TWITTER DIVENTA X, l’app UNIVERSALE


STUPORE NEL WEEKEND

Con gran stupore, domenica 23 luglio il mondo intero ha appreso da Elon Musk, che la piattaforma Twitter sarebbe stata stravolta.
Presto diremo addio al marchio Twitter e, gradualmente, a tutti gli uccelli” queste le sue parole.
In 24 ore, da lunedì 24 luglio, il famosissimo social ha cambiato nome, diventando “X”, ed il nuovo logo ha sostituito il celebre uccellino blu.
Musk non ha perso tempo: il giorno successivo è stata rimossa anche l’insegna dalla facciata della sede centrale a San Francisco, su cui in serata è stato proiettato il logo inedito.
Anche le immagini dei profili ufficiali dell’azienda californiana sono cambiate, così come il logo nella versione web (a breve cambierà anche il logo dell’app su smartphone).
Per ora il dominio web è ancora twitter.com, ma è già attivo l’indirizzo x.com che rimanda alla stessa pagina e che nelle prossime ore lo sostituirà del tutto.
(Una curiosità: il dominio x.com venne registrato da Musk nel 1999 ed ospitava il sito di una banca online, che nel 2000 diventò PayPal).

I MOTIVI DEL REBRANDING

Patron Tesla ha acquistato Twitter lo scorso ottobre per 44 miliardi di dollari (più del suo effettivo valore, essendo Twitter in difficoltà da anni) decidendo nel giro di pochi mesi e con una mossa a sorpresa di cambiarlo radicalmente, non solo dal punto di vista estetico.
Dietro questa scelta c’è l’ambizione di Musk di trasformare la piattaforma in una “app per tutto”, dunque il nome Twitter aveva senso finché si trattava di un social di microblogging, con messaggi brevi, fino a 140 caratteri – come appunto dei cinguettii – ma non più ora che si vuol renderla qualcosa di molto più ampio.

L’APP PER… TUTTO

Il miliardario sudafricano immagina X come un’applicazione polivalente (una “everything app”) che includerà una vasta gamma di contenuti, le classiche funzionalità da social (messaggistica, multimedia, lunghi video, etc) ma anche servizi differenti: comunicazioni e fintech, con la capacità di gestire l’intero mondo finanziario degli utenti, tra pagamenti digitali e operazioni bancarie*.
La piattaforma supererà quindi le sue origini social, ambendo ad evolversi in una super app.

La CEO Linda Yaccarino ha affermato: “X è la versione futura dell’interattività illimitata – incentrata su audio, video, messaggistica, pagamenti bancari – che crea un mercato globale per idee, beni, servizi e opportunità. Alimentato dall’intelligenza artificiale, X ci connetterà tutti in modi che stiamo appena iniziando a immaginare. Non c’è alcun limite a questa trasformazione. X sarà la piattaforma in grado di offrire, beh….tutto”.

NOME E LOGO: PROBABILI CAUSE LEGALI

Perché una X come nuovo nome? Questa lettera è un chiodo fisso per Elon Musk: ha spiegato che semplicemente gli è sempre piaciuta. In effetti è già a capo dell’azienda aerospaziale SapceX e di X.AI..

E’ molto alto, però, il rischio di veder sorgere controversie legali: sulle lettere dell’alfabeto esistono diritti di proprietà intellettuale e marchi registrati (solo negli USA sono circa 900 le registrazioni in vari settori) e, per ironia della sorte, proprio le due rivali – Meta e Microsoft – hanno diritti sul marchio. Microsoft lo registrò nel 2003 per la consolle Xbox; Zuckerberg invece nel 2019 per Meta Platforms.
Quindi per Musk c’è il pericolo che gli venga bloccato l’uso del marchio X o che debba pagare milioni di dollari per cercare di raggiungere accordi e ottenerne lui stesso la registrazione.
Riguardo al Logo, sembra molto generico e poco caratterizzante, anche se sembra non sia ancora definitivo.
Molti lo trovano troppo simile alla lettera X del font Special Alphabets 4 di Monotype (rispetto al quale si differenzia solo lo per lo spessore di una delle linee) e al carattere (U+1D54F) del sistema di codifica Unicode.

LE CONSEGUENZE DELLA NUOVA IDENTITA’

La completa trasformazione di Twitter è sembrata un’operazione frettolosa e si teme che il marchio risulti poco riconoscibile.
In effetti gli inserzionisti si sono dimezzati nell’ultimo periodo, preoccupati che questo cambiamento possa allontanare gli utenti dalla piattaforma.
Alcuni analisti ritengono che Twitter (X) abbia perso più del 90% del suo valore da ottobre ‘22 a oggi e che la perdita si aggiri tra i 4 e 20 miliardi di dollari. Musk stesso ha ammesso che i guadagni provenienti dalle pubblicità sono calati del 50%.


Il tempo ci dirà se Musk riuscirà a recuperare la fiducia di utenti e sponsor dopo questo rinnovamento rivoluzionario, anche considerando che Zuckerberg ha lanciato proprio questo mese l’app Threads, diretta concorrente di Twitter (ora X).
Vedremo quanta gente rimarrà a pubblicare tweet… o forse dovremmo chiamarli Xeet?


* Il modello proposto sembra simile a quello di WeChat, app cinese di Tencent, nata inizialmente come semplice app di chat nel 2007, trasformatasi poi in social network e diventata infine, in vera e propria identità digitale, con cui gli utenti cinesi possono per esempio anche pagare i biglietti della metropolitana




SOS EMERGENZE: le funzioni Apple utili se siamo in pericolo


Prima di partire le vacanze, magari per visitare luoghi in cui non siamo mai stati e che non conosciamo bene, può essere utile ricordarsi dell’esistenza di alcune funzioni iPhone che possono esserci d’aiuto in caso di pericolo.



SOS EMERGENZE

Chi possiede un iPhone 14* può contare sulla funzione di connettività satellitare (disponibile in Italia da fine Marzo 2023) che ha già salvato molte vite nel mondo.

Chi si trovasse in una situazione di criticità in un’area non coperta da internet/Wi-Fi e rete telefonica, potrà comunque contattare i soccorsi tramite satellite.
La procedura è molto semplice e dura pochi minuti, quindi fattibile anche se la batteria ha poca carica.

Come funziona? Se si cercasse di chiamare un numero di emergenza in assenza di copertura di rete, l’iPhone rileverebbe l’impossibilità di contatto, cercando allora di contattare il servizio di cui si ha bisogno tramite satellite.

Basterà cliccare su “Messaggio di emergenza tramite satellite”.
Posizionandosi all’aperto e tenendo semplicemente in mano il telefono come d’abitudine (senza alzare il braccio o tenere il dispositivo in alto) si attiverà la ricerca del segnale ed il dispositivo suggerirà in che direzione girarsi per intercettarlo al meglio.
Occorrerà poi rispondere con semplici tap alle domande che l’app pone per chiarire la situazione: si può scegliere tra Problema con l’auto – Malore o Lesione – Reato – Persone smarrite o intrappolate – Incendio e specificare chi ha bisogno: Io – Qualcun altro – Più persone.
Una volta stabilita la connessione, l’iPhone avvia una conversazione di testo con i servizi di soccorso e potrà condividere con loro la posizione (anche altitudine), durata della batteria, le risposte alle domande date in precedenza e la propria cartella clinica (che è consigliabile compilare al momento dell’acquisto dell’iPhone: torna utile in caso di ferimento).

Va tenuto presente però che tramite connessione satellitare occorre più tempo per inviare un messaggio: da 15 secondi in condizioni ideali (cielo terso e orizzonte visibile), a più di 1 minuto in presenza di alberi, specie se con fogliame denso. Anche l’ambiente circostante può influenzare o bloccare la connessione (presenza di monti, colline, canyon).

Si potrà anche scegliere di avvisare i propri contatti di emergenza (che andrebbero inseriti al momento dell’acquisto). Questa funzione è gratuita per 2 anni dall’attivazione del telefono, dopo di che diventerà a pagamento, ma non sono ancora noti i costi.
E’ importante sapere che si può anche provare la DEMO di questa nuova funzionalità, per essere preparati in caso di necessità.

Similmente, con l’app Dov’è si può condividere la propria posizione** con i propri contatti, sempre tramite satellite, quando non c’è campo.


Testimonianze

Come dicevamo, la funzione SOS Emergenze ha già salvato molte persone, come un gruppo di giovani californiani che stava facendo un’escursione in un canyon della propria zona. Dopo 3 ore, resisi conto di essersi persi e bloccati di fronte a una scalata per la quale non erano attrezzati, hanno potuto contattare i soccorsi solo grazie a questa funzione. Se fossero rimasti in quelle condizioni per altro tempo, vestiti solo con t-shirts e pantaloncini, avrebbero potuto soccombere alle basse temperature notturne.

In Italia invece il servizio SOS Emergenze ha salvato due turisti che si erano persi nei boschi del Mugello, in una zona senza copertura di rete: così il 112 e i Vigili del fuoco sono potuti intervenire, recuperandoli.



FUNZIONE CRASH DETECTION

Quest’ulteriore innovativa funzione presente sugli iPhone è in grado di rilevare un incidente stradale (o una brutta caduta) e chiamare automaticamente i soccorsi, cosa fondamentale se l’utente perde i sensi o sia impossibilitato a telefonare per altri motivi.
Tutto questo è possibile grazie a vari sensori incorporati nell’hardware dello smartphone: un accelerometro (che rileva l’accelerazione), un giroscopio (che rileva i movimenti del device nello spazio), il microfono (che riconosce i rumori forti) e il GPS (che rileva improvvisi cambi di velocità).


Ogni novità tecnologica che aumenta la sicurezza delle persone è sempre ben accolta.
Sicuramente i possessori di iPhone possono sentirsi più sicuri e protetti, ma confidiamo che servizi di questo tipo verranno resi disponibili su sempre più larga scala, viste la loro indiscutibile utilità.




* o anche iPhone 14 pro con iOS 16.4 o versioni successive
** Tali posizioni condivise sono protette con crittografia end‑to‑end e non possono essere lette da Apple


TECNOLOGIA FAST: guarderemo la TV “gratis”?

Da qualche tempo sta avanzando la tecnologia “FAST” (Free Ad-supported Streaming Television).
Questo fenomeno riguarda alcuni dei maggiori produttori di televisori che si stanno trasformando in distributori di pubblicità. In che modo? Creando piattaforme di contenuti gratuite, il cui unico “prezzo” è la visione di spot.



PIATTAFORME LG E SAMSUNG

LG ha annunciato di voler investire 700 milioni di euro nei prossimi 5 anni per potenziare la sua piattaforma, LG Channels, che oggi conta 48 milioni di utenti (più che raddoppiati rispetto l’anno scorso).
LG Channels è un servizio gratuito nato nel 2019 che oggi possiede 100 canali gratuiti, alcuni in italiano, disponibile su tutte le Smart TV dotate di sistema operativo WebOS (non per forza di marca LG).
In futuro i suoi canali potranno essere visti anche su altri dispositivi, perfino sui frigoriferi smart: ogni device dotato di schermo potrà mostrarne i contenuti gratuiti con pubblicità.

Anche la concorrente Samsung è entrata in questa mentalità. La sua piattaforma Smasung TV Plus è nata nel 2019 e ad oggi trasmette gratuitamente 90 canali (in inglese e italiano) in cambio della visione di pubblicità, sfruttando il suo sistema operativo Tizen OS. Non solo: Tizen OS viene dato in licenza ad altri produttori di TV, per aumentare sempre più il numero di dispositivi che possano supportare Samsung TV Plus.
Ma non solo le big tech si sono lanciate in questa avventura: anche altri produttori minori di hardware, come Hisense e Sony, hanno lanciato le proprie piattaforme “FAST”, tra cui anche Pluto Tv e Rakuten tv.



LA RIVOLUZIONE NEL MODO DI GUARDARE LA TV

Questo recente trend sembra essere molto apprezzato dai telespettatori, che approvano di buon grado il poter vedere contenuti premium in cambio di qualche spot pubblicitario. I motivi?
– La sempre maggiore diffusione di Smart TV le rende strumenti familiari agli utenti
– Le troppe piattaforme streaming on demand: tra Netflix, Prime Video, Disney +, Paramount etc, occorrerebbero vari abbonamenti per seguire le serie TV più interessanti. Ma c’è un limite al numero di abbonamento che gli spettatori son disposti a pagare!
– I continui rincari degli abbonamenti stanno facendo scappare gli utenti: sempre meno persone sono disposte a pagare per la visione di contenuti adv-free.



IL CASO “TELLY

Ancor più interessante è la soluzione offerta dalla startup americana Telly, che regala Smart TV in cambio della visione di spot pubblicitari, raccogliendo informazioni personali.

Una massima recita: “Se non stai pagando per un prodotto, allora il prodotto sei tu”.
Sembra proprio questo il caso: i televisori offerti da Telly (dotati di uno schermo principale collocato sopra ad uno più piccolo che trasmette pubblicità) non sono propriamente gratuiti, ma pagati con i propri dati. Telly mette apertamente tutti al corrente del fatto che l’elettrodomestico possa raccogliere informazioni sui contenuti guardati, durata e frequenza delle sessioni, tracciare le ricerche fatte, le impostazioni, le preferenze etc, condividendo il tutto con inserzionisti e partner esterni.

Telly, in sostanza, dà per assodato che la gente sia già rassegnata a cedere i propri dati in cambio di maggiore comodità (dopotutto anche gli smartphone lo fanno, bombardandoci di annunci personalizzati!).
Visto che in ogni caso su un televisore verranno visualizzati degli spot, tanto vale averlo gratuitamente.
Saranno le famiglie a basso reddito a venire attirate maggiormente da questa iniziativa, rinunciando alla propria privacy pur di risparmiare.


LE PROSPETTIVE

Nei prossimi mesi le big tech cercheranno di spingere il più possibile le proprie piattaforme FAST: è previsto che il volume dei ricavi del mercato FAST per il 2023 ammonterà a 6,3 miliardi di dollari (di cui l’80% negli USA) e si prospetta addirittura che entro il 2027 raddoppierà.

Nel prossimo futuro, quindi, le TV saranno gratis?
Non è escluso: magari potremmo averle in comodato d’uso gratuito o acquistarle con forti sconti, a patto di utilizzare piattaforme FAST.

Per ora in Europa il mercato FAST è agli esordi ma è destinato a crescere, visto che l’offerta dei canali di streaming gratuiti sostenuti dalla pubblicità sta aumentando velocemente.

Torneremo sul tema per commentarne gli sviluppi.


NASCE L’INAD: PEC obbligatoria per tutti gli italiani?

Il 2023 continua a rivelarsi un anno pieno di novità tecnologiche per il nostro Paese.
Il 6 giugno è infatti nato l’INAD, l’Indice Nazionale dei Domicili Digitali, uno strumento destinato a rivoluzionare e facilitare il sistema di comunicazioni tra Pubblica Amministrazione e cittadini.



COS’E’ L’INAD

Si tratta di una nuova piattaforma online su cui, dal 6 giugno, possono registrarsi ed eleggere il proprio domicilio digitale le persone fisiche con almeno 18 anni di età e la capacità di agire, i professionisti ed enti di diritto privato non tenuti all’iscrizione in albi o nel registro delle imprese. Un domicilio digitale è sostanzialmente l’indirizzo elettronico eletto presso un servizio di Posta Elettronica Certificata.

La registrazione è semplice e gratuita: condizione necessaria è solo quella di essere già titolari di un indirizzo PEC per eleggerla a domicilio (non è possibile attivarne una contestualmente alla registrazione). Basta collegarsi al sito https://domiciliodigitale.gov.it, accedere con SPID, CIE o CNS ed inserire il proprio recapito certificato.

Tutti gli indirizzi PEC dei professionisti presenti in INI-PEC sono stati invece già importati automaticamente su INAD ed eletti a domicili digitali di persone fisiche senza bisogno di registrazione (restando salva ovviamente la possibilità di fare modifiche).

Si potrà gestire il proprio account in completa autonomia: in qualsiasi momento si potrà indicare un’altra PEC o cancellarla definitivamente. Ad ogni modo, essendo personale, il domicilio digitale non può essere condiviso con altri, nemmeno con conviventi dello stesso nucleo familiare.



A COSA SERVE

A partire dal 6 luglio, tutte le comunicazioni aventi valore legale da parte delle P.A. verranno inviate sul proprio domicilio digitale – cioè sulla propria PEC.
Per inviare comunicazioni ufficiali (come detrazioni e rimborsi fiscali, accertamenti, verbali di sanzioni amministrative, multe, cartelle di pagamento e tutte le altre comunicazioni con valore legale), le P.A. dovranno prima accertarsi che non esista un indirizzo PEC della persona da contattare (tramite INAD); solo non trovandolo potranno procedere con l’invio cartaceo all’indirizzo fisico.
La consultazione dell’INAD, disponibile dal 6 luglio, è gratuita e consentita a chiunque, senza necessità di autenticazione: per cercare un soggetto basta conoscerne il codice fiscale.



I VANTAGGI

Gli Enti, sostituendo completamente le raccomandate, vedranno azzerati i costi di notifica (carta, buste, stampa, francobolli, spese di invio tramite servizi postali).
Avranno inoltre conferma immediata della ricezione da parte del cittadino e potranno automatizzare le notifiche.

Dal lato dei cittadini, eleggendo il domicilio digitale e ricevendo le comunicazioni sulla propria PEC, avranno a disposizione in tempo reale la documentazione, senza ritardi o problemi relativi al mancato recapito e senza doverla recuperare fisicamente, facendo la fila in posta, sprecando tempo e carburante. Probabilmente l’unico svantaggio per il cittadino sarà quello di dover controllare regolarmente la PEC.

Insomma, il sistema PEC-INAD sarà semplice, veloce, sicuro, economico ed ecologico.


COSA SUCCEDE SE NON CI SI ISCRIVE

Dato che possedere una PEC e registrarsi all’INAD sono procedure volontarie, per il momento non ci sono conseguenze concrete o sanzioni per chi non si attiva in questo senso: chi non si è ancora dotato di PEC e non è iscritto all’INAD, nei prossimi mesi continuerà a ricevere le comunicazioni tramite posta tradizionale.

Tuttavia a partire dal 30 novembre* è estremamente probabile che le notifiche diventino esclusivamente digitali e che la P.A. non invierà più comunicazioni cartacee.
Diventerà sostanzialmente obbligatorio attivare una PEC e iscriversi all’INAD.
Ci troviamo dunque in un periodo transitorio, istituito da un emendamento al Decreto PA, che dà ai cittadini il tempo di dotarsi di una PEC, che comunque è uno strumento già molto diffuso in Italia (sono 14,4 milioni gli account attivi).

Certo, chi ha poca dimestichezza con i dispositivi informatici o non ha accesso a internet potrebbe trovare qualche difficoltà. Inoltre non è ancora del tutto chiaro cosa succederà dopo il 30 novembre: se si potrà continuare a ricevere comunicazioni cartacee, probabilmente i costi di notifica saranno a carico dei destinatari. Rimaniamo tutti in attesa di chiarimenti.

Il periodo di transizione comunque sarà utile anche alle amministrazioni per organizzarsi in vista del passaggio a questo nuovo sistema informatizzato, e sarà poi anche un periodo “di prova” per capire quanti cittadini si interesseranno a questo strumento, e verificare se davvero i costi diminuiranno.



Sicuramente l’INAD farà avvicinare i privati alla Posta Certificata, che costituirà un canale preferenziale, semplice e veloce, per comunicare con la P.A. e avrà un ruolo cruciale nella trasformazione tecnologica del nostro Paese.
Vediamo un grande potenziale in questa operazione: scopriremo in che modo Enti e i cittadini lo sfrutteranno.





* da un emendamento al D.L. n. 44 del 22/04/2023 (Decreto PA-Omnibus)


IT-ALERT: il test anche in Emilia Romagna


Dopo Toscana, Sardegna, Sicilia e Calabria, il test per il nuovo sistema di allarme pubblico nazionale è stato programmato anche per l’Emilia Romagna: l’appuntamento è per le ore 12.00 di lunedì 10 luglio.


COS’E’ IT-ALERT

E’ il sistema di allarme pubblico di cui si sta dotando l’Italia. Diverrà operativo sul territorio nazionale dal 2024 e informerà coloro che si troveranno in un’area interessata da gravi emergenze – imminenti o in corso – direttamente sui propri dispositivi mobili.

I casi in cui l’IT-alert verrà attivato dalla Protezione Civile sono 6:
– maremoto generato da un sisma
– collasso di una grande diga
– attività vulcanica (per Vesuvio, Campi Flegrei, Vulcano e Stromboli)
– incidenti nucleari  o emergenze radiologiche
– incidenti rilevanti in stabilimenti industriali
– precipitazioni intense



COME FUNZIONA

Il sistema funziona attraverso la tecnologia cell-broadcast, ovvero i messaggi IT-alert vengono inviati a tutti i dispositivi che agganciano celle telefoniche che si trovano geograficamente nell’area interessata dal un’emergenza. Questa tecnica ha il vantaggio di funzionare anche quando la banda telefonica è congestionata.
Non è necessario registrarsi o scaricare alcuna applicazione ed il servizio è anonimo e gratuito (non serve dunque avere credito sulla SIM).
Per ricevere l’avviso IT-alert basta trovarsi nella zona interessata e possedere un dispositivo mobile connesso alle reti di telefonia.
Il device dev’essere semplicemente acceso, carico e avere campo: non dovrà trovarsi in modalità aereo e comunque non servirà attivare la geolocalizzazione.

NOTA BENE: Quando la notifica IT-alert arriva, blocca temporaneamente tutte le altre funzionalità del dispositivo. Per riportarlo alle condizioni ordinarie di utilizzo è necessario toccarlo in corrispondenza della notifica per confermare la ricezione.

Come ogni tecnologia, però, anche questa presenta dei limiti: una nota recita “è possibile che un messaggio indirizzato a un’area possa raggiungere anche utenti che si trovano al di fuori della stessa (overshooting) oppure che in aree senza copertura il messaggio non venga recapitato. Inoltre, i dispositivi potrebbero non suonare se la suoneria è impostata in modalità silenziosa. In alcuni casi l’utilizzo di una vecchia versione del sistema operativo può comportare problemi nella ricezione dei messaggi“.

Dunque, cosa succederà concretamente lunedì prossimo a chi si trova nella regione dell’aceto balsamico e del Sangiovese?
Arriverà un messaggio di prova (che NON è un SMS) su tutti i dispositivi presenti in Emilia-Romagna collegati a reti telefoniche, che squilleranno contemporaneamente, con un suono diverso rispetto a quello delle normali notifiche.
Ribadendo che si tratta solo di un test, nessuno dovrà preoccuparsi: basterà leggere il messaggio che solo a quel punto si cancellerà.

Sul sito dedicato sarà disponibile un questionario: siamo tutti invitati a rispondere, volontariamente, per aiutare il Dipartimento di Protezione Civile ad affinare il sistema e rendere questo strumento sempre più efficace.
In effetti a sole 2 ore dal test svoltosi in Toscana il 28 giugno, erano già stati raccolti più di 140.000 feedback. Grazie a ciò ci si è resi conto che alcuni dispositivi non avevano ricevuto il messaggio, mentre altri lo ricevevano ripetutamente, anche in base alle diverse tipologie di telefono e sistema operativo.


LA CAMPAGNA DI COMUNICAZIONE

Per diffondere la notizia del test, la Regione Emilia Romagna ha informato direttamente Prefetture, Comuni, Province, Anci, Vigili del Fuoco, Carabinieri Forestali e Uffici scolastici.
E’ stato attuato un piano di comunicazione sia on-line, attraverso post, stories e reel sui canali social regionali, sia su radio e TV (canali RAI).

L’obiettivo dei test effettuati durante il 2023 nelle varie Regioni Italiane è anche quello di far conoscere alla popolazione IT-alert come nuovo sistema di allarme pubblico che integrerà i metodi di comunicazione regionali già in uso, riuscendo a raggiungere quanti più destinatari possibili, residenti e non residenti.
Nei prossimi mesi del 2023 anche tutte le restanti Regioni italiane effettueranno la sperimentazione.

Maggiori informazioni sono reperibili sul sito www.IT-alert.it, nella sezione FAQ o al numero verde della Protezione Civile 800 840 840.

Sicuramente IT-alert è uno strumento potente che informerà in modo rapido sulle emergenze e darà l’allarme, ma è bene ricordare quanto siano importanti anche la prevenzione, la conoscenza del proprio territorio, dei comportamenti da adottare e delle buone pratiche di protezione civile, come recita un comunicato stampa.


Link utili:
www.protezionecivile.regione.emilia-romagna.it/IT-alert-er
www.IT-alert-it/it/faq
www.regione.emilia-romagna.it/notizie/2023/luglio/IT-alert-lunedi-10-luglio-test-anche-in-emilia-romagna-per-il-nuovo-sistema-di-allarme-pubblico-nazionale


LA VISUALIZZAZIONE IMMERSIVA DI GOOGLE MAPS ARRIVA IN ITALIA


Forse non tutti ricordano che a febbraio 2023 Google ha presentato la sua nuovissima ‘Visualizzazione Immersiva‘ su Maps.
Lanciata effettivamente sull’app lo scorso 10 maggio, si tratta di una nuova modalità di esplorazione di luoghi in 3 dimensioni, nata grazie all’intelligenza artificiale (i NeRF: Neural Radiance Fields, sviluppati da Google).
Sovrapponendo e combinando miliardi di immagini aeree e di viste street view, viene offerta la visione multidimensionale ed incredibilmente ricca di diverse città e luoghi di interesse. L’ambiente tridimensionale può essere osservato virtualmente dall’utente come se fosse in volo, potendo anche scendere al livello del terreno e fare zoom ravvicinati.
A queste spettacolari immagini si aggiungono informazioni in tempo reale (es. meteo, affollamento e traffico).

L’obiettivo dell’Immersive Mode è consentire di visitare virtualmente un luogo come se ci si trovasse fisicamente lì, anche prima di trovarcisi dal vivo, magari per pianificare una visita e capire come potrebbe apparire in diversi momenti della giornata: grazie ad un “cursore temporale” l’immagine cambierà anche in base all’illuminazione, alle condizioni meteorologiche e del traffico, ricostruendo fedelmente il contesto del luogo.

Facciamo un esempio: se si sta programmando di visitare un museo di Amsterdam, si potrà sorvolarlo, capire dove sono ubicati gli ingressi, come appare l’area nell’arco di tutta la giornata, che tempo farà, i punti vicini più affollati, ma anche cercare ristoranti nelle vicinanze e sbirciare al loro interno per decidere se l’atmosfera del locale è quella desiderata.



LE CITTA’ DISPONIBILI, ORA ANCHE ITALIANE

Le mappe immersive erano inizialmente disponibili solo per alcune città: Los Angeles, Barcellona, Atene, Londra, New York, San Francisco, e Tokyo.
Dal 15 giugno 2023 l’elenco si è ampliato, includendo altri 500 luoghi iconici del mondo, tra cui Amsterdam, Dublino e le nostre bellissime Firenze e Venezia.
Per Milano, Roma e Pisa sono invece disponibili solo alcuni monumenti (mentre la città non è ancora navigabile interamente in 3D).

L’elenco dei luoghi d’interesse italiani disponibili è abbastanza nutrito:

VeneziaBasiliche di San Marco, Santa Maria della Salute e Santa Maria Gloriosa dei Frari; Ponte di Rialto, Ca’ Pesaro, Palazzo Ducale.

FirenzePonte Vecchio, Basilica di Santa Croce, Basilica di Santa Maria Novella, Cattedrale di Santa Maria del Fiore, Campanile di Giotto, Piazza della Signoria, Palazzo Pitti.

RomaSanta Maria Maggiore, Campidoglio, Castel Sant’Angelo, Colosseo, Pantheon, Piazza Navona, Fori Romani, Fontana di Trevi

MilanoDuomo di Milano, Galleria Vittorio Emanuele II, Castello Sforzesco, Teatro alla Scala, Santa Maria delle Grazie, Pinacoteca di Brera, Palazzo Reale, Basilica di Sant’Ambrogio, Arco della Pace, Basilica di San Lorenzo Maggiore.Pisa: Torre di Pisa



COME ATTIVARE LA VISTA IMMERSIVA

Essendo una funzione dell’app Maps, la modalità immersiva funzionerà su qualsiasi telefono e dispositivo Android e iOS.
Innanzitutto occorrerà aggiornare l’app. Basterà poi cercare uno dei luoghi in cui la funzione è disponibile e selezionare la prima foto del pannello inferiore (con la scritta “Immersive View”).
Spostandosi poi intuitivamente con le dita ci si muoverà nello spazio virtuale come in volo.



LE ALTRE NOVITA’ DI MAPS

Maps si aggiorna con due ulteriori novità:

Con le INDICAZIONI A COLPO D’OCCHIO (o INDICAZIONI RAPIDE) sarà possibile seguire il proprio viaggio (con tempi di arrivo previsti e la svolta successiva) direttamente dalla panoramica del percorso o dalla schermata di blocco del telefono, sia che ci si muova a piedi, in bici o su mezzi pubblici.
Queste informazioni erano prima visibili solo sbloccando il telefono, aprendo l’app e utilizzando la modalità di navigazione completa, mentre adesso basterà richiedere le indicazioni per una destinazione e iniziare a muoversi.
Decidendo invece di prendere un’altra strada, il viaggio verrà automaticamente aggiornato.

Con la funzione “RECENTI”, disponibile sulla versione desktop di Maps, si potranno invece salvare i luoghi precedentemente ricercati. Verranno inseriti in una sezione a lato della mappa e potranno essere facilmente eliminati o condivisi.


In vista delle vacanze estive – che ormai sono alle porte – non possiamo che essere entusiasti di queste novità ed attendiamo i prossimi aggiornamenti per visitare (anche se magari solo virtualmente) altre città e meravigliosi luoghi d’interesse del nostro pianeta.


PEC, ADDIO: arriva la REM


Conosciamo tutti la PEC (Posta Elettronica Certificata): uno strumento indispensabile per professionisti e imprese per inviare o ricevere comunicazioni istituzionali o da parte della pubblica amministrazione.
La PEC entrò in vigore nel 2005 (ma solo in Italia) e da allora di strada ne ha fatta: ad oggi vengono scambiati ogni giorno circa 7 milioni di messaggi via PEC, aventi lo stesso valore legale di una Raccomandata con ricevuta di ritorno.

Ebbene, questo strumento sta per essere dismesso: verrà infatti sostituito dalla REM (Registered Electronic Mail), un nuovo meccanismo di certificazione della posta elettronica che l’UE ha voluto far proprio e che rispetterà gli standard europei.



LE DIFFERENZE

Viene spontaneo chiedersi cosa c’è che non vada nella Italianissima PEC.

In effetti la PEC non soddisfarequisiti stabiliti dal Regolamento Europeo* per il servizio elettronico di recapito certificato qualificato, ovvero garantisce l’invio, la ricezione, il contenuto e la data di un messaggio, ma NON verifica le identità di mittente e destinatario, in quanto i gestori del servizio non sono tenuti a effettuare controlli in questo senso.

La REM, farà esattamente quel che fa la PEC, ma in più confermerà le identità dei titolari delle caselle di posta (attraverso SPID, Carta d’Identità Elettronica o firma digitale).
Un esempio per capire meglio: inviando un messaggio confidenziale a un soggetto si avrà la certezza che questo arrivi proprio e solo al destinatario scelto, senza il rischio che venga letto da altri che potrebbero avere accesso al suo PC.



IL PASSAGGIO

Con il passaggio al nuovo sistema di e-mail certificata non ci saranno variazioni nelle modalità di utilizzo e nelle funzioni: non a caso la REM era stata definita anche “PEC Europea” (nome che è stato poi cambiato per non confonderle).

La migrazione da PEC a REM sarà molto semplice per gli utenti: non dovranno fare quasi nulla in quanto la trasformazione sarà gestita dai provider delle caselle attive ad oggi (più di 14 milioni), che aggiorneranno i meccanismi di accesso ai loro servizi per riconoscere chi è il titolare della PEC (verificando il documento d’identità) ed attivando la verifica a due fattori. Questa fase potrà eventualmente essere delicata.

Gli indirizzi delle caselle di posta, inoltre, rimarranno uguali.



I VANTAGGI

– Sarà ora possibile inviare posta elettronica certificata in tutti gli Stati membri dell’UE e non più solo in Italia, mantenendo lo stesso indirizzo. Ad oggi, invece, un messaggio spedito da PEC verso l’estero perde valore legale.
– L’accesso tramite autenticazione a due fattori (con smartphone o con OTP, tramite un generatore di password temporanee) offrirà maggior sicurezza contro possibili attacchi informatici.
– Si riceveranno direttamente sulla REM anche tutte le comunicazioni da parte delle P.A. (multe, notifiche di atti giudiziari, comunicazioni dell’Agenzia delle Entrate, etc).



LE TEMPISTICHE

Chi è già in possesso della PEC dovrà passare alla REM obbligatoriamente entro il 2024.
Sostanzialmente bisognerà effettuare la migrazione entro la fine del 2023, dunque c’è ancora tempo per cambiare sistema.
Chi invece non ha avuto mai la PEC, dal prossimo anno attiverà direttamente una REM.
Non possedere una REM non comporta sanzioni, ma sarà necessaria per ogni scambio di posta elettronica certificata dal 2024 in poi.



Ci prepariamo insomma a salutare la PEC – che dopo quasi 20 anni dalla sua creazione può andare in pensione – e ad accogliere uno strumento equivalente che spazierà oltre i nostri confini nazionali, nell’ottica di favorire sempre più il potenziamento del mercato europeo e dell’UE.




*Regolamento Europeo eIDAS UE n° 910/2014


A.I. ACT: Approvato dal Parlamento Europeo


Dopo un percorso durato 2 anni, il 14 Giugno 2023 il Parlamento Europeo ha dato il via libera all’AI Act, il Regolamento Europeo sull’Intelligenza Artificiale, approvandolo a stragrande maggioranza*.
Quello che sarà il primo testo normativo al mondo su questo tema dovrebbe venire approvato definitivamente dall’UE entro fine anno per entrare poi in vigore nel 2024, diventando direttamente applicabile negli Stati Membri.



NORME COMUNI PER PROTEGGERE I CITTADINI EUROPEI

Da inizio 2023, l’IA** è entrata sempre più nella vita quotidiana delle persone in tutto il mondo (siti internet del tutto automatizzati, advertising robotizzati, chatbot capaci di dialogare al pari di un essere umano o di generare immagini plausibili…). Professionisti e lavoratori temono già di venire sostituiti da IA evolute che potrebbero svolgere il loro stesso lavoro più velocemente e a costo zero. Al contempo le IA potrebbero un giorno decidere se erogare di un mutuo o quale dipendente assumere. Tutto ciò tocca la sfera dei diritti delle persone.

E’ in questo scenario che interviene Bruxelles, regolamentando l’impiego dell’IA nell’Unione Europea, in modo che questa rispetti i diritti dei cittadini: dovrà essere sempre sicura, trasparente, tracciabile e non discriminatoria.
Si mira dunque a fissare gli standard europei per la creazione e l’utilizzo di questa nuova tecnologia entrata ormai in ogni settore, stabilendo obblighi per i fornitori e per coloro che impiegano sistemi di IA, a seconda del livello di rischio che questa può generare.



OBBLIGHI E DIVIETI

Il regolamento segue un approccio basato sulla tipologia di RISCHIO che le IA possono creare per la salute e la sicurezza o per i diritti fondamentali delle persone fisiche:
– rischio basso/minimo
– rischio alto: IA consentite se rispettano requisiti di trasparenza e siano valutate conformi (es: i sistemi che interagiscono con gli esseri umani o generano contenuti).
– rischio inaccettabile: IA vietate

Sono dunque vietati i Sistemi di IA per:
– Riconoscimento facciale e biometrico in tempo reale in aree pubbliche
– Identificazione biometrica a distanza a posteriori (unica eccezione per le forze dell’ordine nel perseguire reati gravi e solo previa autorizzazione giudiziaria)
– Social scoring (classificazione delle persone tramite caratteristiche sensibili: sesso, razza, etnia, cittadinanza, religione, orientamento politico)
– Polizia predittiva
– Riconoscimento delle emozioni nelle forze dell’ordine, nei luoghi di lavoro e scuole
– Database di immagini facciali prese da Internet o da filmati di telecamere



GLI OBBLIGHI PER AZIENDE PRODUTTRICI E UTILIZZATRICI DI IA

L’interesse verso le IA generative da parte delle aziende è alto, in ragione del grande valore che queste possono apportare all’economia. Ciò significa però esporsi a responsabilità per eventuali danni o sanzioni privacy.
Ecco cosa fare per adottare al meglio l’IA nel rispetto delle norme.
Le aziende che utilizzano o producono IA devono accertarsi che esse siano conformi alle regole Europee.
E’ consigliabile catalogare le app IA in uso/in realizzazione per capire il loro livello di rischio, secondo il modello dell’AI Act.
Per app ad Alto Rischio, occorrerà svolgere una Valutazione di Conformità (è ammessa anche l’autovalutazione) per ottenere il bollino CE.
Si dovrà monitorare anche il post vendita, per individuare eventuali criticità inizialmente non previste.
In caso di app a Basso Rischio – che non impattano direttamente sulla vita delle persone – sono previsti obblighi di trasparenza (es: avvisare i clienti che sono in uso soluzioni di intelligenza artificiale, creare informative privacy sempre più trasparenti).

In ogni caso ci saranno 2 anni di “grace period” dopo l’entrata in vigore del Regolamento che serviranno alle aziende per costruire i propri processi di compliance.



CONCLUSIONI

Ci sono basi economiche sotto l’adozione dell’AI Act: questa legge fa parte della strategia dell’Unione per il mercato unico digitale; con l’adozione di questo Regolamento, il Parlamento Europeo non intende soffocare lo sviluppo delle intelligenze artificiali, anzi, vuole favorirlo. Il suo obiettivo rimane quello di garantire il miglior funzionamento del mercato interno attraverso regole condivise.
Solo con la pratica capiremo se il testo reggerà alla velocità dello sviluppo dei sistemi di IA e se, una volta divenuto applicabile, rimarrà uno strumento utile e non obsoleto.





* 499 voti a favore, 28 contrari e 93 astenuti

** Definizione di Sistema di IA: software che può generare, per una determinata serie di obiettivi, output come contenuti, previsioni o raccomandazioni che influenzano gli ambienti con cui interagiscono.


APPLE VISION PRO: il nuovo visore per la realtà virtuale


Se ne sta parlando moltissimo su internet: il 5 Giugno 2023 Apple ha presentato il suo nuovissimo dispositivo, il visore per la realtà aumentata “Apple Vision Pro“.

E’ così che la società di Cupertino fonderà il mondo reale con quello digitale, eliminando il confine tra fantasia e realtà.

Vision Pro è un visore ibrido, per la realtà mista (virtuale e aumentata) che si potrà controllare con occhi, mani e voce, senza bisogno di alcun controller fisico: con la vista si potranno sfogliare le applicazioni, mentre si useranno le mani per selezionare gli elementi; altre operazioni, poi, saranno svolte con comandi vocali.
Come ci riesce? Tramite un’evolutissima tecnologia di tracciamento oculare che traduce i movimenti in input, e l’interfaccia reagisce di conseguenza, garantendo un’esperienza visiva precisa e scorrevole.
In effetti Apple intende far vivere all’utente l’esperienza più naturale e godibile possibile, immersiva e coinvolgente più di ogni altro visore già in commercio.



LE CARATTERISTICHE

Esteticamente, il visore ricorda un paio di occhiali da sci dal design minimalista ed elegante.
Essendo leggero e costruito con materiali di alta qualità, è confortevole anche se indossato per sessioni prolungate.
E’ anche personalizzabile e può essere adattato per chi porta gli occhiali.
Possiede un proprio sistema operativo (VisionOS) e un App Store dedicato, con contenuti appositamente sviluppati.
Avrà una batteria separata, collegata tramite cavo, che garantisce l’autonomia (in effetti un po’ limitata) di 2 ore.
La parte frontale in vetro ospita uno schermo “trasparente” rivolto verso l’esterno: si tratta di un pannello OLED curvo che, come vedremo, “proietterà gli occhi” dell’utilizzatore.
All’interno del visore ci sono due schermi – uno per ogni occhio – con risoluzione 4K ciascuno (per intenderci, ogni display ha più pixel di una TV), e un computer che gestisce il funzionamento del dispositivo.
L’audio spaziale consentirà di far sentire la voce provenire dalla direzione in cui si sta parlando.
E’ dotato di un chip esclusivo che limiterà al minimo il lag, 12 fotocamere, 5 sensori e 6 microfoni.

Sostanzialmente: le fotocamere riprendono l’ambiente circostante e lo proiettano sui due schermi interni.
Compaiono quindi gli elementi virtuali (es: icone di applicazioni, foto…), che l’utente può spostare con lo sguardo (grazie ai sensori che tracciano il movimento degli occhi e i punti di fissazione) e con cui interagisce con i gesti delle mani (rilevati dalle fotocamere).



COSA POTRA’ FARE

– creare un Avatar 3D per fare videochiamate con FaceTime o Microsoft Teams o Zoom (l’headset scansionerà il volto e creerà la versione tridimensionale dell’utente)
– guardare Video e Film (anche in 3D), impostando la grandezza dello schermo e la quantità di illuminazione, con dettagli e profondità davvero realistici
– fare e guardare Fotografie (anche 3D)
– giocare a Videogiochi (100 titoli di Apple Arcade)
– gestire lo sfondo: si potrà scegliere se vedere la stanza reale in cui ci si trova o impostare ambienti virtuali per nasconderla
interagire con elementi 3D, ruotandoli e osservandoli da ogni angolazione
– accedere alle App
navigare online
– collegarsi a un Mac, iPhone o iPad per visualizzare ciò che viene eseguito con tali device
mostrare o celare gli occhi di chi lo indossa. La modalità EyeSight consente all’utente di non essere totalmente “al di fuori” del mondo esterno, mostrando lo sguardo in modo “trasparente”. Passando invece alla modalità di completa realtà virtuale, gli occhi saranno oscurati per far comprendere agli altri che non si è disponibili.


Riguardo la privacy, è presente un sistema biometrico per l’autenticazione (Optic ID) che sfrutta l’iride per consentire all’utente di utilizzare il visore. I dati sono crittografati, e ciò che viene visto usando il visore non sarà registrato.
Ci sono poi funzioni di sicurezza che consentono all’utente di rimanere consapevole dell’ambiente circostante (Apple immagina che verrà usato principalmente in ambienti interni: a casa o sul lavoro).



TEMPI E COSTI

La disponibilità di Apple Vision Pro partirà da inizio 2024, ma per ora solo negli USA.
Il prezzo? Partirà dai 3.499 $.
Questo visore è una grossa scommessa per il brand californiano e visto il prezzo elevato vedremo quale sarà la sua accoglienza sul mercato. Occorrerà dunque attendere l’anno prossimo per capire se sarà un flop o un successo.

Insomma, Apple ha fatto ufficialmente ingresso nel settore della realtà virtuale e aumentata e promette di trasformare il modo in cui interagiamo con il mondo digitale.
Sicuramente avremo grosse novità nel campo dell’intrattenimento, dell’educazione o della fruizione di contenuti digitali… il futuro è ancora tutto da scoprire!



AGGIORNAMENTO (25/07/2023): Niente app Netflix dedicata
Al momento sembra che Netflix abbia deciso di NON investire su un’app per il nuovo Apple Vision Pro: se la stima di visori venduti ogni anno è di circa 400 mila pezzi, non ne vale la pena.
“Solo” mezzo milione di utenti potenziali non fanno gola a Netflix; inoltre non sarebbero nemmeno utenti nuovi ma già abbonati che semplicemente vedrebbero i contenuti sul visore, anziché in TV.

Si faranno, invece, le app di Disney +, Amazon Prime Video, Microsoft Teams e Zoom.
Netflix sembra l’unica ad andare contro corrente.


COPILOT: l’I.A. entra in Microsoft


COSA SARA’ COPILOT

Il 23 maggio 2023 Microsoft ha presentato sul suo blog ufficiale* Copilot, un nuovo strumento che sfrutta l’intelligenza artificiale, integrato in un sistema operativo per la prima volta in assoluto.
Ciò significa che l’IA potrà essere utilizzata con tutte le app e non solo con quelle di Microsoft, snellendo enormemente il lavoro a computer ed aumentando la produttività, rendendo così possibile “fare tutto su Windows”.

Sarà appunto un copilota capace di svolgere compiti in autonomia, semplificando il lavoro e lasciando all’operatore più libertà per i compiti davvero importanti.
L’interesse per l’aumento delle prestazioni lavorative grazie alle IA è il trend del momento.

In concreto, si presenterà come una nuova icona nella barra del menu Start, di forma molto simile a quella del logo di OpenAI (l’azienda che sviluppa ChatGPT), ma blu, colore tipico di Windows 11.
Microsoft ha infatti creduto in OpenAi da subito, diventando sua partner ed investendo enormemente su di lei (10 miliardi di dollari) ed integrandola nel suo business.
Quando l’utente cliccherà sull’icona, apparirà una sidebar sulla destra dello schermo con il chatbot (il copilota) che eseguirà comandi e darà risposte all’utente sotto forma di dialogo.
Sarà un vero e proprio strumento per la produttività, disponibile sin dall’avvio, sempre pronto a entrare in azione. L’assistente digitale rimarrà disponibile nella barra laterale anche quando ci si muove tra cartelle, software, applicazioni, finestre e utilità, per fornire informazioni immediatamente ed in maniera colloquiale.
Essendo integrato a livello di sistema, garantisce un’esperienza lineare: l’utente potrà fare ogni operazione senza uscire dall’interfaccia della chat.
L’IA rivestirà un ruolo sempre più centrale nell’ottimizzazione e nell’arricchimento delle esperienze di ciascuno.



COSA POTRA’ FARE

Copilot potrà fare molte cose: basterà chiedergliele tramite la chat. Per esempio:
– realizzare la bozza di un documento di testo seguendo le indicazioni fornite
riassumere, spiegare o riscrivere un documento: basterà trascinare nella barra un file pdf, word, immagine o screenshot.
– progettare un PowerPoint
rispondere a domande complesse in modo testuale e allegando foto e video
effettuare ricerche in rete (come un normale motore di ricerca) fornendo fonti e contenuti (es: per generare un report, lasciando all’utente solo il compito di correggerlo)
– analizzare dati e produrre grafici su Excel
– organizzare e smistare la posta su Outlook, generare messaggi di risposta coerenti
– agire sulle impostazioni del PC (es: impostare un timer o la modalità scura)
– cercare un brano musicale su Spotify e riprodurlo, anche in base ai nostri gusti e preferenze
– creare un logo per un’attività commerciale – utilizzando Adobe Express – sempre modificabile e inoltrarlo
– prenotare ristoranti che offrono il booking online
– organizzare trasferte e viaggi: specificando la destinazione, Copilot troverà voli e alloggi per le date indicate, verificando anche i fusi orari
– accedere alla cronologia delle ricerche

Copilot si migliorerà costantemente, imparando con il tempo, anche grazie agli aggiornamenti che saranno resi disponibili.



I TEMPI e LA “GARACONTRO GOOGLE

Dopo l’annuncio ufficiale del 23/05 seguiranno test pubblici prima della distribuzione.
Copilot sarà disponibile a tutti gli utenti di Windows 11 a partire da giugno 2023, tramite Windows Update.

Impariamo insieme. Windows Copilot è potenziato dall’AI, quindi sorprese ed errori sono sempre possibili. Assicurati di controllare i fatti e di condividere i feedback affinché possiamo imparare e migliorare!”.

Con questo messaggio Microsoft fa intuire quanto sia importante cavalcare l’onda delle IA generative, anche se la tecnologia non è pronta al 100%.
Portando questo nuovo strumento già in Windows 11, Microsoft ha bruciato le tappe, senza attendere il futuro rilascio di Windows 12, ma arrivare sul mercato prima degli altri è troppo importante.
Il colosso americano sa che ora può raggiungere e superare il monopolio di Google, proponendosi finalmente dopo quasi 20 anni non più come il n. 2, ma come il soggetto da raggiungere.

E’ evidente che nel prossimo futuro potremmo avere un nuovo “collega” in ufficio e scopriremo con il tempo tutte le sue potenzialità, virtualmente infinite.
Siamo solo agli inizi!


*QUI trovate il post di presentazione.