TERMINA IL SUPPORTO WINDOWS 10: milioni di PC in discarica

Dal 14 ottobre 2025 Microsoft interromperà l’assistenza a Windows 10 e non rilascerà più aggiornamenti.
Le conseguenze di questa scelta saranno diverse.

Molti valuteranno dunque di passare a Windows 11, ma c’è un grosso problema: tantissimi PC non hanno i requisiti tecnici* per riuscire ad installare l’ultimo sistema operativo.
La nuova versione, infatti, è più completa ed in grado di gestire anche l’intelligenza artificiale, dunque più ‘pesante’ e impegna maggiormente l’hardware dei PC.

Chi, dunque, non avesse hardware sufficientemente potenti avrà due possibilità: o continuare ad usare Windows 10 (malgrado l’impossibilità di aggiornarlo sia piuttosto pericolosa per la sicurezza) o acquistare PC più recenti.

C’è in effetti un’ulteriore opzione: aderire al programma ESU (Aggiornamenti di Sicurezza Estesi) triennale di Microsoft, per ottenere supporto anche dopo il 14/10/2025, ma a pagamento.
Al momento non si conoscono i prezzi (usciranno solo a ridosso di fine 2025), ma potrebbero essere previsti scaglioni temporali come fu per Windows 7: 25 dollari i primi dodici mesi, 50 dollari il secondo anno e 200 per il terzo.
Se Microsoft mantenesse questa impostazione allora converrebbe acquistare subito PC nuovi e compatibili con Windows 11.

Si stima che nel 2024 il mercato dei PC crescerà dell’8%, cosa ottima per il settore, specialmente dopo un 2023 molto difficile.

Ma che fine faranno i vecchi PC? Diventeranno rifiuti elettronici, perché anche se fossero in buone condizioni non potranno essere ricondizionati, visto che non possono supportare W11 e dunque difficilmente qualcuno li acquisterebbe.
Secondo Canalys, a livello globale in 2 anni saranno destinati alla discarica 240 milioni di PC, che equivale a una pila alta oltre 7.000 km.
Si dovranno gestire 480 milioni di kg di rifiuti RAEE, che avranno più o meno possibilità di riciclo in base al Paese in cui verranno rottamati.

E’ chiaro che le decisioni delle società che realizzano sistemi operativi possono portare i prodotti a un’obsolescenza anticipata, ma questo ha un impatto sull’ambiente.
Per facilitare l’economia circolare sarebbe bene invece che i dispositivi fossero durevoli, riparabili, riciclabili, e che i fornitori di sistemi operativi garantissero il loro utilizzo e la loro sicurezza il più al lungo possibile.

* Processore da almeno 1 GHz o superiore, e un minimo di 4GB di RAM e 64GB di storage.



HYPERLOOP e trasporti ultraveloci: il sogno è finito

A fine 2023, ormai è confermato, Hyperloop One chiuderà: dovremo dire addio, almeno per il momento, al treno proiettile del futuro.

Nata come nel 2014 con il nome di Hyperloop Technologies, qusta startup aveva un obbiettivo ambizioso e molto difficile da raggiungere: prometteva di trasportare persone e merci attraverso tubi senz’aria a 1000 km orari.

Con questa idea che catturò l’attenzione di investitori da tutto il mondo, ottenne finanziamenti per circa 450 milioni di Dollari.

L’ideatore di questo “quinto metodo di trasporto”, come lo chiama lui, è stato Elon Musk, che ha teorizzato la creazione di capsule di alluminio aerodinamiche – piene di passeggeri o merci – che potrebbero essere spinte a velocità eccezionali attraverso un sistema di enormi tubi metallici sigillati, a bassa pressione, raggiungendo i 1200 km orari, per coprire lunghe distanze in breve tempo. I tubi, sollevati su tralicci interrati sotto terra, potrebbero collegare le città e cambiare il modo in cui viaggiamo, lavoriamo e spostiamo merci.
Si sognava di viaggiare da Los Angeles a San Francisco in soli 30 minuti, o addirittura di collegare Europa e Cina per trasferire merci in un solo giorno da un punto all’altro.

Il primo (e unico test) con passeggeri umani venne condotto su un percorso di prova allestito nel deserto del Nevada a fine 2020, ma la velocità massima raggiunta dalla capsula fu solo di 160 km/h, ben al di sotto di quanto promesso.

Negli anni la società ha cambiato nome (diventando Hyperloop One nel 2016 e successivamente Virgin Hyperloop) e strategia, accantonando infatti nel 2022 l’idea del trasporto di persone, concentrandosi solo su quello di merci.
Ciò non è servito, anzi: il sogno si è ufficialmente infranto ed entro la fine del 2023 l’azienda cercherà di vendere tutti gli assets in suo possesso – macchinari, piste di prova, edifici – e tutti i dipendenti verranno licenziati (erano oltre 200 a inizio 2022).
Le proprietà intellettuali passeranno all’azionista di maggioranza: la multinazionale DP World (il principale operatore portuale di Dubai).

La storia di Hyperloop termina senza aver mai firmato alcun contatto per la realizzazione di una tratta reale, ma il suo fallimento non farà calare definitivamente il sipario su questa tecnologia.

L’idea del trasporto ultraveloce su terra attraverso tubi viene portata avanti da altre società (come Hardt Hyperloop, Hyperloop Transportation Technologies e Swisspod Technologies), sebbene nessuna di loro al momento sia andata oltre la realizzazione di prototipi.

Negli scorsi anni, sembrava che Hyperloop potesse approdare anche in Italia, per collegare nord e sud o per creare un binario tra Roma e Milano percorribile in soli 30 minuti, ma sembra proprio che dovremo pazientare ancora a lungo prima che si arrivi a questa rivoluzione nel sistema dei trasporti pubblici.



ANCHE LINKEDIN INSERISCE LE SPUNTE BLU

Anche Linkedin, come ormai stanno facendo quasi tutti i social, ha inserito la possibilità di ottenere la spunta blu sul proprio profilo, ovvero il badge di verifica della propria identità. Dal 13 dicembre questa possibilità è disponibile anche in Italia.

La scelta è motivata da ragioni di trasparenza: l’autenticità online non è mai stata così importante.
Aumentano costantemente i casi di presentazioni fraudolente con persone che fingono di essere qualcun altro e alle aziende occorre essere certe di star interagendo effettivamente con un certo professionista.

Per Marcello Albergoni, Country Manager LinkedIn Italia “Linkedin ha l’obiettivo di offrire agli iscritti e clienti un ambiente professionale sicuro e affidabile in cui costruire la propria carriera e far crescere la propria attività. Questo ulteriore livello di verifica dell’identità aiuta i nostri utenti a prendere decisioni più informate sulla veridicità delle persone o aziende con cui si interagisce”.

La spunta blu verrà associata al proprio datore di lavoro e attesterà il fatto che l’iscritto sia davvero dipendente di quell’azienda. Linkedin inoltre non farà pagare alcunchè per avere il badge, cosa che invece è richiesta da altri social network, come X e Meta.

Il partner scelto per verifica dell’identità è Persona, società di San Francisco.
La procedura richiede giusto qualche minuto di tempo e occorre tenere a portata di mano un passaporto elettronico italiano con tecnologia NFC (chip) in corso di validità. 

Verrà richiesta una foto del passaporto e un proprio selfie; il nome riportato sul passaporto deve corrispondere a quello indicato sul profilo LinkedIn (che comunque non riceve dati biometrici, foto, numeri o date di scadenza o di emissione del documento).

Rimane comunque possibile in qualunque momento rimuovere la verifica dell’identità.

Al momento Linkedin conta 1 miliardo di iscritti e ritiene che entro il 2025 ci saranno almeno 100 milioni di membri verificati.

L’ITALIA COLLABORA AL NUOVO REATTORE NUCLEARE GIAPPONESE

IL PIU’ GRANDE REATTORE A FUSIONE NUCLEARE DEL MONDO

Il 1° dicembre è stato inaugurato a Naka, in Giappone, il nuovo reattore sperimentale a fusione nucleare più grande al mondo, chiamato JT-60SA, una costruzione alta come un edificio a sei piani collocata in un hangar a nord di Tokyo.
Sarà dedicato allo studio teorico e pratico della fusione nucleare, per comprendere come sfruttare la fusione per produrre energia pulita su larga scala, e fa da apripista all’ITER (International Thermonuclear Experimental Reactor), attualmente in costruzione in Francia e che sarà il più potente device di fusione al mondo.

Entrambi i progetti hanno lo scopo di far fondere i nuclei di idrogeno in un elemento più pesante, l’elio, raccogliendo un plasma vorticoso riscaldato a 200 milioni di gradi Celsius e rilasciando energia sotto forma di luce e calore. Questa reazione è identica a quella che avviene all’interno delle Sole e delle stelle e potrebbe fornire energia su larga scala senza produrre anidride carbonica o scorie radioattive.

I leader di tutto il mondo hanno ormai riconosciuto che l’energia nucleare – sicura e rispettosa dell’ambiente – sarà fondamentale per raggiungere l’azzeramento delle emissioni di gas serra entro la metà del secolo: il 2050 è infatti la deadline entro cui le emissioni dovranno essere tagliate.



LA COLLABORAZIONE DELL’ITALIA

L’Unione Europea ha siglato l’accordo Broader Approach con il Giappone, cosa che ha reso possibile la realizzazione del JT-60SA. I lavori sul rattore giapponese sono iniziati nel 2007 e si sono conclusi nel 2020, per un costo di costruzione pari a 560 milioni di euro, ripartiti tra Europa e Giappone.
L’Italia ha contributo in maniera sostanziale a questo progetto (così come han fatto anche Belgio, Francia, Germania, Spagna) attraverso l’ENEA, il consorzio RFX, il CNR, il Governo, che ha stanziato 70 milioni di euro e diverse industrie italiane hanno fornito componenti cruciali, come cavi superconduttori per magneti, bobine toroidali superconduttrici con le relative casse di contenimento, etc.

Questo è dunque un successo anche italiano: possiamo essere orgogliosi per la buona riuscita di questa collaborazione internazionale, per l’efficiente gestione e per l’esecuzione esemplare dell’opera.

Proprio di recente, inoltre, l’Italia non ha firmato l’accordo internazionale per triplicare la produzione di energia elettrica attraverso la fissione, scegliendo di puntare invece direttamente alla fusione.
Sarà una grande sfida e i risultati si vedranno probabilmente solo tra parecchio tempo, ma il nostro Paese pensa in grande.




Tutto il settore della scienza è convinto che la fusione nucleare sarà la soluzione ai nostri problemi energetici.
Ormai non è più una questione di “se” ma di “quando” riusciremo ad utilizzare l’energia delle stelle.



PARENTAL CONTROL: OBBLIGATORIO SULLE SIM DEI MINORENNI

Il Web è una straordinaria opportunità ma è anche fonte di pericoli, specialmente per chi è più vulnerabile e ingenuo. Negli ultimi anni, infatti, è cresciuta sempre più la preoccupazione per il rapporto tra il digitale e i giovani.
Per questo motivo l’AGCOM è intervenuta, approvando a gennaio le linee guida* per proteggere i minorenni sul web e che sono entrate in vigore il 21 Novembre.

Da adesso i gestori di telefonia e internet sono obbligati a mettere gratuitamente a disposizione dei clienti dei sistemi di controllo per filtrare i contenuti non adatti ai minori.

Sono 8 le categorie di contenuti che i genitori devono poter bloccare attraverso filtri gratuiti che gli operatori telefonici devono predisporre.

1) Contenuti per adulti
2) Gioco d’azzardo o scommesse
3) Armi (siti che divulgano informazioni o ne promuovono la vendita)
4) ​Violenza
5) Odio, intolleranza, discriminazioni
6) Pratiche dannose per la salute (es: uso di stupefacenti, alcol, tabacco etc)
7) Anonimato (siti che forniscono strumenti per rendere l’attività online non rintracciabile)
8) Sette

L’elenco ufficiale dei siti bloccati non è però ancora stato pubblicato.



COSA CAMBIA

Da adesso i sistemi di controllo parentale saranno attivati di default (e gratis) al momento dell’acquisto di SIM intestate a minorenni, e verrà attivata automaticamente sulle SIM già in uso.
Se invece la SIM è intestata a un genitore ma viene usata da un minorenne, si potrà attivare la limitazione di accesso a siti ritenuti inappropriati tramite l’area riservata del cliente sull’app/sito del gestore.

Ad ogni modo il sistema è flessibile: l’internet provider (ISP) deve obbligatoriamente bloccare a monte i contenuti che un utente minorenne non può visualizzare, ma è sempre fatta salva la possibilità per l’adulto di scegliere se disattivare il blocco, del tutto o in parte (es: solo per alcune categorie o impostare limiti di tempo di utilizzo di app), modificandone la configurazione, come dicevamo, tramite app o sito.

Ma l’accesso al web non avviene solo tramite smartphone: il blocco sulle connessioni di cui usufruiscono i minorenni riguarda anche tablet e computer. Il blocco è disponibile anche per le utenze internet domestiche tramite rete fissa, ma va attivato manualmente.

Gli ISP devono pubblicare guide chiare e offrire assistenza gratuita per l’attivazione, disattivazione e configurazione del parental control, attraverso call center.


I LIMITI

I Social Network, su cui possono girare contenuti come odio e discriminazione, non sono inclusi tra le categorie vietate dalla delibera AGCOM, perché gli obblighi che hanno i gestori di queste piattaforme derivano da altre normative, così come non lo sono i siti di News che possono certamente riportare notizie con informazioni su guerre e violenze. Al momento non è chiaro se siano previste sanzioni per gli operatori ISP che non ottemperano all’attivazione del blocco, ma dovranno in ogni caso versare un risarcimento in caso in cui un minore subisse un danno.






*La delibera AGCOM 9/23/CONS del 25 gennaio è denominata “Sistemi di protezione dei minori dai rischi del cyberspazio”, finalizzata ad aiutare le famiglie, come soluzione gratuita e accessibile.




DAL 2027 OBBLIGO DI BATTERIE RIMOVIBILI ANCHE PER GLI SMARTPHONE

Il Parlamento e il Consiglio dell’Unione Europea hanno approvato il regolamento che dal 2027 obbligherà le aziende produttrici di dispositivi con batterie a far sì che queste siano facilmente rimovibili e sostituibili dall’utente finale.
Oggi in moltissimi casi le batterie sono inaccessibili possono essere rimosse solo con interventi meccanici complessi e non alla portata dell’utente finale (pensiamo ai cellulari, sempre più ricchi di componenti interne).

Le nuove norme si applicheranno a tutte le batterie: quelle dei veicoli elettrici come e-bike, monopattini e scooter, quelle di impianti di illuminazione o allarme e, non ultime, quelle di tablet, laptop e smartphone.
La normativa regolerà l’intero ciclo di vita delle batterie (produzione, riutilizzo e riciclo) e garantirà che siano sicure, sostenibili e competitive.

L’UE punta a dar vita a un’economia circolare per le batterie, sostenendo il recupero delle materie prime e minimizzare l’impatto ambientale: “Le batterie sono fondamentali per il processo di decarbonizzazione e ottenere trasporti a emissioni zero. Quelle fuori uso contengono risorse preziose che dobbiamo poter riutilizzare invece di affidarci a Paesi terzi per le forniture. Le nuove norme promuoveranno la competitività dell’industria europea e garantiranno che le nuove batterie siano sostenibili e contribuiscano alla transizione verde“, dice il ministro spagnolo per la Transizione ecologica.

I produttori di batterie parteciperanno direttamente alla raccolta di quelle non più utilizzabili: il 63% delle batterie che normalmente andrebbero in discarica dovrà essere raccolto entro la fine del 2023, fino arrivare al 73% entro il 2027, per recuperare quanto più litio possibile, essendo molto inquinante.

E’ previsto anche un obbligo di etichettatura: dovranno essere esplicitate le informazioni sull’impronta di carbonio e sul contenuto di componenti riciclati.



GLI SMARTPHONE

Nel settore degli smartphone sembra ci sarà un ritorno alle origini, quando il retro dei telefonini era rimovibile per poter togliere, mettere in carica e sostituire la batteria.
Questa normativa porterà a una svolta nel settore: sebbene il Regolamento riguardi solo gli apparecchi commercializzati in Europa, sicuramente i grandi produttori di cellulari saranno portati a riprogettare tutti i propri dispositivi in modo che integrino batterie rimovibili, proponendoli anche al resto del mondo. Difficilmente faranno convivere due linee produttive distinte, una per il mercato europeo e una per quello extra UE: sarà molto più conveniente uniformare la produzione.

E’ l’ennesima vittoria per le associazioni dei consumatori, che già hanno ottenuto che dal 2024 tutti gli Smartphone debbano essere compatibili con un caricatore unico.
Ora gli utenti potranno prolungare l’autonomia dei propri apparecchi (portando con sè batterie di riserva, sostituibili senza bisogno di particolari strumenti e in maniera semplice) sia la loro vita stessa, in quanto il componente più critico è proprio la batteria.

E’ ancora presto per ipotizzare come cambieranno i design degli smartphone: i produttori inizieranno a ragionare su come adattare i prodotti alle nuove linee guida tra qualche anno.



IL FUTURO

Le nuove norme porteranno a diversi cambiamenti.
Forse nel settore delle auto elettriche si introdurrà la modalità “swap” per le batterie, ovvero la sostituzione “al volo” e la rotazione delle stesse tra diversi mezzi, in alternativa all’uso delle colonnine di ricarica che comportano attese molto lunghe.

Si stima poi che entro il 2023 la domanda mondiale di batterie aumenterà moltissimo, mentre il prezzo si ridurrà.
Inoltre, incentivando il riciclo, la quasi totalità delle risorse usate per creare uno smartphone potrà essere riutilizzata, evitando gli sprechi delle preziose risorse contenute nelle batterie, dal momento che c’è un concreto rischio di esaurimento delle riserve.



IL SINDACO DI FERRARA VISITA CRP SOFTWARE

Il Sindaco di Ferrara Alan Fabbri in visita alla CRP Software in occasione del suo 37esimo anniversario.

Siamo orgogliosi di aver accolto il Sindaco di Ferrara, Alan Fabbri, nella nostra sede proprio ieri, 9 Novembre.

Il Sindaco ed i suoi collaboratori hanno potuto incontrarci e vedere i nostri uffici.
Noi di CRP abbiamo presentato il nostro lavoro ed il nostro personale e raccontato le tante esperienze che abbiamo fatto in quasi 40 di attività.
E’ stato gratificante veder riconosciuto il nostro impegno decennale nel dover costantemente studiare per stare al passo con l’evoluzione tecnologica, concepire e creare prodotti moderni, adeguarci e integrare le novità come la fatturazione elettronica, le REM ecc.

CRP si è distinta anche per la presenza fisica del nostro personale nel territorio dell’Aquila per informatizzare un campo della Protezione Civile dopo il Terremoto in Abruzzo, e per l’aiuto dato ad alcuni clienti ferraresi dopo il terremoto del 2012.

Questo incontro ci ha dato molta soddisfazione, anche per aver potuto ragionare con le istituzioni sull’andamento del nostro settore nel nostro territorio.

Sul sito Cronaca Comune – il quotidiano online del Comune di Ferrara – è riportato il comunicato ufficiale.

E’ sempre importante per gli operatori economici sentire vicine le istituzioni: ringraziamo quindi il nostro Sindaco per il tempo che ci ha dedicato.



FINISCE L’ERA DI DVD e BLU-RAY

Sembra proprio che l’epoca dei DVD e Blu Ray stia tramontando: i tempi cambiano e il mercato si adegua alle evoluzioni della tecnologia.
L’Home entertainment di oggi è molto diverso da quello di 10-20 anni fa.
Se una volta era normale acquistare i VHS – poi soppiantati dai DVD/Blu-Ray – oggi guardiamo film e show con lo streaming. Ed è proprio lo streaming la causa del prossimo (e inevitabile) declino dei supporti fisici in generale: nel primo semestre del 2023 le vendite di DVD e Blu-Ray han subito un calo del 28% rispetto lo stesso periodo del 2022.

Molte major stanno abbandonando la produzione e la distribuzione di DVD: i costi alti e le vendite ridotte spingono gli investimenti sulla distribuzione digitale dei contenuti. Questa è la strada che stanno imboccando Disney, Netflix, Sony Pictures, Warner Bros, Best Buy e ne seguiranno sicuramente altri.

DISNEY E LO STOP IN OCEANIA

Disney ha annunciato che smetterà di rilasciare DVD e Blu-ray in Oceania. Per ora lo stop (che coinvolge anche le produzioni Marvel Studios e 20th Century Studios) riguarda solo questa regione, ma è solo il primo passo verso la chiusura totale del settore.
Disney punta dunque tutto sulla sua piattaforma streaming Disney+, che rende disponibili i suoi film dopo pochissimi mesi dall’uscita al cinema. Addirittura durante la pandemia i film Disney sono usciti solo sulla piattaforma, dal momento che i cinema erano chiusi.
L’Oceania fa da apripista verso questo radicale mutamento in quanto le vendite erano già al minimo.
L’ultimo film disponibile su supporto fisico in Australia e Nuova Zelanda è Guardiani della Galassia Vol. 3.
Il resto del mondo per il momento non è coinvolto da questo taglio netto, ma non ci stupiremo se nei prossimi anni lo stop si estenderà anche ad altri Paesi.


NETFLIX CHIUDE IL SERVIZIO DI CONSEGNA A DOMICILIO

A settembre 2023 Netflix ha interrotto il suo storico servizio di invio per posta di DVD: ormai il mercato dello streaming si impone totalmente. La consegna a domicilio non è più conveniente: il fatturato di Netflix nel 2022 è stato di 31 miliardi di dollari, ma solo 126 milioni derivanti dalle spedizioni di DVD e così, dopo 25 anni, il servizio chiude.


BEST BUY dal 2024 NON VENDERA’ PIU’ DVD

La famosissima catena di elettronica americana Best Buy smetterà di vendere DVD e Blu+Ray entro i primi 3 mesi del 2024, sia nei suoi oltre 1100 punti vendita sia online. Non sorprende questa scelta: nei suoi store fisici lo spazio dedicato ai DVD si stava restringendo sempre più e ultimamente non comparivano nemmeno le uscite più recenti.
Solo la vendita su supporto fisico di videogiochi continuerà.
Le opzioni che rimangono ai consumatori americani per acquistare DVD sono Walmart, Target o Amazon.



I VANTAGGI DI DVD e BLU-RAY

Se negli anni 2000 i VHS han ceduto il passo ai DVD – che offrivano immagini più chiare e non richiedevano il riavvolgimento – l’avvento dello Streaming sarà il colpevole del declino dei DVD.
Questa non è una buona notizia per gli appassionati di home cinema che amano le copie fisiche perchè offrono alcuni vantaggi rispetto alla visione on demand.
I DVD garantiscono immagini molto nitide, ricche di dettagli e con un audio pregevole. Lo streaming, invece, a causa della compressione necessaria per la trasmissione dei contenuti via internet senza buffering, non può rendere un’esperienza paragonabile.
Inoltre, solo con un supporto fisico si può dire di possedere per sempre un film, almeno finché si disporrà degli strumenti per poterlo guardare. Tuttavia, nell’era moderna lo streaming risulta molto più comodo, e la comodità vince su tutto il resto, infatti con la pandemia ha preso sempre più piede.
E’ probabile che DVD e Blu-Ray continueranno sopravvivere, diventando però prodotti di nicchia, per pochi appassionati o collezionisti, un po’ come i vinili nel mondo della musica.


Il 29 ottobre è l’INTERNET DAY

Il 29 ottobre si celebra ogni anno l’Internet Day, il compleanno di Internet: un modo per ricordare la prima comunicazione tra due computer.

1969: Lo stesso anno dello sbarco sulla Luna assistiamo all’invio del primo messaggio, appunto il 29 ottobre, nell’ambito di ARPAnet (Advanced Research Projects Agency), un istituto del Dipartimento della Difesa americano che stava sviluppando la prima rete di telecomunicazioni a scopi militari, i cui nodi erano solo 4.
Alle 22:30 il dottorando Charles Kline provò ad inviare un messaggio da un computer dell’Università della California a uno dello Stanford Research Institute, a 500 km di distanza.
Il messaggio inviato fu “LO”. Doveva essere LOGIN ma il sistema si bloccò dopo l’invio delle prime due lettere.
Un’ora dopo il messaggio arrivò correttamente.

1973: i computer collegati ad ARPAnet diventano a 23: si iniziano così ad identificare i vari utenti collegati alla rete. Quest’anno si adotta il simbolo della chiocciola per inserirlo tra il nome del destinatario e il percorso per arrivare al server ospite. Poco dopo nascerà anche l’eMail.

1987-1989: la rete si diffonde sempre più. Nascono il protocollo HTTP per la trasmissione dei pacchetti di dati e il linguaggio HTML, per razionalizzare i documenti ipertestuali (testi che contengono link che rimandano ad altri testi).

1991: Nasce la prima pagina web, il primo sito internet, come spazio elettronico connesso a Internet dedicato alla pubblicazione di testi e grafica, realizzato da Tim Berners-Lee prezzo il CERN di Ginevra.


Dal 1969 il web ha fatto davvero tanta strada, evolvendosi ed entrando nelle vite di ognuno di noi, nel nostro quotidiano attraverso browser, email, blog, enciclopedie digitali, forum, servizi di messaggistica, fino ai social network e alle Intelligenze Artificiali.

Nonostante i pericoli si nascondano dietro l’angolo, il world wide web (www) rimane uno strumento popolare importantissimo che permette condivisione, conoscenza e inclusione. Ha reso le opportunità di formazione accessibili a tutti, senza discriminazioni, a patto di riuscire ad abbattere il divario digitale.
E’ importante che chiunque possa connettersi e beneficiare di ogni possibilità che la rete ha da offrire.