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APPLE ANNUNCIA FERRET: l’IA che supererà GPT-4

Apple ha annunciato il suo nuovo modello linguistico multimodale (LLM) soprannominato FERRET.
Sviluppato in collaborazione con la Columbia University, questo progetto al momento è ancora nelle fasi iniziali, ma già sembra che sia in grado di superare Ghat GPT per precisione, velocità e con un tasso di errore inferiore.

Ferret può capire e produrre testo, immagini, suoni e video, come altri modelli simili (es: Gemini, ChatGPT o Google Bard).
Potrà tradurre testi anche tra lingue molto diverse tra loro.
Descriverà immagini con precisione, in modo più dettagliato e accurato, potendo identificare anche piccole parti di una immagine e con meno errori. Non solo: l’innovazione principale sta nella sua capacità di riuscire a rilevare concetti, relazioni tra oggetti, azioni e altri dettagli per conversare con l’utente in un modo davvero ricco di sfumature.

Ferret, per funzionare, utilizza due decoder che lavorano congiuntamente: uno si concentra sugli aspetti visivi mentre l’altro gestisce gli input testuali. I due flussi vengono poi fusi insieme in modo equilibrato.

Sorprendentemente Apple concede Ferret in licenza open-source non commerciale. E’ una scelta atipica per la mela morsicata ma che porta alcuni vantaggi: in questo modo i ricercatori di tutto il mondo possono collaborare e far progredire collettivamente l’IA e facendo potenzialmente emergere nuove applicazioni di Ferret oltre quanto sia stato previsto.

E’ probabile che nel 2024 Apple punti molto sull’intelligenza artificiale: un obiettivo principale sarà quasi certamente quello di rendere questo modello linguistico compatibile con gli smartphone. Fino ad ora le IA non riescono a funzionare sui telefonini perchè sono troppo complesse per essere gestite da questi device, ma sicuramente Apple studierà un modo per integrare Ferret negli iPhones.

Aspettiamo dunque con ansia il rilascio a livello globale di questa nuova intelligenza artificiale: la sfida a Open AI e al suo Chat GPT-4 è stata ufficialmente lanciata.



TERMINA IL SUPPORTO WINDOWS 10: milioni di PC in discarica

Dal 14 ottobre 2025 Microsoft interromperà l’assistenza a Windows 10 e non rilascerà più aggiornamenti.
Le conseguenze di questa scelta saranno diverse.

Molti valuteranno dunque di passare a Windows 11, ma c’è un grosso problema: tantissimi PC non hanno i requisiti tecnici* per riuscire ad installare l’ultimo sistema operativo.
La nuova versione, infatti, è più completa ed in grado di gestire anche l’intelligenza artificiale, dunque più ‘pesante’ e impegna maggiormente l’hardware dei PC.

Chi, dunque, non avesse hardware sufficientemente potenti avrà due possibilità: o continuare ad usare Windows 10 (malgrado l’impossibilità di aggiornarlo sia piuttosto pericolosa per la sicurezza) o acquistare PC più recenti.

C’è in effetti un’ulteriore opzione: aderire al programma ESU (Aggiornamenti di Sicurezza Estesi) triennale di Microsoft, per ottenere supporto anche dopo il 14/10/2025, ma a pagamento.
Al momento non si conoscono i prezzi (usciranno solo a ridosso di fine 2025), ma potrebbero essere previsti scaglioni temporali come fu per Windows 7: 25 dollari i primi dodici mesi, 50 dollari il secondo anno e 200 per il terzo.
Se Microsoft mantenesse questa impostazione allora converrebbe acquistare subito PC nuovi e compatibili con Windows 11.

Si stima che nel 2024 il mercato dei PC crescerà dell’8%, cosa ottima per il settore, specialmente dopo un 2023 molto difficile.

Ma che fine faranno i vecchi PC? Diventeranno rifiuti elettronici, perché anche se fossero in buone condizioni non potranno essere ricondizionati, visto che non possono supportare W11 e dunque difficilmente qualcuno li acquisterebbe.
Secondo Canalys, a livello globale in 2 anni saranno destinati alla discarica 240 milioni di PC, che equivale a una pila alta oltre 7.000 km.
Si dovranno gestire 480 milioni di kg di rifiuti RAEE, che avranno più o meno possibilità di riciclo in base al Paese in cui verranno rottamati.

E’ chiaro che le decisioni delle società che realizzano sistemi operativi possono portare i prodotti a un’obsolescenza anticipata, ma questo ha un impatto sull’ambiente.
Per facilitare l’economia circolare sarebbe bene invece che i dispositivi fossero durevoli, riparabili, riciclabili, e che i fornitori di sistemi operativi garantissero il loro utilizzo e la loro sicurezza il più al lungo possibile.

* Processore da almeno 1 GHz o superiore, e un minimo di 4GB di RAM e 64GB di storage.



HYPERLOOP e trasporti ultraveloci: il sogno è finito

A fine 2023, ormai è confermato, Hyperloop One chiuderà: dovremo dire addio, almeno per il momento, al treno proiettile del futuro.

Nata come nel 2014 con il nome di Hyperloop Technologies, qusta startup aveva un obbiettivo ambizioso e molto difficile da raggiungere: prometteva di trasportare persone e merci attraverso tubi senz’aria a 1000 km orari.

Con questa idea che catturò l’attenzione di investitori da tutto il mondo, ottenne finanziamenti per circa 450 milioni di Dollari.

L’ideatore di questo “quinto metodo di trasporto”, come lo chiama lui, è stato Elon Musk, che ha teorizzato la creazione di capsule di alluminio aerodinamiche – piene di passeggeri o merci – che potrebbero essere spinte a velocità eccezionali attraverso un sistema di enormi tubi metallici sigillati, a bassa pressione, raggiungendo i 1200 km orari, per coprire lunghe distanze in breve tempo. I tubi, sollevati su tralicci interrati sotto terra, potrebbero collegare le città e cambiare il modo in cui viaggiamo, lavoriamo e spostiamo merci.
Si sognava di viaggiare da Los Angeles a San Francisco in soli 30 minuti, o addirittura di collegare Europa e Cina per trasferire merci in un solo giorno da un punto all’altro.

Il primo (e unico test) con passeggeri umani venne condotto su un percorso di prova allestito nel deserto del Nevada a fine 2020, ma la velocità massima raggiunta dalla capsula fu solo di 160 km/h, ben al di sotto di quanto promesso.

Negli anni la società ha cambiato nome (diventando Hyperloop One nel 2016 e successivamente Virgin Hyperloop) e strategia, accantonando infatti nel 2022 l’idea del trasporto di persone, concentrandosi solo su quello di merci.
Ciò non è servito, anzi: il sogno si è ufficialmente infranto ed entro la fine del 2023 l’azienda cercherà di vendere tutti gli assets in suo possesso – macchinari, piste di prova, edifici – e tutti i dipendenti verranno licenziati (erano oltre 200 a inizio 2022).
Le proprietà intellettuali passeranno all’azionista di maggioranza: la multinazionale DP World (il principale operatore portuale di Dubai).

La storia di Hyperloop termina senza aver mai firmato alcun contatto per la realizzazione di una tratta reale, ma il suo fallimento non farà calare definitivamente il sipario su questa tecnologia.

L’idea del trasporto ultraveloce su terra attraverso tubi viene portata avanti da altre società (come Hardt Hyperloop, Hyperloop Transportation Technologies e Swisspod Technologies), sebbene nessuna di loro al momento sia andata oltre la realizzazione di prototipi.

Negli scorsi anni, sembrava che Hyperloop potesse approdare anche in Italia, per collegare nord e sud o per creare un binario tra Roma e Milano percorribile in soli 30 minuti, ma sembra proprio che dovremo pazientare ancora a lungo prima che si arrivi a questa rivoluzione nel sistema dei trasporti pubblici.



SAMSUNG GALAXY RING: l’anello smart ancora avvolto nel mistero



IL PRIMO ANELLO INTELLIGENTE DI SAMSUNG

Rimane ancora avvolto nel mistero il Samsung Galaxy Ring, nuovo gadget dell’azienda tecnologica sudcoreana Samsung.
Stiamo parlando un anello smart pensato per rilevare i parametri vitali del possessore, che potrà visualizzare le informazioni sulla sua salute rilevate dai sensori dell’accessorio tramite un’app per smartphone.
Essendo facilmente indossabile, anche a letto, lo smart ring potrà monitorare il benessere della persona in modo più comodo e discreto rispetto a uno smartwatch.
Non solo: essendo più aderente al corpo otterrà misurazioni più accurate anche rispetto le fitness band, con il vantaggio di essere meno fastidioso e invasivo. Sembra che sarà anche regolabile in base alla dimensione delle dita degli utenti, per evitare imprecisioni nei dati raccolti.

Elementi sfidanti per lo sviluppo di questo terminale indossabile sono sicuramente le dimensioni, poiché le componenti interne dovranno essere minuscole (sarà la casa giapponese Meiko ad occuparsi dei PCB, i circuiti stampati), ma anche il riuscire ad adattare l’anello intelligente a chi ha flusso sanguigno debole o evitare che risulti stretto al dito.

Certo questi dispositivi indossabili non sono ancora molto diffusi.
Sul mercato c’è solo un’altra soluzione di questo tipo: gli Oura Ring, nati nel 2021 in Finlandia, resistenti all’acqua fino a 100 mt di profondità, dal peso di soli 4 grammi, dotati di batterie velocemente ricaricabili e con 7 giorni di autonomia.

Samsung punta dunque al settore del fitness e della salute, sebbene sembri che questo accessorio potrà anche servire per il controllo degli elettrodomestici connessi o addirittura per navigare nel metaverso: con i suoi sensori di movimento l’utente potrebbe lanciare comandi nella realtà virtuale/aumentata senza dover usare un gamepad. In effetti Samsung ha di recente ufficializzato una collaborazione con Google relativa a progetti di questo tipo.

In ogni caso questo anello avanzatissimo rimane avvolto nel mistero: non si hanno informazioni su design, caratteristiche e prezzo.




LANCIO ANCORA LONTANO

Sappiamo ancora pochissimo sul Galaxy Ring: pare che fin’ora Samsung fosse in attesa delle valutazioni preliminari sul prototipo ma sembra ormai nell’aria l’avvio della produzione, forse già tra Agosto e Settembre.
Tuttavia, non ci sono ancora conferme ufficiali da parte dell’azienda.
Ricordiamo però che l’inizio della produzione non comporta che il dispositivo approdi sul mercato quest’anno, anzi, probabilmente si dovrà attendere la metà del 2024.
Questa lunga attesa potrebbe essere dovuta al fatto che se Samsung intendesse classificare l’anello smart come dispositivo medico, dovrebbe allora dotarsi di certificazioni dalle agenzie sanitarie che possono richiedere anche 12 mesi per essere ottenute. Se invece “si accontentasse” di lanciarlo come semplice gadget taglierebbe i tempi, magari richiedendo le certificazioni successivamente. C’è solo un indizio che fa sperare in un lancio non troppo lontano: la comparsa della dicitura “Ring Support” sull’app Samsung Health il mese scorso, sebbene non esistano ancora prodotti del genere.



I POSSIBILI NOMI

Il mistero circonda davvero ogni aspetto di questo anello di nuova generazione, anche il nome.
E’ vero che Samsung ha registrato il marchio Galaxy Ring, ma secondo alcune indiscrezioni il 22 agosto è stato depositato anche Curio, che potrebbe rimandare all’elemento chimico o essere un’abbreviazione di curiosity, per indicare qualcosa di insolito… ma Samsung Galaxy Ring sembra il nome più adatto e in linea con lo stile del brand asiatico.
E’ anche vero che notoriamente Samsung depositi marchi che non sempre diventano effettivamente prodotti.

Ecco quali sono stati registrati di recente e che fanno pensare a questo nuovo progetto:
Galaxy Ring
Curio
Galaxy Feel
Galaxy Glia
Circle
Galaxy One
Index
Insight
Pulse
Rhythm


Probabilmente si avranno altre novità su questo progetto ormai in cantiere da diverso tempo solo dopo la fiera Ifa di Berlino, a inizio settembre, dove Samsung terrà un evento di presentazione.

Gli occhi rimangono puntati dunque sul lancio di questo dispositivo mai visto prima e che forse potrà aiutarci a tenere sotto controllo la salute e il nostro stile di vita.



DIGITAL SERVICE ACT: OGGI LA SCADENZA PER 19 BIG TECH


LE 19 BIG TECH DESIGNATE

Con il Digital Service Act (DSA), Regolamento Europeo in vigore da Novembre ‘22, l’UE mira a creare un ambiente digitale sicuro e affidabile per salvaguardare i diritti dei consumatori, contrastando la disinformazione (es: fake news), i contenuti illegali e la violenza online (es: incitamento all’odio, violenza di genere) ed incentivando la protezione dei minori e la trasparenza su profilazione, pubblicità e modalità di moderazione.

Il 25 Aprile la Commissione Europea ha designato 19 giganti del Web che saranno i primi a doversi adeguare. Sono stati scelti in base al loro bacino d’utenza: ogni mese offrono servizi ad almeno il 10% della popolazione dell’UE, cioè 45 milioni* di persone). Proprio oggi, 25 agosto, scadono i termini per queste 19 piattaforme per adeguarsi, c che rischiano multe fino al 6% del fatturato o il blocco temporaneo dell’attività.

Questi colossi, insigniti ora di responsabilità, sono:
Motori di ricerca: Bing e Google Search
E-Commerce: Alibaba AliExpress, Amazon Store, Apple AppStore, Zalando (unica europea)
Social Media: Facebook, Instagram, Twitter (X), TikTok, Snapchat, LinkedIn, Pinterest
Servizi Google: Google Play, Google Maps e Google Shopping
Altro: Booking.com, Wikipedia e YouTube

Queste big tech hanno avuto 4 mesi di tempo per consegnare all’UE i rapporti di valutazione dei rischi sistemici delle proprie piattaforme e stabilire come intervenire in proposito.

GLI OBBLIGHI IMPOSTI DAL DSA

– TRASPARENZA: I social dovranno rivelare il funzionamento dei propri algoritmi, ovvero i meccanismi che regolano l’organizzazione e la visualizzazione dei contenuti. Da adesso gli utenti europei di FB, Instagram, Tiktok etc avranno l’occasione di stabilire autonomamente l’importanza di ogni contenuto: potranno scegliere di visualizzare post, stories e reels ordinati in modo alternativo a quello stabilito dagli algoritmi, per es. scegliendo l’ordine cronologico o mostrando i più popolari nel Paese o nel mondo, anziché per “rilevanza personalizzata”.
Questa, per TikTok, è una novità di grande importanza visto che il suo successo deriva proprio da un algoritmo che fin’ora, per tenere gli utenti incollati allo schermo, ha proposto contenuti sempre in linea con i loro interessi.

Le piattaforme dovranno anche rendere pubblici i repertori di tutti gli annunci pubblicitari apparsi sulle interfacce.

– NOTIFICA DI CONTENUTI ILLECITI: permettere agli utenti di segnalare contenuti illeciti, valutarli ed eventualmente rimuoverli (notificando i sospetti reati alle autorità).

– MODERAZIONE: I social network dovranno fare guerra alle fake news, ai contenuti violenti o illegali, ai discorsi d’odio e alle molestie, gli e-commerce dovranno dare la caccia alle recensioni false o a prodotti vietati o contraffatti, rimuovendo contenuti.
Le piattaforme dovranno informare gli utenti della decisione di moderare o rimuovere un loro contenuto, motivandola e permettendo la contestazione.

– PROFILAZIONE:
nasce l’obbligo di fornire all’utente l’opzione di non ricevere suggerimenti basati sulla profilazione.
Il DSA impone di non mostrare annunci basati su orientamento sessuale, religione, idee politiche o dati sensibili e vieta quelli personalizzati verso i minori. Impone anche di rendere noto agli utenti il perché vedono una pubblicità o sapere chi la finanzia e dare la possibilità di nasconderla e disattivare gli annunci personalizzati.

– CHIAREZZA nei termini di servizio, che devono essere facilmente comprensibili per chiunque.

I PRIMI RICORSI

Amazon si è appellata alla Corte di Giustizia per essere esclusa dall’elenco delle 19 very large company, in quanto il DSA deve colpire solo le compagnie che hanno la pubblicità come prima fonte di reddito e che distribuiscono informazioni, ma Amazon non corrisponde a questa descrizione: i suoi ricavi provengono per la maggior parte dalla vendita al dettaglio. Anzi, se la compagnia di Seattle dovesse conformarsi al DSA, avrebbe onerosi obblighi amministrativi che alla fine danneggerebbero i consumatori europei.

Anche Zalando (unica azienda europea delle 19) ha lamentato l’inclusione nella lista ed ha fatto ricorso, spiegando che il proprio business si basa sul retail e che il numero di visitatori europei è molto inferiore alla soglia fissata dal DSA.

Wikipedia, dal canto suo, ritiene di funzionare in modo diverso dalle altre 18 piattaforme: è l’unica realtà no-profit, dove la lotta alle false informazioni viene già intrapresa grazie alle comunità di redattori volontari che decidono in collaborazione contenuti e regole. Sono loro a comporre in modo neutrale le voci dell’enciclopedia, riportando le fonti. Il sito è già trasparente e il pubblico può vedere ogni modifica su una voce nello storico della pagina.

I PROSSIMI PASSI

La Commissione europea valuterà ora le risposte delle 19 piattaforme e gli interventi da loro attuati.
Queste saranno poi soggette annualmente e a loro spese a un controllo indipendente che valuti la compliance delle misure.

E’ previsto inoltre che queste piattaforme versino una fee annuale calcolata sul loro numero di utenti europei (per un massimo dello 0,05% del fatturato annuo globale), per far funzionare la macchina dei controlli.
L’UE conta di incassare circa 45 milioni l’anno prossimo.

E poi… da febbraio 2024 il regolamento si applicherà anche a piattaforme più piccole: 10mila in totale.
Siamo molto curiosi di scoprire quali saranno!

*Google Search: 332 milioni – Wikipedia: 151 milioni – Facebook: 255 milioni – TikTok: 125 milioni – Snapchat: 96,8 milioni




TWITTER DIVENTA X, l’app UNIVERSALE


STUPORE NEL WEEKEND

Con gran stupore, domenica 23 luglio il mondo intero ha appreso da Elon Musk, che la piattaforma Twitter sarebbe stata stravolta.
Presto diremo addio al marchio Twitter e, gradualmente, a tutti gli uccelli” queste le sue parole.
In 24 ore, da lunedì 24 luglio, il famosissimo social ha cambiato nome, diventando “X”, ed il nuovo logo ha sostituito il celebre uccellino blu.
Musk non ha perso tempo: il giorno successivo è stata rimossa anche l’insegna dalla facciata della sede centrale a San Francisco, su cui in serata è stato proiettato il logo inedito.
Anche le immagini dei profili ufficiali dell’azienda californiana sono cambiate, così come il logo nella versione web (a breve cambierà anche il logo dell’app su smartphone).
Per ora il dominio web è ancora twitter.com, ma è già attivo l’indirizzo x.com che rimanda alla stessa pagina e che nelle prossime ore lo sostituirà del tutto.
(Una curiosità: il dominio x.com venne registrato da Musk nel 1999 ed ospitava il sito di una banca online, che nel 2000 diventò PayPal).

I MOTIVI DEL REBRANDING

Patron Tesla ha acquistato Twitter lo scorso ottobre per 44 miliardi di dollari (più del suo effettivo valore, essendo Twitter in difficoltà da anni) decidendo nel giro di pochi mesi e con una mossa a sorpresa di cambiarlo radicalmente, non solo dal punto di vista estetico.
Dietro questa scelta c’è l’ambizione di Musk di trasformare la piattaforma in una “app per tutto”, dunque il nome Twitter aveva senso finché si trattava di un social di microblogging, con messaggi brevi, fino a 140 caratteri – come appunto dei cinguettii – ma non più ora che si vuol renderla qualcosa di molto più ampio.

L’APP PER… TUTTO

Il miliardario sudafricano immagina X come un’applicazione polivalente (una “everything app”) che includerà una vasta gamma di contenuti, le classiche funzionalità da social (messaggistica, multimedia, lunghi video, etc) ma anche servizi differenti: comunicazioni e fintech, con la capacità di gestire l’intero mondo finanziario degli utenti, tra pagamenti digitali e operazioni bancarie*.
La piattaforma supererà quindi le sue origini social, ambendo ad evolversi in una super app.

La CEO Linda Yaccarino ha affermato: “X è la versione futura dell’interattività illimitata – incentrata su audio, video, messaggistica, pagamenti bancari – che crea un mercato globale per idee, beni, servizi e opportunità. Alimentato dall’intelligenza artificiale, X ci connetterà tutti in modi che stiamo appena iniziando a immaginare. Non c’è alcun limite a questa trasformazione. X sarà la piattaforma in grado di offrire, beh….tutto”.

NOME E LOGO: PROBABILI CAUSE LEGALI

Perché una X come nuovo nome? Questa lettera è un chiodo fisso per Elon Musk: ha spiegato che semplicemente gli è sempre piaciuta. In effetti è già a capo dell’azienda aerospaziale SapceX e di X.AI..

E’ molto alto, però, il rischio di veder sorgere controversie legali: sulle lettere dell’alfabeto esistono diritti di proprietà intellettuale e marchi registrati (solo negli USA sono circa 900 le registrazioni in vari settori) e, per ironia della sorte, proprio le due rivali – Meta e Microsoft – hanno diritti sul marchio. Microsoft lo registrò nel 2003 per la consolle Xbox; Zuckerberg invece nel 2019 per Meta Platforms.
Quindi per Musk c’è il pericolo che gli venga bloccato l’uso del marchio X o che debba pagare milioni di dollari per cercare di raggiungere accordi e ottenerne lui stesso la registrazione.
Riguardo al Logo, sembra molto generico e poco caratterizzante, anche se sembra non sia ancora definitivo.
Molti lo trovano troppo simile alla lettera X del font Special Alphabets 4 di Monotype (rispetto al quale si differenzia solo lo per lo spessore di una delle linee) e al carattere (U+1D54F) del sistema di codifica Unicode.

LE CONSEGUENZE DELLA NUOVA IDENTITA’

La completa trasformazione di Twitter è sembrata un’operazione frettolosa e si teme che il marchio risulti poco riconoscibile.
In effetti gli inserzionisti si sono dimezzati nell’ultimo periodo, preoccupati che questo cambiamento possa allontanare gli utenti dalla piattaforma.
Alcuni analisti ritengono che Twitter (X) abbia perso più del 90% del suo valore da ottobre ‘22 a oggi e che la perdita si aggiri tra i 4 e 20 miliardi di dollari. Musk stesso ha ammesso che i guadagni provenienti dalle pubblicità sono calati del 50%.


Il tempo ci dirà se Musk riuscirà a recuperare la fiducia di utenti e sponsor dopo questo rinnovamento rivoluzionario, anche considerando che Zuckerberg ha lanciato proprio questo mese l’app Threads, diretta concorrente di Twitter (ora X).
Vedremo quanta gente rimarrà a pubblicare tweet… o forse dovremmo chiamarli Xeet?


* Il modello proposto sembra simile a quello di WeChat, app cinese di Tencent, nata inizialmente come semplice app di chat nel 2007, trasformatasi poi in social network e diventata infine, in vera e propria identità digitale, con cui gli utenti cinesi possono per esempio anche pagare i biglietti della metropolitana




SOS EMERGENZE: le funzioni Apple utili se siamo in pericolo


Prima di partire le vacanze, magari per visitare luoghi in cui non siamo mai stati e che non conosciamo bene, può essere utile ricordarsi dell’esistenza di alcune funzioni iPhone che possono esserci d’aiuto in caso di pericolo.



SOS EMERGENZE

Chi possiede un iPhone 14* può contare sulla funzione di connettività satellitare (disponibile in Italia da fine Marzo 2023) che ha già salvato molte vite nel mondo.

Chi si trovasse in una situazione di criticità in un’area non coperta da internet/Wi-Fi e rete telefonica, potrà comunque contattare i soccorsi tramite satellite.
La procedura è molto semplice e dura pochi minuti, quindi fattibile anche se la batteria ha poca carica.

Come funziona? Se si cercasse di chiamare un numero di emergenza in assenza di copertura di rete, l’iPhone rileverebbe l’impossibilità di contatto, cercando allora di contattare il servizio di cui si ha bisogno tramite satellite.

Basterà cliccare su “Messaggio di emergenza tramite satellite”.
Posizionandosi all’aperto e tenendo semplicemente in mano il telefono come d’abitudine (senza alzare il braccio o tenere il dispositivo in alto) si attiverà la ricerca del segnale ed il dispositivo suggerirà in che direzione girarsi per intercettarlo al meglio.
Occorrerà poi rispondere con semplici tap alle domande che l’app pone per chiarire la situazione: si può scegliere tra Problema con l’auto – Malore o Lesione – Reato – Persone smarrite o intrappolate – Incendio e specificare chi ha bisogno: Io – Qualcun altro – Più persone.
Una volta stabilita la connessione, l’iPhone avvia una conversazione di testo con i servizi di soccorso e potrà condividere con loro la posizione (anche altitudine), durata della batteria, le risposte alle domande date in precedenza e la propria cartella clinica (che è consigliabile compilare al momento dell’acquisto dell’iPhone: torna utile in caso di ferimento).

Va tenuto presente però che tramite connessione satellitare occorre più tempo per inviare un messaggio: da 15 secondi in condizioni ideali (cielo terso e orizzonte visibile), a più di 1 minuto in presenza di alberi, specie se con fogliame denso. Anche l’ambiente circostante può influenzare o bloccare la connessione (presenza di monti, colline, canyon).

Si potrà anche scegliere di avvisare i propri contatti di emergenza (che andrebbero inseriti al momento dell’acquisto). Questa funzione è gratuita per 2 anni dall’attivazione del telefono, dopo di che diventerà a pagamento, ma non sono ancora noti i costi.
E’ importante sapere che si può anche provare la DEMO di questa nuova funzionalità, per essere preparati in caso di necessità.

Similmente, con l’app Dov’è si può condividere la propria posizione** con i propri contatti, sempre tramite satellite, quando non c’è campo.


Testimonianze

Come dicevamo, la funzione SOS Emergenze ha già salvato molte persone, come un gruppo di giovani californiani che stava facendo un’escursione in un canyon della propria zona. Dopo 3 ore, resisi conto di essersi persi e bloccati di fronte a una scalata per la quale non erano attrezzati, hanno potuto contattare i soccorsi solo grazie a questa funzione. Se fossero rimasti in quelle condizioni per altro tempo, vestiti solo con t-shirts e pantaloncini, avrebbero potuto soccombere alle basse temperature notturne.

In Italia invece il servizio SOS Emergenze ha salvato due turisti che si erano persi nei boschi del Mugello, in una zona senza copertura di rete: così il 112 e i Vigili del fuoco sono potuti intervenire, recuperandoli.



FUNZIONE CRASH DETECTION

Quest’ulteriore innovativa funzione presente sugli iPhone è in grado di rilevare un incidente stradale (o una brutta caduta) e chiamare automaticamente i soccorsi, cosa fondamentale se l’utente perde i sensi o sia impossibilitato a telefonare per altri motivi.
Tutto questo è possibile grazie a vari sensori incorporati nell’hardware dello smartphone: un accelerometro (che rileva l’accelerazione), un giroscopio (che rileva i movimenti del device nello spazio), il microfono (che riconosce i rumori forti) e il GPS (che rileva improvvisi cambi di velocità).


Ogni novità tecnologica che aumenta la sicurezza delle persone è sempre ben accolta.
Sicuramente i possessori di iPhone possono sentirsi più sicuri e protetti, ma confidiamo che servizi di questo tipo verranno resi disponibili su sempre più larga scala, viste la loro indiscutibile utilità.




* o anche iPhone 14 pro con iOS 16.4 o versioni successive
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