerospaziale SapceX e di X.AI..

E’ molto alto, però, il rischio di veder sorgere controversie legali: sulle lettere dell’alfabeto esistono diritti di proprietà intellettuale e marchi registrati (solo negli USA sono circa 900 le registrazioni in vari settori) e, per ironia della sorte, proprio le due rivali – Meta e Microsoft – hanno diritti sul marchio. Microsoft lo registrò nel 2003 per la consolle Xbox; Zuckerberg invece nel 2019 per Meta Platforms.
Quindi per Musk c’è il pericolo che gli venga bloccato l’uso del marchio X o che debba pagare milioni di dollari per cercare di raggiungere accordi e ottenerne lui stesso la registrazione.
Riguardo al Logo, sembra molto generico e poco caratterizzante, anche se sembra non sia ancora definitivo.
Molti lo trovano troppo simile alla lettera X del font Special Alphabets 4 di Monotype (rispetto al quale si differenzia solo lo per lo spessore di una delle linee) e al carattere (U+1D54F) del sistema di codifica Unicode.

LE CONSEGUENZE DELLA NUOVA IDENTITA’

La completa trasformazione di Twitter è sembrata un’operazione frettolosa e si teme che il marchio risulti poco riconoscibile.
In effetti gli inserzionisti si sono dimezzati nell’ultimo periodo, preoccupati che questo cambiamento possa allontanare gli utenti dalla piattaforma.
Alcuni analisti ritengono che Twitter (X) abbia perso più del 90% del suo valore da ottobre ‘22 a oggi e che la perdita si aggiri tra i 4 e 20 miliardi di dollari. Musk stesso ha ammesso che i guadagni provenienti dalle pubblicità sono calati del 50%.


Il tempo ci dirà se Musk riuscirà a recuperare la fiducia di utenti e sponsor dopo questo rinnovamento rivoluzionario, anche considerando che Zuckerberg ha lanciato proprio questo mese l’app Threads, diretta concorrente di Twitter (ora X).
Vedremo quanta gente rimarrà a pubblicare tweet… o forse dovremmo chiamarli Xeet?


* Il modello proposto sembra simile a quello di WeChat, app cinese di Tencent, nata inizialmente come semplice app di chat nel 2007, trasformatasi poi in social network e diventata infine, in vera e propria identità digitale, con cui gli utenti cinesi possono per esempio anche pagare i biglietti della metropolitana